Ci eravamo già occupati di questo problema nel dicembre del 2017 con questo post (vedi)
E’ passato un anno e mezzo e la situazione non solo non è migliorata ma è addirittura peggiorata.
Ormai è purtroppo facile imbattersi per le strade del Rione con persone che in molti casi vivono in condizioni disumane, chi tra i rifiuti, chi in loculi costruiti con dei cartoni, ma tutti in mezzo alla strada al freddo d’inverno e sotto la pioggia nelle altre stagioni.
E spesso, partendo da questi presupposti, è facile che qualcuno di essi versi in condizioni di salute precarie e in qualche caso addirittura disperate. Non è infrequente, purtroppo, che qualcuno muoia per strada tra l’indifferenza e l’abbandono.
In questi giorni c’è un caso umanitario a Piazza Vittorio: un giovane straniero che è in pessime condizioni di salute ma rifiuta gli aiuti che le istituzioni cercano di offrire.
Ecco l’appello che alcune associazioni del Rione Esquilino hanno sottoscritto per cercare di salvare questo giovane senza fissa dimora che si trova in gravi difficoltà:
Siamo dei residenti del rione Esquilino e vorremmo presentare una nostra preoccupazione, ben consapevoli che si tratta di una storia di ordinaria follia di questa città. Ci rendiamo conto che storie come queste sono numerose, ma a noi sta a cuore questa. Anche perché storie come queste nel passato, sempre nel nostro rione, hanno avuto come fine la morte delle persone. E questo ci pare intollerabile.
Un giovane di circa 20 anni di alta statura presumibilmente proveniente dalle regioni dell’Asia meridionale è comparso nel Rione più di un anno fa. Vive rannicchiato tra le immondizie in un quadrilatero abbastanza ristretto, prima era solito camminare senza sosta per tutto il rione sempre calzando scarpe usate come ciabatte. È affetto da numerosi tic nervosi e via via che passa il temo si incurva sempre di più. Si nutre cibandosi direttamente dai cassonetti e si difende dal freddo coprendosi di rifiuti, spesso rannicchiandosi nella cabina delle fotografie sita sotto i portici di piazza Vittorio all’angolo con via Ricasoli. Un anno fa comunicava in un italiano più che comprensibile, ora è assolutamente chiuso alla interazione, rifiuta qualsiasi tipo di aiuto sia dei cittadini che degli enti assistenziali. Unico contatto con l’esterno deducibile è che ogni tanto ottiene una sigaretta da qualcuno.
È noto a tutte le organizzazioni solidali (Caritas, Sant’Egidio, parrocchia sant’Eusebio, Assessorato alle politiche sociali del Comune, Municipio Primo, Sala Operativa Sociale del Comune) così come alle Forze dell’Ordine ma nessuno è mai riuscito a fare nulla in quanto non ritenuto violento e quindi “non pericoloso”, mentre è evidente che è estremamente pericoloso per se stesso, nonché spesso vittima di percosse da parte di altri frequentatori della Piazza. L’ultimo episodio di mancato intervento risale a l’altro ieri: alcuni cittadini hanno atteso l’arrivo della Sala Operativa Sociale e di un’ambulanza che hanno deciso di non intervenire per le suddette argomentazioni e lo hanno lasciato dove era. Rifiuta cibo (che cerca nei cassonetti) e vestiti. In questi giorni di clima rigido si è coperto con un lenzuolo che vorremmo evitare diventi il suo sudario.
Temiamo per la sua vita, non vorremmo che accada ciò che è successo ad altri senza dimora con forti sofferenze psichiatriche. Ma è mai possibile che siamo solo noi a preoccuparcene e che non si trovi una Istituzione che si occupi della vita di queste persone? Perché sono senza dimora, perché sono psichiatrici, perché sono stranieri?
Non ci vogliamo rassegnare.Abitanti Via Giolitti
Arco di Gallieno
Casa dei Diritti Sociali
Cielo sopra Esquilino
Comitato Piazza Vittorio Partecipata
Esquilino in Comune
Esquilino Vivo
Anche la stampa ufficiale si è attivamente interessata a questo caso: ecco gli articoli che hanno scritto le seguenti testate:
La Repubblica: Roma, l’Esquilino si mobilita per il clochard invisibile: “Non vogliamo che muoia per indifferenza”
Il Tempo: Esquilino, appello dei comitati: “Salvate quel giovane clochard”
Il Corriere della Sera: Esquilino, comitati si mobilitano per salvare il clochard: «Se non si interviene, rischia di non farcela»