In un post precedente abbiamo parlato della chiesa di Santa Bibiana sottolineando come i restauri iniziati un paio di anni fa siano al momento bloccati per mancanza di fondi e che la facciata berniniana sia a tutt’oggi ricoperta da ponteggi. Il lavoro per la parte esterna del monumento, comunque, è stato effettuato, e da qualche mese i muri perimetrali sono stati liberati dalle impalcature. E, quale occasione migliore, per i soliti idioti di insozzare il muro finalmente pulito di un monumento importante come Santa Bibiana?
Noi amiamo Roma e in particolare il rione Esquilino ma non ce la facciamo più a vedere i nostri monumenti (e non solo) sfregiati, oltraggiati da questi autentici dementi che, sempre impuniti, credono di aver fatto un capolavoro insozzando un muro di una chiesa che ancora è in fase di restauro. Tra l’altro, hanno pure rovinato un’edicola tanto cara agli abitanti del rione come segno di devozione e ringraziamento (bombardamento di S. Lorenzo del 19 luglio 1943). Di buono c’è solo che riprendendo queste immagini ci siamo accorti che c’era qualcuno sui ponteggi, segno che, finalmente, i restauri della facciata sono ripresi e tra qualche mese potremo anche riammirarla rimessa a nuovo. Sempre che questi autentici vandali dei tempi moderni ce lo permettano.
Un nostro lettore ci ha inviato due particolarissimi contributi che dovrebbero far pensare in maniera diversa chi non vuole sentire giustificazioni per trovare dei compromessi per non far passare più il treno Laziali – Giardinetti nel tratto che va dalla stazione dei Laziali a Porta Maggiore. Più volte abbiamo sottolineato come questi convogli siano ormai fuori dal tempo, obsoleti, scomodi, pericolosi perchè possono essere guidati solo a vista e soprattutto arrechino danni incalcolabili a monumenti (Tempio di Minerva, Santa Bibiana, Porta Maggiore), palazzi e strade. Ma fino ad ora non avevamo mai evidenziato un altro aspetto che oltre alle continue vibrazioni (in pratica dei microsismi) rende la vita quasi insopportabile a chi abita o lavora vicino a questa linea ferroviaria specie nella stagione estiva : il rumore . Queste sono delle registrazione effettuate da un appartamento al sesto piano di un palazzo che si affaccia sulla ferrovia alle 22,50 e alle 23 del 24/06/2015 : immaginate cosa si possa sentire nei piani inferiori !
Lo scorso mese postammo un articolo mostrando gli studi preliminari e il progetto definitivo mai realizzato dell’ingegner Mazzoni relativo alla testata della Stazione Termini, facendo riferimento anche alla parte urbanistica (anch’essa mai realizzata) che prevedeva l’allargamento dell’odierna via Giolitti per farne un’arteria di prima importanza. Adesso vorremmo parlare di un altro progetto mai realizzato elaborato nel 1923 dagli architetti Coppedè ed Ugolotti. Innanzitutto si trattava di un’opera ad amplissimo respiro perchè non solo prevedeva lo spostamento della Stazione Termini a Porta Maggiore, ma di fatto creava una nuova area urbana situata tra l’Esquilino e S.Lorenzo atta ad ospitare (secondo gli ideatori del progetto) circa 60.000 persone. L’aspetto principale di questa idea, oltre l’arretramento della stazione ferroviaria e la creazione in pratica di un nuovo quartiere, era senza alcun dubbio, l’invenzione di un enorme asse viario, chiamato viale delle Nazioni, amplissimo (60 metri), di grande rappresentanza con addirittura un arco di trionfo situato a metà strada, parallelo all’odierna via Giolitti, ed in grado di collegare la nuova piazza della stazione a piazza dei Cinquecento. Incredibile, tenendo presente che è un progetto del 1923, il fatto che il mezzo pubblico scelto per collegare la nuova stazione ferroviaria a Piazza dei Cinquecento e a Piazza dell’Esedra (ora Piazza della Repubblica) fosse una linea metropolitana sotterranea ! Aldilà di qualsiasi altra considerazione, studiando tutti i progetti stilati dal 1870 ai giorni nostri per l’area Porta Maggiore – Stazione Termini si evince un denominatore comune : l’importanza che tutti i progettisti hanno riservato e riservano all’attuale via Giolitti ritenendola un asse di primaria importanza non solo nell’ambito del rione Esquilino ma per tutta la città di Roma. Purtroppo dal secondo dopoguerra in poi tutte le determinazioni urbanistiche non hanno preso atto di questa indicazione e, di fatto, via Giolitti ha veduto solo interventi peggiorativi, tra restringimenti di carreggiate e segmentazioni varie che causano diversi colli di bottiglia specie per la circolazione dei mezzi pubblici che ne risulta fortemente ostacolata.
Nel documento seguente oltre alle tavole del progetto è interessante l’analisi di sostenibilità scritta a penna e in bella calligrafia e diverse fotografie d’epoca (anni ’20) che ci restituiscono l’attuale via Giolitti e via Marsala come non le abbiamo mai viste.
In questa incipiente primavera, finalmente, dopo diverso tempo, si cominciano a vedere gli effetti del restauro del Ninfeo degli Horti Liciniani conosciuto anche come Tempio di Minerva Medica iniziato nel 2012. In realtà sono subito piovute critiche (vedi post facebook del 19/03/2015) sull’aspetto finale del lavoro e anche noi abbiamo raccolto diverse voci di dissenso. Vorremo però tener presente alcune argomentazioni prima di sparare a zero su un lavoro aspettato da decenni da tutti i residenti dell’Esquilino e da tutti coloro che hanno a cuore i monumenti dell’antica Roma specie se importanti come questo :
Prima di eprimere giudizi estetici aspettiamo di valutare l’impatto visivo dell’opera a lavori ultimati per avere uno sguardo d’insieme che non può sussistere in questo momento essendo il Ninfeo ancora parzialmente ricoperto da impalcature.
Trattandosi di un monumento in laterizi appare evidente la scelta compiuta dallo staff che ne cura il restauro : dove la muratura originale non presentava problemi strutturali che pregiudicassero la statica dell’edificio, è rimasta inalterata, viceversa si è dovuto intervenire con operazioni di ripristino completo nel caso di strutture non più in grado di reggere alle sollecitazioni naturali e non (eventi atmosferici e problemi statici).
La natura stessa del momumento : non dimentichiamo che in origine era ricoperto da marmi pregiati e da stucchi policromi andati irrimediabilmente perduti da secoli. La ricostruzione di parti in laterizio senza una adeguata copertura è ovvio che può risultare meno accattivante da un punto di vista estetico rispetto all’originale impreziosito dalla patina del tempo ma è molto diffficile operare in altro modo. Simili considerazioni devono necessariamente essere estese anche alle parti rimaste della cupola.
Aspettiamo quindi la fine di questo lotto di restauri e la conseguente conferenza stampa che ne evidenzi le metodologie che sono state scelte per esprimere un giudizio quanto più obiettivo possibile.
Il 9 dicembre scorso sono iniziati i lavori che si spera siano quelli definitivi e propedeutici per la riapertura al pubblico del monumento. Anche se è stata coperta (in maniera maldestra) la parte che specifica il tipo di restauro e l’allaccio alla rete (elettrica ?), il manifesto affisso all’entrata del cantiere indica in 180 giorni il limite per questa ultima tranche del complesso lavoro che è stato eseguito per mettere in sicurezza questo autentico gioiello dell’architettura romana classica (vedi immagine di una ricostruzione virtuale) che si va ad aggiungere alle altre meraviglie sparse per la città. Anche se bisognerà aspettare ancora un pò perchè, oltre al restauro, siano ultimate tutte quelle opere necessarie perchè venga finalmente riaperto al pubblico non possiamo non commentare favorevolmente anche un’altra notizia (in realtà passata quasi di nascosto) che rende finalmente giustizia a questo importantissimo monumento da quasi un secolo relegato ad una posizione di secondo piano se non addirittura di oblio. Finalmente è stato deciso che la ormai obsoleta linea ferroviaria Laziali Giardinetti entro il 2016 cesserà il servizio e quindi un’immagine come questa che testimonia come il treno passi a pochi centimetri dai muri del ninfeo procurando danni incalcolabili alla sua struttura non la vedremo più (vedi articolo de “Il Tempo” del 25/01/15). E’ chiaro che a questo punto si aprono degli orizzonti insperati e siamo tutti chiamati ad esprimere idee ed avanzare proposte per una vera riqualificazione sia del monumento sia di via Giolitti in generale che vedrà nei prossimi mesi alcuni eventi epocali, dalla riapertura del Ninfeo degli Horti Liciniani alla soppressione della ferrovia, dal restauro esterno di S. Bibiana all’apertura del parcheggio al di sopra dei binari della Stazione Termini. Insomma ci sarà un terreno fertile perchè una zona disastrata e abbandonata da decenni da un punto di vista urbanistico ritorni a rifiorire con soluzioni urbane innovative e qualificanti come zone pedonali, piste ciclabili, giardini attrezzati e viali alberati. Esistono già diversi progetti di professionisti qualificati che hanno partecipato al premio di architettura Catel del 2011 (e analizzeremo nelle prossime settimane su questo blog quelli che riteniamo più interessanti) che fanno di via Giolitti e della zona archeologica di Porta Maggiore il punto di partenza per la riqualificazione (vera) dell’intero rione. C’è quindi un materiale corposo per poter iniziare una concertazione con le autorità competenti per non sprecare questa eccezionale opportunità, per donare non solo ai residenti ma alla città intera la riqualificazione e la fruizione di autentiche opere d’arte e nuovi angoli suggestivi e di eccezionale bellezza. Insomma riportare il Ninfeo degli Horti Liciniani e tutta la zona circostante a delle prospettive bucoliche come nel passato forse non sarà possibile, ma attuare un progetto serio per la valorizzazione di tutta l’area è assolutamente auspicabile.
Dipinto di Paolo Anesi. Collezione privata
Jean Baptiste Pillement (1767) Muzeum Narodowe, Varsavia
Non si può prescindere parlando di via Giolitti al giorno d’oggi da quello che è successo durante l’estate del 2014. Un’ennesima voragine, all’inizio di luglio, questa volta talmente grande da far riscoprire i resti di un tempio di età repubblicana databile tra il II e il I secolo a.C., si è aperta nel tratto che dal ninfeo degli Horti Liciniani arriva a piazza di Porta Maggiore, poche decine di metri di percorso ma teatro di numerosi episodi analoghi. Questo stesso blog ha documentato un simile guaio già nel 2010 (vedi articolo con foto : impressionante) . Ribadito che diverse volte negli anni precedenti si sono aperte altre voragini sempre nel medesimo tratto vorremmo chiedere alle autorità competenti cosa dovrebbe mai succedere per prendere delle decisioni responsabili e assennate.
Porta MaggioreNinfeo degli Horti Liciniani
Ma fossero solo le voragini a creare problemi al passaggio di questo treno. Noi crediamo che sia l’unico mezzo di trasporto pubblico al mondo a passare accanto o attraverso monumenti di eccezionale importanza e valore (Ninfeo degli Horti Liciniani e Porta Maggiore) con tutti i problemi che ne derivano riguardo alla sicurezza, alla statica degli edifici e alla natura del territorio che attraversa. Via Giolitti negli anni, anche a causa della presenza di questa linea ferroviaria è stata segmentata in maniera folle, da Porta Maggiore alla Stazione Termini ben in tre punti si inverte la direzione di marcia con un pezzo a doppio senso di circolazione tra via Cappellini e via Mamiani ma a mani invertite. E’ ovvio che di questa situazione ne risenta pesantemente il traffico veicolare (mezzi pubblici compresi) con continui stop, curve e colli di bottiglia che in certi momenti della giornata diventa assolutamente insopportabile specie per chi abita o lavora in vie strette come via Cairoli che deve sopportare il passaggio non solo di diverse centinaia di auto l’ora ma anche autobus di linea, autobus Termini – Fiumicino o Termini – Ciampino o autobus turistici. Qui sotto una cartina che evidenzia in verde il senso di marcia da Porta Maggiore alla Stazione Termini e in rosso quello opposto.
Capolinea del 70 all’uscita del sottopassaggio Cappellini
Un’altra scelta assolutamente cervellotica e priva di quel buon senso che dovrebbe accompagnare qualsiasi decisione riguardo ai mezzi pubblici è quella di aver posto il capolinea della linea 70 praticamente all’uscita del sottopassaggio all’altezza di via Cappellini trasversalmente. Di per sè potrebbe sembrare solo una cattiva idea tirata fuori per mancanza di immaginazione e programmazione nel decidere i tragitti degli autobus e i sensi di circolazione ma a una più accurata analisi non ci si può nascondere addirittura la pericolosità di tale risoluzione. Non tanto durante le ore diurne, il traffico è di per sè un deterrente a un aumento della velocità media ma nelle ore serali e nelle prime ore della mattina qualche automobilista distratto (o peggio) all’uscita del sottopassaggio è andato lungo e ha finito la sua corsa sullo spartitraffico adibito a marciapiede per il capolinea della linea 70. Per fortuna non si sono mai verificati incidenti a persone perchè in quei precisi momenti non c’era nessuno ad aspettare l’autobus ma perchè anche qui sfidare la sorte ?
Di seguito alcune fotografie di via Giolitti al giorno d’oggi
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Nel prossimo capitolo di questa trattazione ci soffermeremo non solo ad elencare i cambiamenti necessari per per migliorare la vivibilità in questa via e per salvaguardare e valorizzare i monumenti di grande valore che ci sono, ma analizzeremo anche diverse proposte di architetti studiate per una vera e duratura riqualificazione non solo di via Giolitti ma di tutto il rione Esquilino.
Lo scorso anno pubblicammo l’articolo “Via Giolitti 1 : la storia” nel quale cercavamo di ricostruire le origini di questa via così importante non solo a livello urbanistico ma soprattutto da un punto di vista storico e artistico. Quest’anno vogliamo arricchire quella pubblicazione con delle immagini che testimoniano senza ombra di dubbio la vocazione “ferroviaria” nata ancor prima della costruzione della Stazione Termini
Innanzi tutto una chicca che è un chiaro esempio di come all’ inizio dell’era moderna c’era un rispetto per gli antichi monumenti che è andato via via scemando fino a delle decisioni scellerate che ancora oggi non si riesce a correggere. Abbiamo trovato nel magico mondo di internet una stampa datata 1856 di una stazione ferroviaria costruita appena fuori (fuori!) le mura di Porta Maggiore per la linea Roma Frascati. E’ sicuramente l’inizio della cultura dei binari che ha sempre accompagnato questa via fin dalla sua nascita.
Tale stazione venne demolita una decina di anni più tardi a seguito della costruzione della prima Stazione Termini. Non abbiamo dei riscontri certi, ma, potrebbe trattarsi della prima stazione ferroviaria pubblica costruita a Roma o comunque una delle prime. Con un balzo di una sessantina di anni ci catapultiamo su una veduta aerea della vecchia Stazione Termini e di Via Giolitti (allora via Principe di Piemonte e via Principessa Margherita)
Da questa foto si deducono alcuni spunti interessanti. In primo luogo l’entrata principale della stazione era spostata in avanti di circa 200 metri rispetto a quella attuale, infatti era in asse con via Cavour. All’altezza dell’odierna galleria dalla parte di via Giolitti c’era la cosiddetta Stazione dei Vicinali.
Da questa stazione partiva la linea ferroviaria elettrica Roma Frosinone (dal 1935 ridotta a Roma-Fiuggi) l’antenata dell’odierna Laziali Giardinetti. E’ ovvio, vista l’ubicazione e il percorso che la natura originaria di questa linea fosse a carattere esclusivamente extraurbano. Serviva a collegare Roma con i molti paesi del sud del Lazio situati sulla direttrice della strada statale Casilina. Di qui la scelta di un treno in grado di superare dislivelli e salite non indifferenti (Fiuggi è oltre 700 mt. sul livello del mare). Purtroppo fin dall’inizio di questa linea vennero prese delle decisioni assai discutibili come il passaggio accanto al Ninfeo degli Horti Liciniani (che da allora è chiuso al pubblico) e il passaggio attraverso le arcate di Porta Maggiore. Nel corso degli anni i guasti di una simile scelta sono divenuti irreparabili specie per quanto riguarda il ninfeo con dei crolli di gran parte di quello che era rimasto della cupola dovuti ai continui microsismi causati dal passaggio ravvicinato dei convogli. Ora con la prossima entrata in servizio della linea C della Metro si spera che vengano prese delle decisioni definitive e realistiche che tengano conto dei problemi che causa questo treno nel tratto di via Giolitti oltre i pericoli che corrono i viaggiatori a causa delle voragini che si aprono con troppa frequenza e degli incidenti anche gravi che troppo spesso vedono protagonista questo treno.
Nuovo (e preoccupante) problema per la linea ferroviaria Laziali – Giardinetti all’incrocio tra via Giolitti e Porta Maggiore . Una voragine si è aperta all’altezza del passaggio pedonale vicino al semaforo e la strada è stata chiusa al traffico dei treni e ovviamente, i pedoni sono costretti ad attraversare in un altro punto. Fortunatamente anche questa volta non ci sono stati feriti o danni ma che cosa deve succedere per convincere chi di dovere che il tratto Porta Maggiore Laziali di questa obsoleta ferrovia deve essere eliminato ? Negli ultimi anni è successo di tutto, dalle voragini agli incidenti tra il treno e altri mezzi pubblici (vedi) e privati, dai disastri arrecati ai monumenti (vedi – la riduzione della cupola del 50 % di cui si parla è dovuta ai continui microsismi causati dal passaggio del treno a pochi centimetri dai muri) al disagio e ai danni che arreca a chi ha la sfortuna di abitare o lavorare in quel tratto di via Giolitti. Ora assisteremo all’ennesimo rattoppo aspettando magari la prossima voragine (vedi la foto con la situazione delle rotaie all’altezza del numero civico 182 a pochi metri dal punto dove si è aperta un’altra voragine negli anni scorsi) o il prossimo incidente.
Ma si può andare avanti così ? Possibile che non si riesca a mettere dinanzi a un tavolo Regione e Comune per parlare seriamente del futuro di questa linea ? Si parla di nuove linee tranviarie ma ci si dimentica che a via Giolitti sferragliano (è la parola giusta) ancora delle motrici costruite negli anni ’20 e ormai sulla soglia del secolo di servizio. E i monumenti ? C’è gente che si straccia le vesti perchè non passi più nulla vicino al Colosseo ma del fatto che questo treno stia letteralmente demolendo il Ninfeo degli Horti Liciniani (ora finalmente in fase di restauro conservativo) e (fatto unico al mondo) passi attraverso Porta Maggiore (la più bella che è rimasta tra le antiche porte della Roma imperiale e monumento di inestimabile valore) non sembra interessare nulla a nessuno. Prima che sia troppo tardi occorrono decisioni vere e non solo parole e rattoppi.
Oggi ci sarà anche il corteo indetto dai “Movimenti per l’abitare” da piazza dell’Esquilino a piazza Indipendenza. La manifestazione sfilerà dalle 16,30 su piazza di Santa Maria Maggiore, via Merulana, largo Brancaccio, piazza Vittorio, viale Manzoni, via Giolitti, piazzale di Porta San Lorenzo, via Tiburtina, piazzale Aldo Moro, viale dell’Università, viale Castro Pretorio e via San Martino della Battaglia, sino a raggiungere piazza Indipendenza.
Deviazioni o limitazioni in questo caso coinvolgeranno i tram delle linee 5 e 14 e diciassette linee bus: 16, 38, 70, 71, 75, 85, 92, 105, 140, 217, 310, 360, 492, 590, 649, 714, 7
Il percorso (da “Il Messaggero”)
Ai presidi di protesta dei “forconi”, una galassia di movimenti sempre più variegata e che si identifica con sigle diverse, sempre oggi si aggiungerà anche il corteo indetto dai “Movimenti per l’abitare” da piazza dell’Esquilino a piazza Indipendenza. La manifestazione sfilerà dalle 16,30 su piazza di Santa Maria Maggiore, via Merulana, largo Brancaccio, piazza Vittorio, viale Manzoni, via Giolitti, piazzale di Porta San Lorenzo, via Tiburtina, piazzale Aldo Moro, viale dell’Università, viale Castro Pretorio e via San Martino della Battaglia, sino a raggiungere piazza Indipendenza.
Deviazioni o limitazioni in questo caso coinvolgeranno i tram delle linee 5 e 14 e diciassette linee bus: 16, 38, 70, 71, 75, 85, 92, 105, 140, 217, 310, 360, 492, 590, 649, 714, 7 – See more at: http://www.muoversiaroma.it/muoversiaroma/articolo.aspx?id=5990#sthash.jRcT32Pk.dpuf
Avevamo promesso di parlare di via Giolitti nel post sui lavori di restauro del c.d. Tempio di Minerva Medica ed eccoci a parlarne. Essendo una trattazione abbastanza complessa abbiamo deciso di scinderla in tre parti : la storia, la stato attuale, le proposte. Non sembri inutile parlare dell’origine e lo sviluppo di questa via perchè anche alla luce dell’attualità (pseudo-pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali) se non si capisce l’importanza di applicare dei cambiamenti drastici, risolutivi ed armonici con altre aree limitrofe prendendo lo spunto anche dal passato si rischia solo di spostare traffico e inquinamento da un posto all’altro e rendere delle zone ancora più invivibili.
Immagine 2 : Esquilino in epoca rinascimentale
Innanzitutto via Giolitti è relativamente recente, nasce infatti con l’introduzione cittadina della ferrovia e la costruzione della prima stazione Termini. Fino ad allora, in ossequio al disegno urbanistico cinquecentesco di Papa Sisto V, nella zona, esistevano tre strade principali che collegavano S. Giovanni a S. M. Maggiore (via Merulana), S. Croce a S. M. Maggiore (Strada Felice) e S. Bibiana a S. Eusebio grazie al progetto redatto dall’architetto Fontana (immagine 2 e questo link) . Arriviamo con questa fisionomia urbanistica fino al 1850 ca. quando la scelta del sito della stazione ferroviaria fu al centro di aspri dibattiti e prese di posizione delle varie autorità papaline del tempo deputate alla decisione. Vigeva infatti l’opinione ottocentesca di far entrare la modernità (la ferrovia in questo caso) direttamente nel centro delle città e di trasformare “la piazza” da luogo di origine medievale di vita in comune con le botteghe artigiane a luogo di interscambio culturale e di passaggio con i servizi necessari (alberghi, ristoranti, caffetterie etc.). Per alcuni il sito accanto alle terme di Diocleziano non era abbastanza centrale rispetto ai centri di potere dell’epoca (Vaticano, S. Pietro) per altri era il luogo adatto per una rapida trasformazione della zona alla luce delle nuove esigenze. Vinse il secondo partito e venne costruita la stazione Termini nel posto attuale con la contemporanea nascita di quella che avrebbe preso il nome odierno di via Giolitti. La necessità di creare intorno alla stazione dei servizi dedicati ed il fatto che occorreva un nuovo quartiere per ospitare la classe borghese che arrivava da Torino per lavorare nei nuovi ministeri che si stavano via via costruendo convinse qualche anno più tardi. appena dopo la proclamazione di Roma capitale d’Italia (1873 ca.), l’ingegnere Alessandro Viviani a un grande progetto urbanistico per la creazione di questo luogo.
Immagine 3 : L’Esquilino all’inizio del ‘900
Nacque così l’attuale rione Esquilino con strade ortogonali, ma con dei limiti ben precisi, via Merulana ad ovest , via Giolitti (che allora si chiamava via Principe di Piemonte dalla parte di Porta Maggiore e via Principessa Margherita dalla parte della stazione) ad est e via Santa Croce in Gerusalemme-Via Conteverde – via Carlo Alberto che ricalcavano l’antica strada Felice come asse centrale con la novità di uno spazio enorme (Piazza Vittorio) che fungeva da collettore e distributore di vie anche non ortogonali e che originariamente doveva fungere anche come luogo rappresentativo scelto per il monumento a Vittorio Emanuele II (immagine 3). Per cui già allora il ruolo di via Giolitti appariva di grande importanza per lo sviluppo del rione. Negli anni successivi (1910 ca.) la via venne interessata da un progetto innovativo : quello di costruire una ferrovia a scartamento ridotto con il duplice scopo di collegare alcuni centri del sud del Lazio (S. Cesareo, Palestrina, Cave, Genazzano. Piglio fino a Fiuggi con le sue terme) con la capitale e di servire come mezzo pubblico urbano tra il centro della città e la strada Casilina che avrebbe avuto un notevole sviluppo verso l’esterno.
Immagine 4 : Treno che passa soto gli archi a Porta Maggiore
Idea lodevole e in anticipo con i tempi (si ipotizzava una sorta di metropolitana di superficie) ma che non teneva conto dei grossi problemi di natura statica che avrebbe arrecato nel tratto Stazione Laziali – Porta Maggiore a monumenti ed edifici oltre a problematiche di inquinamenti vari (acustico e ambientale, immagine 4) che ne rendono difficilmente sostenibile l’utilizzo nei tempi attuali. Negli anni ’30 visto il progressivo aumento dellle linee ferroviarie che arrivavano alla Stazione Termini che ne facevano una delle più grandi d’Europa e l’intersezione del traffico dei viaggiatori con il traffico cittadino con tutti i relativi problemi si pensò ad un suo ampliamento e ammodernamento e si affidò il progetto all’architetto Angiolo Mazzoni specialista di ristrutturazioni di stazioni ferroviarie. Da un punto di vista architettonico progettò un sito con alcune idee avveniristiche con due corpi di fabbrica laterali (via Giolitti e via Marsala) che avrebbero dovuto ospitare dei servizi vari con passaggi sotterrranei per collegare le due ali della stazione. Il progetto ebbe notevoli ritardi per l’interpretazione dell’entrata principale dalla parte di piazza dei Cinquecento : le alte gerarchie fasciste volevano un ‘entrata di grande impatto tale da ricordare i fasti dell’antichità classica.
Immagine 5 : Plastico della Stazione Termini presentato all’Esposizione Universale di New York del 1939Immagine 6
Di diverso avviso gli alti funzionari delle Ferrovie dello Stato che preferivano un edificio più funzionale e meno rappresentativo. Solo nel 1939 l’architetto Mazzoni dopo diversi rifacimenti fu in grado di presentare il plastico dell’opera definitiva all’esposizione Universale di New York del 1939 (immagine 5). Il ritardo per il progetto definitivo e le tragiche vicende della seconda guerra mondiale interruppero i lavori che per la parte più contestata e controversa vennero ripresi nel primo dopoguerra con un’ulteriore gara per un nuovo progetto dell’ entrata principale con annessa galleria. La spuntò lo studio dell’architetto Vitellozzi che progettò la celeberrima pensilina chiamata anche “Il dinosauro”. Ma l’aspetto più interessante e più intrigante di questa vicenda è forse anche quello meno conosciuto. Contestualmente al progetto architettonico, il Mazzoni aveva ideato anche un maestoso rifacimento urbanistico in linea con i dettami del periodo fascista : l’attuale via Giolitti doveva diventare l’ideale congiunzione tra i fasti del passato (Porta Maggiore) e quelli del presente (Stazione Termini) in un’ enfasi trionfalistica che si traduceva in una via larghissima in linea con il porticato dell’attuale piazza della Repubblica sul tipo di via della Conciliazione e via dei Fori Imperiali (immagine 6). Per fare ciò era necessario abbattere alcuni dei palazzi che erano stati costruiti solo qualche decennio prima : operazione meno dolorosa di quelle effettuate per la costruzione delle altre due vie sopracitate ma altrettanto onerosa e disagiata per i proprietari degli edifici interessati . Si iniziò con i primi espropri ed anche con i primi abbattimenti : forse non ci avete mai fatto caso, ma davanti alla galleria principale della stazione dalla parte di via Giolitti è rimasto solo il piano terra con i negozi al posto del palazzo di diversi piani che è ancora presente in via Amendola. E solo negli anni ’90 si risolse la querelle tra i proprietari degli altri stabili espropriati ma mai abbattuti per il sopravvento della seconda guerra mondiale e quindi risarciti per i danni subiti. Tanto è vero che solo da pochi anni questi edifici sono stati restaurati e ancora oggi ci sono alcuni immobili uso ufficio da vendere o affittare. Finisce qui l’analisi storica di via Giolitti, nel prossimo post analizzeremo l’attuale stato con tutti i problemi che con le varie segmentazioni create nei decenni scorsi rendono difficile la vita ai residenti.