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I SAMPIETRINI DETTI ANCHE “SERCI” DA NOI ROMANI.

Domenica 11 ottobre “Legenda Aurea” al Colosseo

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In occasione  dell’anno Internazionale della Luce, Acea conferma il suo impegno per i progetti artistici che hanno la Luce come elemento distintivo e presenta, con il patrocinio di Roma Capitale e il supporto della Soprintendenza di Stato,  “LEGENDA AUREA“, uno spettacolo straordinario di luci e video proiezioni sul Colosseo per celebrare l’Anno Internazionale della luce indetto dall’Unesco.
Un viaggio nella storia di Roma in un’atmosfera incantata, di visioni, musiche, acrobazie, giochi di luci, danze di colori.
Vi aspettiamo domenica 11 ottobre 2015 alle ore 20,30.

Ore 20.30 versione italiana
ore 21.15 versione inglese

A proposito di progetti mai realizzati : la nuova Stazione Centrale di Coppedè Ugolotti del 1923

Lo scorso mese postammo un articolo mostrando gli studi preliminari e il progetto definitivo mai realizzato dell’ingegner Mazzoni relativo alla testata della Stazione Termini, facendo riferimento anche alla parte urbanistica (anch’essa mai realizzata) che prevedeva l’allargamento dell’odierna  via Giolitti per farne un’arteria di prima importanza. Adesso vorremmo parlare di un altro progetto mai realizzato elaborato nel 1923 dagli architetti Coppedè ed Ugolotti. Innanzitutto si trattava di un’opera ad amplissimo respiro perchè non solo prevedeva lo spostamento della Stazione Termini a Porta Maggiore, ma di fatto creava una nuova area urbana  situata tra l’Esquilino e S.Lorenzo atta ad ospitare (secondo gli ideatori del progetto) circa 60.000 persone. L’aspetto principale di questa idea, oltre l’arretramento della stazione ferroviaria e la creazione in pratica di un nuovo quartiere, era senza alcun dubbio, l’invenzione di un enorme asse viario, chiamato viale delle Nazioni, amplissimo (60 metri), di grande rappresentanza con addirittura un arco di trionfo situato a metà strada, parallelo all’odierna via Giolitti, ed in grado di  collegare la nuova piazza della stazione a piazza dei Cinquecento. Incredibile, tenendo presente che è un progetto del 1923, il fatto che il mezzo pubblico scelto per collegare la nuova stazione ferroviaria a Piazza dei Cinquecento e a Piazza dell’Esedra (ora Piazza della Repubblica) fosse una linea metropolitana sotterranea ! Aldilà di qualsiasi altra considerazione, studiando tutti i progetti stilati dal 1870 ai giorni nostri per l’area Porta Maggiore – Stazione Termini si evince un denominatore comune : l’importanza che tutti i progettisti hanno riservato  e riservano all’attuale via Giolitti ritenendola un asse di primaria importanza non solo nell’ambito del rione Esquilino ma per tutta la città di Roma. Purtroppo dal secondo dopoguerra in poi tutte le determinazioni urbanistiche non hanno preso atto di questa indicazione e, di fatto, via Giolitti ha veduto solo interventi peggiorativi, tra restringimenti di carreggiate e segmentazioni varie che causano diversi colli di bottiglia specie per la circolazione dei mezzi pubblici che ne risulta fortemente ostacolata.

Nel documento seguente oltre alle tavole del progetto è interessante l’analisi di sostenibilità scritta a penna e in bella calligrafia e diverse fotografie d’epoca (anni ’20) che ci restituiscono l’attuale via Giolitti e via Marsala come non le abbiamo mai viste.

Santa Bibiana e il solstizio d’estate

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La chiesa di Santa Bibiana in una foto d’epoca

Vorremmo raccontarvi una storia che può entrare di diritto in quel capitolo di aneddoti e luoghi perduti che chiamiamo “Roma Sparita”. Direte, ma che c’entra la chiesa di Santa Bibiana con il solstizio d’estate? La risposta viene dalla sua storia in quanto la struttura architettonica attuale è dovuta al genio di Gian Lorenzo Bernini che si vide assegnare il compito di riedificare questa antichissima chiesa dal Papa Urbano VIII in occasione del giubileo del 1625. Oltre ad ideare delle forme di grande eleganza e linearità e creare la statua della Santa che si trova dietro l’altare centrale, il Bernini, fedele ad uno dei paradigmi del barocco che era quello di stupire e meravigliare le persone che si approcciavano a questi monumenti, studiò l’orientamento della chiesa e la posizione del finestrone della navata centrale in modo tale che nel giorno del solstizio d’estate i raggi del sole, al tramonto,  entrassero in maniera quasi rettilinea per illuminare a giorno il viso della statua di Santa Bibiana. Purtroppo, dal 1870 in poi furono eseguiti tutta una serie di lavori che via via resero difficoltosa questa particolarità fino a renderla quasi impossibile ai giorni nostri. L’eliminazione dell’antica via che collegava Santa Bibiana a Sant’Eusebio e la costruzione della nuova Stazione Termini frapposero diverse costruzioni tra la chiesa e i raggi solari e si crearono quindi molte zone d’ombra, ma oltre a tutto ciò, ecco come si presenta la facciata in questo momento:

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ponteggi che la ricoprono, frutto di un restauro esterno che sembra non finire mai (che novità!) in quanto ormai fermo da mesi. Speriamo che si trovino questi benedetti fondi necessari per finire l’opera se non per ripristinare la particolarità dei raggi di sole del solstizio d’estate che illuminavano il viso della statua di Santa Bibiana ma almeno per ridonare al suo splendore questo eccezionale monumento opera del Bernini e troppo spesso sottovalutato se non addirittura nascosto.

Stazione Termini, i progetti mai realizzati

Cliccando sul link a fondo pagina è possibile vedere alcune rare ed interessanti immagini dei disegni che testimoniano i problemi che ebbe l’ingegner Mazzoni negli anni ’30 nel progettare la testata della nuova Stazione Termini dal momento che esistevano due scuole di pensiero : chi voleva un edificio più che altro funzionale e moderno, chi lo voleva maestoso e rappresentativo. Tali ritardi ne impedirono la costruzione prima dell’inizio del secondo conflitto mondiale e fu per questo che nel dopoguerra venne indetta una nuova gara per il progetto di questa opera che vide la scelta dell’elaborato redatto dallo studio dell’architetto Vitellozzi che portò alla costruzione dell’odierno “dinosauro”. Questa documentazione è importante che venga conosciuta non solo per un interesse culturale e storico, ma perchè sembra che in vista del Giubileo Straordinario a distanza di circa ottant’anni venga realizzata, anche se solo parzialmente, e quindi rivalutata, un’altra idea del Mazzoni, quella cioè di allargare lo spazio antistante la galleria della stazione dalla parte di via Giolitti all’altezza dell’incrocio con via Gioberti. Ne riparleremo più diffusamente quando avremo delle informazioni più dettagliate in merito.

Per ora vediamo i prospetti di quelle opere che non vennero mai realizzate grazie al contributo del sito “Roma Sparita”

Foto storiche di Roma – Gara Progetti Stazione Termini Anno: Fine anni ’30

via Stazione Termini.

Le grandi sorprese dei vecchi progetti (1883) all’#Esquilino e non solo

Non è un mistero che dopo la breccia di Porta Pia, l’arrivo dei piemontesi e la proclamazione di Roma capitale d’Italia ci fu un fervore  enorme per cambiare il volto urbanistico ed architettonico alla città eterna per non farla sfigurare al confronto delle altre grandi capitali europee dell’epoca, più moderne e al passo con i tempi. Interi quartieri furono rasi al suolo o quantomeno profondamente ristrutturati secondo i canoni e gli schemi dell’urbanistica tardo ottocentesca. Abbiamo ritrovato la tavola del piano regolatore di Roma del 1883, redatto dall’ingegner Viviani, in cui si vede chiaramente che gli interventi più rilevanti erano iniziati o stavano per iniziare nelle zone dell’Esquilino, Prati, Aventino e Flaminio. Ci soffermeremo, ovviamente, all’Esquilino dal momento che non poche sorprese sono venute fuori dall’ esame del progetto urbanistico originario con la certezza che anche a quei tempi, purtroppo, si progettava una cosa e se ne realizzava un’altra. Innanzitutto bisogna ricordare che questo non è il primo piano regolatore pensato dal Viviani perchè ne esiste un altro più antico di circa 10 anni anche se non ufficilmente approvato e quindi questo rifacimento, valido anche formalmente, è dettato da aggiustamenti e modifiche scaturite da difficoltà attuative e chissà, anche pressioni politiche. Quindi si tratta di un piano regolatore lungamente pensato e non redatto in fretta e furia. Da una prima lettura si evince chiaramente che il primo “quartiere” ad essere interessato da questi enormi cambiamenti è stato proprio l’Esquilino perchè la legenda parla di  “nuovi quartieri in costruzione” (colore marrone) mentre per gli altri  si parla “nuovi quartieri da costruirsi”(colore rosa). Ecco la tavola d’insieme del piano regolatore del 1883 (cliccare per ingrandirla)

scienza IV - DOC 1La prima grossa sorpresa viene da Piazza Vittorio Emanuele II : come si vede chiaramente nell’ingrandimento sottostante l’intento del Viviani era quello di mantenere l’asse dell’antica Strada Felice (la via che collegava la basilica di S. Croce in Gerusalemme a quella di Santa Maria Maggiore) e per fare questo aveva diviso il giardino della piazza in quattro, non solo era attraversato dall’antica via ma ne era stata concepita un’altra ortogonale per  collocare all’intersezione il monumento a Vittorio Emanuele II (quello che ora è al Vittoriano). Come è facile vedere anche da alcune foto pubblicate da questo blog già alla fine dell’ottocento la piazza era stata rimodellata con un enorme giardino all’interno anche con un laghetto e senza alcuna strada che lo tagliasse e senza alcun monumento commemorativo. Ovviamente l’antica Strada Felice risultava così divisa in due tronconi : dalla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Piazza Vittorio e da Piazza Vittorio alla Basilica di Santa Maria Maggiore in netto contrasto con le direttive del piano regolatore.

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In questa immagine possiamo facilmente vedere anche che, originariamente, in piazza Manfredo Fanti e in piazza Guglielmo Pepe non fossero previsti edifici e che quindi l’Acquario Romano prima e la vecchia centrale del latte poi furono progettati e costruiti in tempi successivi  o in deroga a quello che era il piano regolatore vigente o con modifiche nei piani regolatori redatti negli anni seguenti.

Ma le sorprese più grandi vengono dalla parte sud, sud-est dell’Esquilino, quella che in seguito è stata pesantemente martoriata da decisioni spesso al limite dell’assurdo e senza alcun dubbio contrarie a qualsiasi idea non solo urbanistica ma anche solo sensata che invece pur nella furia distruttrice del rinnovamento a tutti i costi, il Viviani mostra in questo elaborato.

La prima cosa che si evince (vedi immagine sottostante) è che si era pensato a due sottopassaggi per collegare l’Esquilino a S.Lorenzo e più in generale alla Tiburtina : uno è quello che c’è oggi ossia il tunnel di S. Bibiana ma l’altro non esiste più anche se per il progettista era considerato più importante del primo perchè era in asse con viale Manzoni arteria importantissima e fondamentale del rinnovato assetto urbanistico del rione.

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Un’altra cosa che suscita interesse è l’importanza che era stata riservata al Ninfeo degli Horti Liciniani con una grande area di rispetto ( circa la metà di piazza di Porta Maggiore) sia dalla parte della ferrovia, sia principalmente dalla parte opposta. Interessante il fatto che l’attuale via Giolitti era considerata un’arteria principale ed importante  per il rinnovato rione tanto che era stata progettata per essere un viale alberato alla stessa stregua di viale Manzoni, via Merulana, via di Porta Maggiore e via di S. Croce in Gerusalemme. Da sottolineare anche come una vasta area (tra via di Porta Maggiore e via di S. Croce in Gerusalemme) fosse stata destinata come “area per gli edifici governativi” e in particolare per la nuova costruzione del Policlinico poi intitolato ad Umberto I, allora ancora da progettare e poi spostato in altra zona. Nei decenni successivi in quelle stessa area vennero costruite unità di edilizia residenziale e l’attuale sede della filiale romana della Fiat.

viagiolitti2014Come si può notare da questa pianta che ritrae la medesima zona ai giorni nostri, del sottopassaggio in asse con viale Manzoni non c’è più traccia, la zona di rispetto di fronte al Ninfeo degli Horti Liciniani non è stata rispettata e si costruì quasi a filo della strada e nel 1917 venne creata la linea ferroviaria Roma Fiuggi che restrinse in maniera ancor più significativa la carreggiata e di fatto costrinse alla chiusura del monumento. Altro martirio urbanistico lo ha subito nel corso degli anni  la chiesa di S. Bibiana (capolavoro di G.L.Bernini) che il Viviani aveva preservato incastonandola in una piazza di non modeste dimensioni : la ferrovia Roma Fiuggi prima, l’ala Mazzoniana della nuova Stazione Termini dopo, l’hanno praticamente nascosta e relegata in una posizione di secondo piano accresciuta oggi dal degrado che regna in quella zona interessata anche dall’abbandono in cui versa l’ex cinema teatro Apollo chiuso ormai da circa 15 anni (e di proprietà del Comune).

Per chiudere questo articolo una paio di considerazioni interessanti. La prima è che nell’elaborato risulta senza ombra di dubbio  che già nel 1883 era chiara l’idea di creare l’attuale via dei Fori Imperiali con la legenda “Demolizioni per ampliamento e apertura di strade”. E’ sintomatico che si pensò alla creazione di una via che collegasse la zona del Colosseo con la zona del parlamento e dei ministeri ancor prima che fosse pensato e progettato il Vittoriano.20141217_074644 La via era il proseguimento ideale dell’asse Viale Manzoni, Via Labicana e si intersecava con via Cavour ideata e costruita in quel periodo grazie a questo piano regolatore. La seconda è che molto probabilmente fino alla fine del secondo conflitto mondiale il sottopassaggio di viale Manzoni esistesse ancora, come qualche anziano del rione ricorda, venne chiuso in un secondo momento per ricavarne degli altri locali nella costruzione che attualmente ospita il pensionato della Polizia e delle FF.SS. .20141220_082734 Tale asserzione risulta evidente osservando che la base del corpo di fabbrica ortogonale a Viale Manzoni è completamente diversa dal resto del fabbricato ed è quindi chiaro che sia stata un’opera successiva e sicuramente peggiorativa del progetto originale che comprendeva il sottopassaggio che avrebbe dovuto essere il gemello di quello situato dinanzi a via Alfredo Cappellini.

 

Un tuffo nel passato con G.B. Falda

Per gli amanti della storia e dell’urbanistica un piccolo regalo di fine d’anno : la Pianta di Roma di Giovan Battista Falda, incisore, pubblicata verso la fine del XVII secolo (Nvova pianta et alzata della città di Roma con tvtte le strade, piazze et edificii de tempi, palazzi, giardini et altre fabbriche antiche e moderne come si trovano al presente nel pontificato di N.S. Papa Innocentio XI con le loro dichiarationi nomi et indice copiosissimo). Nel particolare qui sotto una parte dell’Esquilino a quei tempi : interessantissima la presenza della via alberata che collegava la chiesa di Santa Bibiana  alla chiesa di S.Eusebio, via completamente distrutta con la ristrutturazione urbanistica voluta dal Viviani che, dopo il 1870,  ridisegnò completamente l’Esquilino a quei tempi non ancora rione autonomo ma inglobato nel rione Monti. In un prossimo post esamineremo uno dei primi piani regolatori di Roma Capitale d’Italia (1883) con alcune importanti sorprese.

Esq1730Utilizzando il link seguente potrete ammirare la pianta interattiva di tutta Roma del Falda, lavoro fantastico eseguito dall’Università di Princeton. Un’unica avvertenza per poter gustare appieno questo documento valido anche da un punto di vista artistico, bisogna tener presente che la pianta è orientatata con una differenza di circa 90° rispetto a quelle  attuali. In poche parole in alto l’orientamento è verso est e a sinistra verso nord.

Università di Princeton : la mappa di Roma di G.B. Falda (1678)

 

 

Via Giolitti 1: la storia (continua)

Lo scorso anno pubblicammo l’articolo “Via Giolitti 1 : la storia” nel quale cercavamo di ricostruire le origini di questa via così importante non solo a livello urbanistico ma soprattutto da un punto di vista storico e artistico. Quest’anno vogliamo arricchire quella pubblicazione con delle immagini che testimoniano senza ombra di dubbio la vocazione “ferroviaria” nata ancor prima della costruzione della Stazione Termini

Innanzi tutto una chicca che è un chiaro esempio di come all’ inizio dell’era moderna c’era un rispetto per gli antichi monumenti che è andato via via scemando fino a delle decisioni scellerate che ancora oggi non si riesce a correggere. Abbiamo trovato nel magico mondo di internet una stampa datata 1856 di una stazione ferroviaria costruita appena fuori (fuori!) le mura di Porta Maggiore  per la linea Roma Frascati. E’ sicuramente l’inizio della cultura dei binari che ha sempre accompagnato questa via fin dalla sua nascita.

RomaPortaMaggioreTale stazione venne demolita una decina di anni più tardi a seguito della costruzione della prima Stazione Termini. Non abbiamo dei riscontri certi, ma, potrebbe trattarsi della prima stazione ferroviaria pubblica costruita a Roma o comunque una delle prime. Con un balzo di una sessantina di anni ci catapultiamo su una veduta aerea della vecchia Stazione Termini e di Via Giolitti (allora via Principe di Piemonte e via Principessa Margherita)

termini_vecchia_veduta_aerea_ridottaDa questa foto si deducono alcuni spunti interessanti. In primo luogo l’entrata principale della stazione era spostata in avanti di circa 200 metri rispetto a quella attuale, infatti era in asse con via Cavour. All’altezza dell’odierna galleria dalla parte di via Giolitti c’era la cosiddetta Stazione dei Vicinali.

04885aDa questa stazione partiva la linea ferroviaria elettrica Roma Frosinone (dal 1935 ridotta a Roma-Fiuggi) l’antenata dell’odierna Laziali Giardinetti. E’ ovvio, vista l’ubicazione e il percorso che la natura originaria di questa linea fosse a carattere esclusivamente extraurbano. Serviva a collegare Roma con i molti paesi del sud del Lazio situati sulla direttrice della strada statale Casilina. Di qui la scelta di un treno in grado di superare dislivelli e salite non indifferenti (Fiuggi è oltre 700 mt. sul livello del mare). Purtroppo fin dall’inizio di questa linea vennero prese delle decisioni assai discutibili come il passaggio accanto al Ninfeo degli Horti Liciniani (che da allora è chiuso al pubblico) e il passaggio attraverso le arcate di Porta Maggiore. Nel corso degli anni i guasti di una simile scelta sono divenuti irreparabili specie per quanto riguarda il ninfeo con dei crolli di gran parte di quello che era rimasto della cupola dovuti ai continui microsismi causati dal passaggio ravvicinato dei convogli. Ora con la prossima entrata in servizio della linea C della Metro si spera che vengano prese delle decisioni definitive e realistiche che tengano conto dei problemi che causa questo treno nel tratto di via Giolitti oltre i pericoli che corrono i viaggiatori a causa delle voragini che si aprono con troppa frequenza e degli incidenti anche gravi che troppo spesso vedono protagonista questo treno.

 

Via Giolitti : 1 – La storia

via-giovanni-giolittiAvevamo promesso di parlare di via Giolitti nel post sui lavori di restauro del c.d. Tempio di Minerva Medica ed eccoci a parlarne. Essendo una trattazione abbastanza complessa abbiamo deciso di scinderla in tre parti : la storia, la stato attuale, le proposte. Non sembri inutile parlare dell’origine e lo sviluppo di questa via perchè anche alla luce dell’attualità (pseudo-pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali) se non si capisce l’importanza di applicare dei cambiamenti drastici, risolutivi ed armonici con altre aree limitrofe prendendo lo spunto anche dal passato si rischia solo di spostare traffico e inquinamento da un posto all’altro e rendere delle zone ancora più invivibili.

Immagine 2 : Esquilino in epoca rinascimentale
Immagine 2 : Esquilino in epoca rinascimentale

Innanzitutto via Giolitti è relativamente recente, nasce infatti con l’introduzione cittadina della ferrovia e la costruzione della prima stazione Termini. Fino ad allora, in ossequio al disegno urbanistico cinquecentesco di Papa Sisto V, nella zona,  esistevano tre strade principali che collegavano S. Giovanni a S. M. Maggiore (via Merulana), S. Croce a S. M. Maggiore (Strada Felice) e S. Bibiana a S. Eusebio grazie al progetto redatto dall’architetto Fontana (immagine 2 e questo link) . Arriviamo con questa  fisionomia urbanistica fino al 1850 ca. quando la scelta del sito della stazione ferroviaria fu al centro di aspri dibattiti e prese di posizione delle  varie autorità papaline del tempo deputate alla decisione. Vigeva infatti l’opinione ottocentesca di far entrare la modernità (la ferrovia in questo caso) direttamente nel centro delle città e di trasformare “la piazza” da luogo di origine medievale di vita in comune con le botteghe artigiane a luogo di interscambio culturale e di passaggio con i servizi necessari (alberghi, ristoranti, caffetterie etc.). Per alcuni il sito accanto alle terme di Diocleziano non era abbastanza centrale rispetto ai centri di potere dell’epoca (Vaticano, S. Pietro) per altri era il luogo adatto per una rapida trasformazione della zona alla luce delle nuove esigenze. Vinse il secondo partito e venne costruita la stazione Termini nel posto attuale con la contemporanea nascita di quella che avrebbe preso il nome  odierno di via Giolitti. La necessità di creare intorno alla stazione dei servizi dedicati ed il fatto che occorreva un nuovo quartiere per ospitare la  classe borghese  che arrivava da Torino per lavorare nei nuovi ministeri che si stavano via via costruendo convinse qualche anno più tardi. appena dopo la proclamazione di Roma capitale d’Italia (1873 ca.), l’ingegnere Alessandro Viviani a un grande progetto urbanistico  per la creazione di questo luogo.

L'esquilino all'inizio del '900
Immagine 3 : L’Esquilino all’inizio del ‘900

Nacque così l’attuale rione Esquilino con strade ortogonali, ma con dei limiti ben precisi, via Merulana ad ovest , via Giolitti (che allora si chiamava via Principe di Piemonte dalla parte di Porta Maggiore e via Principessa Margherita dalla parte della stazione) ad est e via Santa Croce in Gerusalemme-Via Conteverde – via Carlo Alberto  che ricalcavano l’antica strada Felice come asse centrale con la novità di uno spazio enorme (Piazza Vittorio) che fungeva da collettore  e distributore di vie anche non ortogonali e che originariamente doveva fungere anche come luogo rappresentativo scelto per il monumento a Vittorio Emanuele II (immagine 3). Per cui già allora il ruolo di via Giolitti appariva di grande importanza per lo sviluppo del rione. Negli anni successivi (1910 ca.) la via venne interessata da un progetto innovativo : quello di costruire una ferrovia a scartamento ridotto con il duplice scopo di collegare alcuni centri del sud del Lazio (S. Cesareo, Palestrina, Cave, Genazzano. Piglio fino a Fiuggi con le sue terme) con la capitale  e di servire come mezzo pubblico urbano tra il centro della città e la strada Casilina che avrebbe avuto un notevole sviluppo verso l’esterno.

Immagine 4 : Treno che passa soto gli archi a Porta Maggiore
Immagine 4 : Treno che passa soto gli archi a Porta Maggiore

Idea lodevole e in anticipo con i  tempi (si ipotizzava una sorta di metropolitana di superficie) ma che non teneva conto dei grossi problemi di natura statica che avrebbe arrecato nel tratto Stazione Laziali – Porta Maggiore a monumenti ed edifici oltre a problematiche di inquinamenti vari (acustico e ambientale, immagine 4) che ne rendono difficilmente sostenibile l’utilizzo nei tempi attuali. Negli anni ’30 visto il progressivo aumento dellle linee ferroviarie che arrivavano alla Stazione Termini che ne facevano una delle più grandi  d’Europa e l’intersezione del traffico dei viaggiatori con il traffico cittadino con tutti i relativi problemi si pensò ad un suo ampliamento e ammodernamento e si affidò il progetto all’architetto Angiolo Mazzoni specialista di ristrutturazioni  di stazioni ferroviarie. Da un punto di vista architettonico  progettò un sito con alcune idee avveniristiche con due corpi di fabbrica laterali (via Giolitti e via Marsala) che avrebbero dovuto ospitare dei servizi vari con passaggi sotterrranei per collegare le due ali della stazione. Il progetto ebbe notevoli ritardi per l’interpretazione dell’entrata principale dalla parte di piazza dei Cinquecento : le alte gerarchie fasciste volevano un ‘entrata di grande impatto tale da ricordare i fasti dell’antichità classica.

Palstico della Stazione Termini presentato all'Esposizione Universale di New York del 1939
Immagine 5 : Plastico della Stazione Termini presentato all’Esposizione Universale di New York del 1939
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Di diverso avviso gli alti funzionari delle Ferrovie dello Stato che preferivano un edificio più funzionale e meno rappresentativo. Solo nel 1939 l’architetto Mazzoni dopo diversi rifacimenti fu in grado di presentare il plastico dell’opera definitiva all’esposizione Universale di New York del 1939 (immagine 5). Il ritardo per il progetto definitivo e le tragiche vicende della seconda guerra mondiale interruppero i lavori che per la parte più contestata e controversa vennero ripresi nel primo dopoguerra con un’ulteriore  gara  per un nuovo progetto dell’ entrata principale con annessa galleria. La spuntò lo studio dell’architetto Vitellozzi che progettò la celeberrima pensilina chiamata anche “Il dinosauro”. Ma l’aspetto più interessante e più intrigante di questa vicenda è forse anche quello meno conosciuto. Contestualmente al progetto architettonico, il Mazzoni aveva ideato anche un maestoso rifacimento urbanistico in linea con i dettami del periodo fascista : l’attuale via Giolitti doveva diventare l’ideale congiunzione tra i fasti del passato (Porta Maggiore) e quelli del presente (Stazione Termini) in un’ enfasi trionfalistica che si traduceva in una via larghissima in linea con il porticato dell’attuale piazza della Repubblica sul tipo di via della Conciliazione e via dei Fori Imperiali (immagine 6). Per fare ciò era necessario abbattere alcuni dei palazzi che erano stati costruiti solo qualche decennio prima : operazione meno dolorosa di quelle effettuate per la costruzione delle altre due vie sopracitate ma altrettanto onerosa e disagiata per i proprietari degli edifici interessati . Si iniziò con i primi espropri ed anche con i primi abbattimenti : forse non ci avete mai fatto caso, ma davanti alla galleria principale della stazione dalla parte di via Giolitti è rimasto solo il piano terra con i negozi al posto del palazzo di diversi piani che è ancora presente in via Amendola. E solo negli anni ’90 si risolse la querelle tra i proprietari degli altri stabili espropriati ma mai abbattuti per il sopravvento della seconda guerra mondiale e quindi risarciti per i danni subiti. Tanto è vero che solo da pochi anni questi edifici sono stati restaurati e ancora oggi ci sono alcuni immobili uso ufficio da vendere o affittare. Finisce qui l’analisi storica di via Giolitti, nel prossimo post analizzeremo l’attuale stato con tutti i problemi che con le varie segmentazioni create nei decenni scorsi rendono difficile la vita ai residenti.