Sono passati più o meno 20 secoli da quando Orazio, il grande poeta latino, scriveva questi versi:
Satire 1.8.14
nunc licet Esquiliis habitare salubribus atque/
aggere in aprico spatiari, quo modo tristes/
albis informem spectabant ossibus agrum
“Or l’Esquilino colle offre alla gente
Salubre stanza, e bel passeggio aprico,
Dove prima apprestava a’ viandanti
Di bianche ossa insepolte un tristo campo.”
E’ noto il fatto che in età augustea e sotto la supervisione di Mecenate l’Esquilino fu completamente ricostruito e da un luogo di necropoli spesso abbandonate divenne un quartiere residenziale amato ed abitato nei secoli successivi da molti personaggi importanti e influenti dell’Impero Romano (imperatori compresi).
Ma, anche a quei tempi, guai a lasciare i lavori a metà e non risolvere tutti gli altri problemi che evidentemente già assillavano la zona nonostante le ricche dimore e le fastose residenze patrizie.
Infatti il sommo poeta latino continuava:
“Ma non tanta però fatica e pena
Mi danno i ladri, e gli animali avvezzi
Questo luogo a infestar, quanto le streghe
Che travolgendo van gli spirti umani
Con venefici incanti.
Insomma allora ladri, animali e streghe turbavano i sonni e la tranquillità dei residenti.
E non è che le cose siano cambiate così tanto. I ladri ci sono sempre, gli animali forse no ma le streghe con i loro “venefici incanti” possono essere accostate metaforicamente agli spacciatori di droga che purtoppo infestano l’Esquilino. E non possiamo dimenticare gli enormi problemi sociali che sono sotto gli occhi di tutti. Non sarebbe ora, una volta per tutte, di risolvere i problemi di questa bellissima ed unica zona di Roma?
L’ha ripubblicato su ilcantooscuro.