Avevamo visto giusto, il 30/08/2016 iniziano i lavori per la messa in sicurezza dell’edificio del Poliambulatorio ASL RMA a via Luzzatti n. 8 e quindi vigerà il divieto di sosta per tutta la lunghezza dello stabile fino a cessate esigenze. Il danno è più grave di quello che poteva sembrare ad una prima constatazione perchè il distacco dell’intonaco si è verificato praticamente per tutta la struttura dell’ultimo piano. Non sappiamo se le scosse telluriche dello scorso 24 agosto siano la causa o solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso ma, alidilà di qualsiasi considerazione, ci sembra veramente inaccettabile che uno stabile ristrutturato neanche dieci anni fa sia ridotto già in questo stato.
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Via Luzzatti, ennesimo esempio di disorganizzazione
Avevamo aperto l’anno con un post che tra le altre cose evidenziava come a via Luzzatti, incredibile oasi nel caos del rione Esquilino, a pochi giorni dal rifacimento totale del manto stradale dopo i lavori di Italgas fossero arrivati dei mezzi dell’Acea e avessero di nuovo bucato l’asfalto ancora fresco di posatura (vedi) in un paio di punti per interventi di cui non conoscevamo la natura. L’unico dubbio era che si trattasse di interventi d’urgenza e quindi non programmabili, ma così non è perché si tratta di lavori per l’adeguamento dell’illuminazione pubblica, chissà da quanto tempo decisi e mai realizzati.
Il risultato purtroppo è evidente, rappezzi su una strada appena riasfaltata che alla fine degli altri interventi chissà quanti saranno. Ora, sarebbe fantascienza per Roma chiedere che lavori che presuppongono uno scavo negli stessi punti di una stessa via possano essere eseguiti contemporaneamente, ma almeno era così difficile realizzarli prima che la strada fosse completamente riasfaltata? E’ poi così difficile creare un ufficio per il coordinamento dei vari lavori delle aziende che assicurano i servizi alla città? Non facciamo altro che sentire parole, parole, parole ma la realtà dei fatti è sempre la stessa e non si vede la luce alla fine del tunnel.
Una volta tanto il I Municipio ha ragione e abbiamo le prove
Nei giorni scorsi c’è stato un certo allarme all’Esquilino per alcune foto postate sui social network che segnalavano dei lavori effettuati dall’Italgas in via Pellegrino Rossi e terminati con l’asportazione dei sampietrini sostituiti da una colata di asfalto

Poi le dichiarazioni della presidente del I municipio che riportiamo da Roma Today
(Titolo dell’articolo) Via di San Basilio, tornano i sampietrini al posto dell’asfalto: “Promessa mantenuta”
„Ma Alfonsi assicura: “Nel caso specifico è una normalissima procedura che consiste nello scavo da parte di Italgas, poi posizionamento della nuova tubazione, riempimento dello scavo con asfalto in provvisorio, realizzazione degli allacci alle utenze, messa in carico della tubazione, collaudo e ripristino definitivo di tutto il manto stradale in sampietrini”“
Stavolta siamo perfettamente d’accordo con queste dichiarazioni perché un fatto del genere è già capitato un paio di anni fa a via G. Pepe con la stessa procedura e fu monitorato e segnalato da questo blog con il post dell’ 11/04/2013 “I sampietrini ritrovati” (vedi) solo che allora questo problema da noi sollevato non era ritenuto di grande importanza e l’articolo non ebbe quella risonanza che invece avrebbe avuto oggi dopo le decisioni del Comune di togliere i sampietrini da alcune zone del centro storico per posizionarli in periferia.
Gli strani lavori che si fanno da un pò di tempo all’Esquilino
Già a febbraio scorso manifestammo più di una perplessità su alcuni lavori svolti a via Principe Umberto e in altre vie del rione (vedi post) con modalità non del tutto chiare. Ora siamo addirittura stupiti da quello che è accaduto nei giorni scorsi. Sabato 6 giugno, di buon mattino, sono arrivati, senza (come al solito) alcun preavviso, dei camion che hanno scaricato un piccolo cingolato che ha iniziato a grattare l’asfalto proprio sopra il rattoppo (che non presentava nè buche, nè altri problemi) del precedente lavoro a via Principe Umberto. Fatto questo, così come erano arrivati se ne sono andati. Si pensava ad un intervento propedeutico ad un altro scavo anche se non era stato esposto alcun cartello ed invece lunedì mattina è arrivata un’altra squadra (anch’essa senza alcun preavviso) e ha ricoperto di asfalto l’area che era stata grattata.
Non sappiamo più cosa pensare : lavori completamente inutili, anonimi e chissà quanto costosi ! Se questa è la maniera di riconquistare la fiducia dei cittadini, non ci siamo proprio.
Le ultime sul Ninfeo degli Horti Liciniani
In questa incipiente primavera, finalmente, dopo diverso tempo, si cominciano a vedere gli effetti del restauro del Ninfeo degli Horti Liciniani conosciuto anche come Tempio di Minerva Medica iniziato nel 2012. In realtà sono subito piovute critiche (vedi post facebook del 19/03/2015) sull’aspetto finale del lavoro e anche noi abbiamo raccolto diverse voci di dissenso. Vorremo però tener presente alcune argomentazioni prima di sparare a zero su un lavoro aspettato da decenni da tutti i residenti dell’Esquilino e da tutti coloro che hanno a cuore i monumenti dell’antica Roma specie se importanti come questo :
- Prima di eprimere giudizi estetici aspettiamo di valutare l’impatto visivo dell’opera a lavori ultimati per avere uno sguardo d’insieme che non può sussistere in questo momento essendo il Ninfeo ancora parzialmente ricoperto da impalcature.
- Trattandosi di un monumento in laterizi appare evidente la scelta compiuta dallo staff che ne cura il restauro : dove la muratura originale non presentava problemi strutturali che pregiudicassero la statica dell’edificio, è rimasta inalterata, viceversa si è dovuto intervenire con operazioni di ripristino completo nel caso di strutture non più in grado di reggere alle sollecitazioni naturali e non (eventi atmosferici e problemi statici).
- La natura stessa del momumento : non dimentichiamo che in origine era ricoperto da marmi pregiati e da stucchi policromi andati irrimediabilmente perduti da secoli. La ricostruzione di parti in laterizio senza una adeguata copertura è ovvio che può risultare meno accattivante da un punto di vista estetico rispetto all’originale impreziosito dalla patina del tempo ma è molto diffficile operare in altro modo. Simili considerazioni devono necessariamente essere estese anche alle parti rimaste della cupola.
Aspettiamo quindi la fine di questo lotto di restauri e la conseguente conferenza stampa che ne evidenzi le metodologie che sono state scelte per esprimere un giudizio quanto più obiettivo possibile.
La giustificazioni che non reggono all’Esquilino
A seguito di un articolo del Messaggero (vedi) che metteva a nudo il fatto che dopo i recenti lavori di ripristino del manto stradale in alcune vie della città per tappare le numerose buche dovute alla pioggia, le caditoie risultavano ostruite dal bitume e quindi non in grado di far defluire l’acqua piovana, l’assessore ai Lavori Pubblici di Roma Capitale Maurizio Pucci si giustificava dicendo che questi lavori sono previsti in due fasi non essendo possibile nella prima preservare i tombini e le caditoie dalla colata di asfalto.


Bene, vorremmo sapere se a via di Porta Maggiore e vie limitrofe valgano le stesse regole e quando sarà possibile effettuare la seconda fase perchè da una situazione già drammatica per la mancanza di manutenzione da almeno un decennio già evidenziata in un nostro precedente post della scorsa estate (vedi) si è aggiunta l’incuria delle ditte che hanno effettuato i lavori in questi ultimi tempi. Ecco un esempio ( Foto 1) di come hanno ridotto una caditoia all’angolo tra via di Porta Maggiore e via Pietro Micca e un’altra (foto 2) sempre a via Pietro Micca ma un pò più avanti : se poi le strade si allagano e diventano torrenti in piena sotto la pioggia ci si può meravigliare più di tanto? Non parliamo poi della qualità dei lavori, rattoppi su rattoppi, conseguenza di scavi successivi a distanza di poco tempo l’uno dall’altro (vedi foto 3) : anche qui è solo una logica conseguenza se l’asfalto si sgretola e vengono fuori buche in quantità industriale. Senza contare ormai una metodologia consolidata che chiameremo Esquilino Style : nessun preavviso, nessun cartello di chi esegue i lavori, di che lavori si tratti e nessuna data di inizio e fine lavori. Ma si può andare avanti così, il count down dove ci sono le tv, i giornali e tutti i mezzi di informazione, l’assenza di qualsiasi controllo negli altri cantieri anche se si tratta di lavori in zone centrali.

2015 : Lavori pubblici all’#Esquilino, stessa musica di sempre
La pioggia di gennaio ha evidenziato in maniera evidente l’annoso e mai risolto problema delle strade di Roma che si sgretolano al contatto con l’acqua provocando buche e voragini causa di incidenti a non finire. Il Comune ha annunciato l’ennesimo piano straordinario con interventi mirati d’urgenza, ma i risultati di queste task force negli ultimi anni sono stati del tutto insufficienti . Consideriamo alcuni fatti accaduti nel nostro rione relativi ai lavori pubblici in queste ultime settimane per cercare di capire ciò che succede e il perchè di questa situazione. Nei mesi scorsi venne dato ampio spazio mediatico a un paio di notizie che ci avevano fatto credere che finalmente le cose fossero cambiate nell’ambito dei lavori pubblici nel territorio urbano: prima il Comune dichiarava che nel caso di cantieri che avessero bisogno di scavi le ditte interessate avrebbero dovuto ripristinare il manto stradale come era prima dell’intervento anche con una riasfaltatura integrale, poi l’utilizzo di un nuovo asfalto (e un simile concetto è stato ribadito anche per la polemica sorta per la rimozione dei sampietrini) più resistente, più isolante e più rapido nella posa in opera. Purtroppo la realtà a tutt’oggi è ben diversa e ve lo dimostriamo con le foto che documentano modi e tempi per alcuni interventi effettuati in queste ultime settimane all’Esquilino.
La prima fotografia è relativa a un lavoro effettuato a via A. Grandi angolo via di Porta Maggiore : è la terza volta in solo sei mesi che quel pezzo di strada viene aperto e poi richiuso (come si vede chiaramente nella seconda fotografia che evidenzia rappezzi realizzati in tempi diversi) , è ovvio che qualsiasi dissertazione sulla qualità del manto stradale sia assolutamente inutile e che la politica dei rappezzi, perdurando questo stato di cose, sia destinata, purtroppo, a protrarsi nel tempo.
Un altro esempio è a viale Manzoni (vedi terza fotografia), anche qui tra fine novembre e inizio dicembre ci sono stati dei lavori di scavo per la manutenzione di sottoservizi, ed ecco a distanza di circa due mesi, come si presenta il rappezzo all’incrocio con via Conteverde
. E’ facile presagire che prima dell’arrivo della primavera le buche si faranno più grandi e più profonde e che, quindi, arriverà il solito camioncino che metterà un’ulteriore toppa così da far sembrare la strada un enorme patchwork. Un chiaro esempio di come procedono i lavori lo mostriamo in una slide-show anche quello che è successo in via Principe Umberto all’altezza del numero civico 59 tra il 7 e il 17 gennaio. Il 7 gennaio nel pomeriggio, senza alcun preavviso, dopo che una persona ha prima aspettato che si liberassero un paio di posti sulle strisce blu, per poi impedire che altre autovetture potessero parcheggiare, arriva un camion con un paio di operai e un piccolo escavatore. Viene recintata la zona e fatto un primo scavo. All’inizio viene esposto un cartello molto malridotto “Roma per Roma” e quasi illeggibile, il dubbio che sia sempre lo stesso per qualsiasi altro lavoro è più che plausibile anche perchè dopo qualche ora, alla fine della giornata (il 7 sera) il cartello viene rimosso e non ne viene messo alcun altro fino alla fine dei lavori. Quindi nessun preavviso (cosa plausibile solo per le emergenze, ma era un’emergenza?), nessun cartello che indichi di che lavoro si tratti, quale sia la ditta che li esegue, chi sia il direttore dei lavori e quale sia la data della fine del cantiere. Il giorno seguente arriva un’altra squadra e allarga sia l’area sia lo scavo stesso. Nei due giorni seguenti viene eseguito il lavoro (?), chiusa la fossa, praticato il rappezzo in maniera assolutamente tradizionale e poi la zona rimane recintata con la buca ricoperta e un cumulo di terra da portare via. Per cinque giorni l’area rimane transennata senza nessun avviso o cartello di fine dei lavori e senza nessun addetto fino a che finalmente il 17 gennaio arriva un altro camion più grande e un camioncino e caricano la terra rimasta e le transenne liberando finalmente l’area.
Sarebbe questo il nuovo corso dei lavori pubblici ?
A maggior ragione speriamo che le dichiarazioni che il sindaco I. Marino ha rilasciato il 26/01/2015 (vedi) e il 27/01/2015 (vedi) non si risolvano nel solito spot mediatico di grande effetto ma di scarsi (se non inesistenti) risultati: iniziamo a mettere i cartelli obbligatori e poi pensiamo a quelli elettronici con il count down e i controlli sulla qualità dei lavori vengano effettuati sempre e in qualsiasi zona .
Il Ninfeo degli Horti Liciniani : la situazione attuale e le prospettive (finalmente rosee?)
Il 9 dicembre scorso sono iniziati i lavori che si spera siano quelli definitivi e propedeutici per la riapertura al pubblico del monumento. Anche se è stata coperta (in maniera maldestra) la parte che specifica il tipo di restauro e l’allaccio alla rete (elettrica ?), il manifesto affisso all’entrata del cantiere indica in 180 giorni il limite per questa ultima tranche del complesso lavoro che è stato eseguito per mettere in sicurezza questo autentico gioiello dell’architettura romana classica (vedi immagine di una ricostruzione virtuale) che si va ad aggiungere alle altre meraviglie sparse per la città. Anche se bisognerà aspettare ancora un pò perchè, oltre al restauro, siano ultimate tutte quelle opere necessarie perchè venga finalmente riaperto al pubblico non possiamo non commentare favorevolmente anche un’altra notizia (in realtà passata quasi di nascosto) che rende finalmente giustizia a questo importantissimo monumento da quasi un secolo relegato ad una posizione di secondo piano se non addirittura di oblio. Finalmente è stato deciso che la ormai obsoleta linea ferroviaria Laziali Giardinetti entro il 2016 cesserà il servizio e quindi un’immagine come questa
che testimonia come il treno passi a pochi centimetri dai muri del ninfeo procurando danni incalcolabili alla sua struttura non la vedremo più (vedi articolo de “Il Tempo” del 25/01/15). E’ chiaro che a questo punto si aprono degli orizzonti insperati e siamo tutti chiamati ad esprimere idee ed avanzare proposte per una vera riqualificazione sia del monumento sia di via Giolitti in generale che vedrà nei prossimi mesi alcuni eventi epocali, dalla riapertura del Ninfeo degli Horti Liciniani alla soppressione della ferrovia, dal restauro esterno di S. Bibiana all’apertura del parcheggio al di sopra dei binari della Stazione Termini. Insomma ci sarà un terreno fertile perchè una zona disastrata e abbandonata da decenni da un punto di vista urbanistico ritorni a rifiorire con soluzioni urbane innovative e qualificanti come zone pedonali, piste ciclabili, giardini attrezzati e viali alberati. Esistono già diversi progetti di professionisti qualificati che hanno partecipato al premio di architettura Catel del 2011 (e analizzeremo nelle prossime settimane su questo blog quelli che riteniamo più interessanti) che fanno di via Giolitti e della zona archeologica di Porta Maggiore il punto di partenza per la riqualificazione (vera) dell’intero rione. C’è quindi un materiale corposo per poter iniziare una concertazione con le autorità competenti per non sprecare questa eccezionale opportunità, per donare non solo ai residenti ma alla città intera la riqualificazione e la fruizione di autentiche opere d’arte e nuovi angoli suggestivi e di eccezionale bellezza. Insomma riportare il Ninfeo degli Horti Liciniani e tutta la zona circostante a delle prospettive bucoliche come nel passato forse non sarà possibile, ma attuare un progetto serio per la valorizzazione di tutta l’area è assolutamente auspicabile.


L’asfalto sarà pure “nuovo” ma la gestione dei lavori è vecchia
Apprendiano che il Comune di Roma ha deciso di adottare in via sperimentale nel XIV municipio un nuovo tipo di asfalto “a freddo” che dovrebbe semplificare i lavori di ripristino, ridurre drasticamente i tempi di intervento e durare di più (vedi articolo apparso su “La Repubblica”). Se da una parte ci rallegriamo per una decisione che dovrebbe migliorare la situazione delle strade di Roma dall’altra non possiamo far altro che constatare che passano i tempi, cambiano sindaci ed assessori ma la politica dei lavori pubblici, purtroppo, rimane sempre la stessa. Ad agosto via di Porta Maggiore nella direzione verso viale Manzoni, via Pietro Micca, via Ballilla e via Grandi a seguito di lavori dell’Italgas per l’adeguamento della rete sotterranea, sono state riasfaltate completamente, purtroppo a distanza di poche settimane dalla fine del cantiere, a via Grandi e a via Micca si è ricominciato a scavare ed ecco il risultato
Il manto stradale a via Grandi è stata riaperto e a via Micca c’è una vera e propria voragine. Possibile che non si riesca a razionalizzare il calendario dei lavori? Sul cartello del cantiere, in verità, c’è scritto che si tratta di “pronto intervento” ma se è vero, a questo punto, o l’opera non è stata realizzata con la dovuta cura e professionalità o si è sottostimata l’entità del lavoro che prevedeva ulteriori sostituzioni non preventivate. Ora ci ritroveremo con delle strade rappezzate , dei costi aumentati e, forse, nuove buche con i prossimi temporali.
Lavori a via di Porta Maggiore dal 30 giugno 2014 fino a cessate esigenze
Da inizio servizio fino a cessate esigenze per consentire lavori di riparazione ACEA a via di Porta Maggiore il tratto piazza di Porta Maggiore – viale Manzoni è chiuso al traffico privato e pubblico . Le linee tram 5-14 dirette alla Stazione Termini limitano il servizio in piazza di Porta Maggiore. Sul percorso piazza di Porta Maggiore-Termini è istituito un servizio bus sostitutivo denominato 514. Sono deviate anche le linee degli autobus 105, 105L, 150F, n12 e n18.
