Credevamo di avere una panoramica abbastanza estesa dei problemi dell’Esquilino: dai cumuli di mondezza e cartoni per le strade all’esercito di accattoni, ubriaconi e homeless che stazionano nelle vie e nei giardini del nostro Rione, dalla telenovela dei lavori di riqualificazione di Piazza Vittorio ai troppi monumenti abbandonati al degrado, dagli immobili vuoti da decenni in perenne attesa di una loro riutilizzazione alla scarsa illuminazione, dai problemi della sicurezza a quelli del vandalismo ma mai ci saremmo sognati che nel terzo millennio, al centro di Roma (che non dimentichiamo, è la capitale d’Italia) ci fossero degli edifici con problemi di approvvigionamento idrico. Siamo rimasti di stucco nel sentire le parole di una persona che abita all’ultimo piano in un immobile di via Napoleone III e riportiamo integralmente il suo amarissimo sfogo nella speranza che venga recepito e il problema risolto una volta per tutte.
Vorrei segnalare alla vostra attenzione uno degli infiniti disservizi a cui l’orrida ACEA ci ha purtroppo abituati in questi anni.
Nel centro storico di Roma, a 2 passi da Santa Maria Maggiore, sul colle Esquilino che, come è noto, è il più elevato di Roma, la distribuzione dell’acqua avviene come nella Sicilia degli anni cinquanta, quella per intenderci, dello sceneggiato televisivo “La mafia uccide solo d’estate”, anzi peggio perchè ormai l’acqua arriva in quantità esigua anche la notte e i serbatoi non fanno in tempo a riempirsi a sufficienza. Sono ormai quasi 2 anni che il problema si ripresenta con sempre maggiore frequenza. La pressione erogata dall’Acea non è sufficiente a raggiungere i piani alti e tutto questo mentre intorno fontanelle, “nasoni” e quant’altro sprizzano allegramente.
Inutile ovviamente aggiungere che le innumerevoli segnalazioni telefoniche, le sollecitazioni inviate per posta,addirittura le stesse delegazioni di condominii “incazzati” che si rivolgono a piazzale Ostiense, si scontrano col muro di gomma di un’amministrazione di fatto IRRAGGIUNGIBILE. Le risposte, quando non sgarbate (il che accade spesso soprattutto da parte degli operatori telefonici, nascosti sia dietro il relativo anonimato di una sigla numerica che non si fa a tempo a memorizzare, sia dietro la loro effettiva ignoranza ed esclusione di tutto ciò che concerne l’azienda) sono evasive o mendaci, i provvedimenti inesistenti. Dopo infinite insistenze ogni tanto arriva un furgone, di una ditta appaltatrice, notate bene, non di Acea, che si limita a constatare l’effettiva inadeguatezza della pressione per poi ribadire che loro non possono fare altro che riferire ad Acea…
Chi vi scrive è una signora di 65 anni, che ha vissuto in questo quartiere per più più di 25 anni con una famiglia di 4 persone, tutte ben abituate a lavarsi, perchè allora si poteva, l’acqua arrivava (quasi) sempre. Sono la vedova di un giornalista e forse, chissà, ho ancora un’ingenua fiducia nelle virtù della comunicazione e della stampa. Ora sono sola e sto qui a scrivervi per la frustazione di non poter neanche fare una doccia alle 14 di un sabato qualsiasi …..
Lettera firmata
Vorremmo ricordare che ci siamo occupati di un problema di emergenza idrica già durante le ultime feste natalizie (vedi) lamentando l’assoluta obsolescenza della rete di trasporto dell’acqua che, supponiamo, sia alla base anche di questo problema: condutture talmente malandate che obbligano l’ACEA a diminuire la pressione per evitare che si verifichino frequenti rotture e allagamenti senza dimenticare l’enorme dispersione e lo spreco di quel preziosissimo elemento che è l’acqua.
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