Il cartellone della stagione 2013 – 2014 del Teatro Brancaccio
Per maggiori informazioni e/o acquisto di biglietti on line cliccare sul link seguente per collegarsi al sito ufficiale del teatro
Il cartellone della stagione 2013 – 2014 del Teatro Brancaccio
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presenta
domenica 23 giugno ore 21.00
Piccolo Apollo – Centro Aggregativo Apollo 11
c/o Itis Galilei ingresso laterale di via Bixio
(angolo via Conte Verde) – RomaARIA
extra ordinary place
Rocco De Rosa – pianoforte
Natalia Bonanese – danza
Licio Esposito – visioni di sabbiaFin dove arriva il suono, finché si muovono i corpi, fino all’ultimo granello di sabbia… fintanto che il pubblico partecipa. Questo promette Aria | extra-ordinary, place, in scena domenica 23 giugno sul palco dell’Apollo 11, uno spettacolo di musica, danza e arti visive che si incontrano e si sostengono a vicenda inseguendo tutte le occasioni extra-oridinarie possibili.
Aria|extra-ordinary place è il momento finale di un percorso di studi iniziato a settembre da un gruppo di donne, danzatrici non professioniste, che guidate da Natalia Bonanese, improvvisano la propria danza sulla musica di Rocco De Rosa eseguita dal vivo al pianoforte e le straordinarie visioni di sabbia create in tempo reale da Licio Esposito. Il 23 giugno segnerà il debutto in trio per Rocco De Rosa, Natalia Bonanese e Licio Esposito, formazione nata dall’incontro dei tre artisti avvenuto nel 2009 a Ethnicus-festival delle culture migranti, momento che ha dato inizio alla loro collaborazione che in questi anni li ha visti in più occasioni insieme ad altri artisti a Roma, a Bologna e in Sardegna. Aria | extra-ordinary place
ARIA: elemento comune tra chi è in scena e il pubblico. Lo spazio condiviso da tutti rappresenta l’ordinario, che muta e si rinnova grazie al principio dell’improvvisazione.
EXTRA-ORDINARY, l’ordinario e l’extra: l’arte del movimento naturale dei corpi in scena insieme al virtuosismo artistico di due grandi maestri.
PLACE: luogo delimitato dagli elementi che ve ne fanno parte.Con la partecipazione di Mariangela Martina, Michela Giordani, Ambra Gallina, Paola Bucherella, Carlotta Sylos Calò, Kinga Gaspary, Barbara Negri, Arianna Orelli, Maarit Sampi.Ingresso riservato ai soci
(tessera mensile 5,00 € – sottoscrizione libera per ogni evento)
Per informazioni: info@ziganamamadanza.com
www.facebook.com/events/540590559331553/
ufficio stampa uomosakura@gmail.com /3407660983
Ricordiamo, inoltre, agli interessati, che lunedì 24 alle ore 19 si terranno nuove audizioni per giovani musicisti della
EYO – Esquilino Young Orchestra a cura dei maestri Lorenzo Gentile e Stefano Piccolo di DRM Studio
Ingresso libero
Per Apollo 11, sezione musica: Timisoara Pinto (timisoarapinto@gmail.com)
segreteria@apolloundici.it – cell. 345-7330465
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In occasione della Festa della Musica 2013 si terranno degli eventi musicali in vari luoghi di Roma tra musei, piazze , istituti e siti archeologici. Elenchiamo quelli che avranno luogo nel nostro rione non tralasciando di pubblicare il programma completo di tutta la manifestazione.
22 giugno :
Museo Nazionale Romano – Palazzo Massimo
Largo di Villa Peretti (Piazza dei Cinquecento)
ore 18 L’Opera da tre soldi di Bertolt Brecht, con musiche di Kurt Weill, rivisitata e proposta in forma semi-scenica. In scena i cori e l’Orchestra MuSa Classica, sotto la guida di Francesco Vizioli.
Maestri del coro Paolo Camiz e Giorgio Monari
23 giugno :
Auditorium di Mecenate
Largo Leopardi
ore 21 Nabla Ensemble
Il concerto presenta lo stato della produzione multimediale/elettroacustica negli Usa e in Italia.
In collaborazione con Master in Sonic arts dell’Università di Roma Tor Vergata e alcune Università americane
Museo Nazionale Romano – Palazzo Massimo
Largo di Villa Peretti (Piazza dei Cinquecento)
ore 18 Concerto dedicato ad Alberto Sordi nel decennale della sua scomparsa
MuSa Jazz, Direttore M° Silverio Cortesi


Domenica 16 giugno a piazza Vittorio c’era la raccolta dei rifiuti ingombranti. Eppure c’è chi nella stessa giornata non ha esitato a pochi isolati di distanza (viale Manzoni) a buttare quadri e pezzi di vetro vari presso i cassonetti. Aldilà del decoro urbano questo campione di civiltà non ha pensato che i vetri possono essere altamente pericolosi (vedi seconda fotografia) per gli anziani, i bambini, gli animali domestici e tutti quelli che per buttare i rifiuti sono costretti ad avvicinarsi ai cassonetti. E’ inutile parlare di raccolta differenziata, pulizia delle strade e decoro urbano se non si educa la gente a rispettare la città come la propria casa. Oltre l’educazione che dovrebbe partire fin dalla più tenera età è arrivato il momento, se necessario, di prendere delle decisioni drastiche ed elevare delle pesanti multe se si è pizzicati a buttare rifiuti ingombranti e pericolosi per strada e non nei luoghi appositi.
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presentano
giovedì 20 e venerdì 21 giugno
Piccolo Apollo – Centro Aggregativo Apollo 11
c/o Itis Galilei ingresso laterale di via Bixio
(angolo via Conte Verde) – Roma
I Documentari premi
DAVID DI DONATELLO e NASTRO D’ARGENTO
giovedì 20 giugno – ore 20.30*
PREMIO DAVID DI DONATELLO MIGLIOR DOCUMENTARIO 2013
ANIJA
(La nave)
un film di
Roland Sejko

HD, colore, bianco e nero, 83 minuti, Italia 2012
al termine della proiezione seguirà l’inconto con il regista
e con Alessandro Leogrande (vice direttore del mensile Lo straniero)
Nei primi giorni di marzo del 1991, all’orizzonte della costa Adriatica dell’Italia meridionale fecero la loro apparizione fantasmagorica alcune navi che con il loro carico umano hanno segnato l’inizio di quello che sarebbe stato chiamato “l’esodo degli albanesi”. La metafora biblica non era, questa volta, un’esagerazione, mai nella storia del dopoguerra si era vista una fuga collettiva di quelle dimensioni. Chi erano quelli sulle navi? Da che paese partivano? E dove sono oggi, 20 anni dopo?Questo è il racconto di una fuga e di un viaggio, nella ricostruzione dei tre grandi esodi degli albanesi. A differenza di altri documentari che si sono occupati del tema concentrandosi sull’arrivo, questo si focalizza soprattutto sulla partenza della nave, cercando di capire le ragioni della fuga, e raccontando per la prima volta “l’arrembaggio” delle navi.
Scritto e diretto da: Roland Sejko – Direttore della fotografia: Sabrina Varani – Montaggio: Luca Onorati – Musiche originali: Robert Bisha – Riprese: Sabrina Varani, Giovanni Zoppedd – Suono: Gianluca Scarlata – Produttore Esecutivo: Maura Cosenza – Aiuto Regia: Nathalie Giacobino – Segretaria di produzione: Elena Schlein – Prodotto e distribuito da: Istituto Luce Cinecittà – Con: Majlinda Osmani, Arben Guxholli, Eneida del Prete, Avni Delvina, Edlira Pagria Delvina, Qani Lumi, Eva Karafili, Halim Milaqi, Ivo Calebotta, Ardian Elezi, Bashkim Leba, Agron Shehaj.
venerdì 21 giugno – ore 20.30*
PREMIO NASTRO D’ARGENTO MIGLIOR DOCUMENTARIO 2013
TERRAMATTA;
Il novecento italiano di Vincenzo Rabito analfabeta siciliano
un film di
Costanza Quatriglio

Italia 2012, 75′, HD, colore, bn
al termine della proiezione seguira l’incontro con la regista
e con la scrittrice Antonella LattanziUna sinfonia di paesaggi di oggi e di ieri, filmati d’archivio e musiche elettroniche, terre vicine e lontane. Una lingua inventata, né italiano né dialetto, musicale ed espressiva come quella di un cantastorie. Nato nel 1899, l’analfabeta siciliano Vincenzo Rabito racconta il Novecento attraverso migliaia di fitte pagine dattiloscritte raccolte in quaderni legati con la corda. Dall’estrema povertà al boom economico, è un secolo di guerre e disgrazie, ma anche di riscatto e lavoro. Il punto di vista inedito è quello di un ultimo che, scrivendo la propria autobiografia, rilegge la storia d’Italia in una narrazione appassionata e travolgente che emoziona e commuove, obbligando a fare i conti con verità contraddittorie e scomode.Il punto e virgola a separare ogni parola è un cratere tutto blu sulla superficie ruvida di pagine ingiallite tenute insieme con lo spago. Le lettere dattiloscritte sono gigantesche, le metto a fuoco una alla volta; sono ognuna l´esito di una battaglia e, quando la parola si compone, sembra che la guerra sia vinta, anche se il guerriero non può riposare, perché un´altra battaglia e un´altra guerra lo attende… la messa a fuoco è la nostra punteggiatura, a interpretare un ecosistema di parole storpiate, eppure coerenti ed efficacissime nella loro forza espressiva. Rabito, come un cantastorie, attraversa a piedi un secolo, entrando di diritto nelle pieghe dei grandi eventi collettivi con l’inchiostro sgrammaticato della sua macchina da scrivere. Per questo la visione ufficiale della storiografia per immagini viene contraddetta in ogni passaggio, in ogni inquadratura. Ho reinventato il significato di quei filmati in bianco e nero sporcandoli, a mia volta, d’inchiostro blu, verde, rosso, giallo. Terramatta;: è un film in soggettiva, e anche un po’ on the road, perché lui era un camminatore: andava a piedi ovunque e io ho filmato le strade pensando a come le percorreva lui. Strade lunghe e polverose, vicoli dolci e silenziosi. Un incedere ostinato e solitario, proprio come il ticchettio della sua macchina da scrivere.Costanza Quatriglio
Sceneggiatura: Chiara Ottaviano, Costanza Quatriglio – Fotografia: Sabrina Varani – Montaggio: Letizia Caudullo – Musica: Paolo Buonvino – Voce narrante: Roberto Nobile – Con: Turi, Tano e Giovanni Rabito – Produttore: Chiara Ottaviano – Produzione: Cliomedia Officina – Coproduzione: Istituto Luce Cinecittà – Produttori associati: Elena Filippini, Edoardo Fracchia, Stefano Tealdi in associazione con Stefilm – Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà*alle 20.30 ci sarà un aperitivo e alle 20.45 circa inizierà la proiezione
Ingresso riservato ai soci
(tessera mensile 5,00 € – sottoscrizione libera per ogni evento)PROSSIMO APPUNTAMENTO (ultimo prima della chiusura estiva)
domenica 23 giugno:
ARIA
extra ordinary place di Rocco de Rosa – Licio Esposito – Natalia Bonanese

Presentato il cartellone della stagione 2013 – 2014 del teatro Ambra Jovinelli . Anche quest’anno offre spettacoli di varia natura ed interpreti di primissimo piano.
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presentano
martedì 18 giugno – ore 21.00*
Piccolo Apollo – Centro Aggregativo Apollo 11
c/o Itis Galilei ingresso laterale di via Bixio
(angolo via Conte Verde) – Roma
CLARISSE
un film documentario di
Lilana Cavani

22′, HD, Italia 2012
al termine della proiezione l’autrice incontrerà il pubblico dialogando con
Ritanna Armeni (Giornalista) – Moreno Cerquetelli (Giornalista RAI)
Oreste Crisostomi (Film Festival Popoli e Religioni) – Mario Dal Bello(Critico Cinematografico)
don Enzo Greco (Commissione Diocesana per l’Ecumenismo e il Dialogo) – Gianna Urizio (Associazione Protestante Cinema Roberto Sbaffi)
moderatore
Arnaldo Casali (Giornalista)
Venezia 69 – Premio Pasinetti speciale
Femminismo al convento?Cavani: “Gesù era misogino?”. Clarissa: “No, assolutamente, non faceva distinzione tra le persone”.
A vederle messe così in semicerchio, non diresti nemmeno che son delle suore. Se chiudi gli occhi sembra di stare ad una riunione di qualche collettivo femminista, fiero e critico. Per qualche mezzo minuto, però. Poi li riapri e ti ritrovi sedute lì delle suore, di clausura, per di più. Non ha esattamente l’appeal dei migliori, un cortometraggio sulla vita in convento. Eppure i precedenti non mancano: Il grande silenzio nel 2005, era riuscito a rendere invidiabile la vita di monaci scalzi nella neve che non parlano, ecco, non parlano mai. Nel 2007, toccò a In memoria di me di Saverio Costanzo spiegare la crisi della vocazione e l’abbandono dei voti.Come commenta la regista: “Da un pezzo avevo una curiosità. Volevo incontrare una comunità di Clarisse per sapere come vivono oggi e che cosa pensano. È una comunità nata con Chiara d’Assisi che nel 1212 lascia di nascosto la famiglia per inserirsi nella Fraternitas di Francesco”.
Filmato come un incontro “privato” fatto di domande e risposte date senza prove o preparazione di alcun genere, il breve film non perde la freschezza dell’improvvisazione. Incalzate dalle domande di Liliana Cavani, le clarisse mostrano sicurezza ma anche consapevolezza che la parità è difficile anche (anzi, forse, soprattutto) da quelle parti. Si parla di donna e, davanti a due camere, una per il totale fisso e una per i primi piani a quelle che via via decidevano di rispondere, vengono fuori le prime crepe in quel mondo ovattato (o meglio, che la maggior parte di noi crede tale).
Cavani: “Che farebbe un Gesù contemporaneo?”. Clarissa: “Accoglierebbe la donna come l’ha accolta duemila anni fa, non avrebbe paura delle donne. Provocherebbe un’apertura, e aprirebbe molti schemi nella Chiesa e nella società”.
Cavani: “Avete mai pensato che la Chiesa sia un po’ misogina?” Clarissa: “Avvertire la parità con un sacerdote è molto raro. In genere i frati vengono da noi solo per dire la messa e se ne vanno”.
Cavani: “Si sta avviando un cambiamento. La vostra arma segreta è la preghiera, che arma è?”. Clarisssa: “È un’arma debole, molto fragile, ma nello stesso tempo potente, in cui crediamo. Ma per la società di oggi, a volte anche per i preti, siamo quasi inutili…”.
Produzione: Ciao Ragazzi – Soggetto: Liliana Cavani – Sceneggiatura: Liliana Cavani – Montaggio: Massimo Quaglia – Fotografia: Enrico Lucidi – Suono: Marco Melor
Così Ritanna Armeni su L’Osservatore Romano
Perché “Popoli e Religioni”?
Nella declinazione del titolo c’è tutto il significato e la mission dell’iniziativa: la vocazione di un evento votato al dialogo interreligioso e inter-etnico, che fonda la sua ragion d’essere sulla specificità del cinema come contenitore di storie e di emozioni. Un territorio di scambio culturale che non è utopia ma realtà documentata dalla partecipazione, negli anni, da un pubblico pronto a rispondere con entusiasmo alle proposte di ogni edizione.
www.popoliereligioni.com
*alle 20.45 ci sarà un aperitivo e alle 21.00 circa inizierà la proiezione
Ingresso riservato ai soci
(tessera mensile 5,00 € – sottoscrizione libera per ogni evento)PROSSIMO APPUNTAMENTO
giovedì 20 giugno: i David e i Nastri all’Apollo
ANIJA di Roland Sejkovenerdì 21 giugno: i David e i Nastri all’Apollo
TERRAMATTA; di Costanza Quatriglio

Rassegna dedicata a Italo Calvino – italiano di famiglia, cubano di nascita, ma di cultura assolutamente universale. Tante diverse manifestazioni per viaggiare tra temi, luoghi ed ambienti in cui questo eclettico “personaggio” ebbe occasione di vivere.
Casa dell’Architettura, 13 giugno – 15 ottobre 2013

domenica 16 giugno – dalle ore 20.00
Piccolo Apollo – Centro Aggregativo Apollo 11
c/o Itis Galilei ingresso laterale di via Bixio
(angolo via Conte Verde) – Roma
OMAGGIO A
CORSO SALANI

interverranno
Gianluca Arcopinto – Stefano Campus – Marta Donzelli
Anita Kravos– Gregorio Paonessa – Vanessa Picciarelli
Monica Rametta – Marina Spada
ore 20.00
IMATRA
ore 21.00
Pausa/Rinfrescoore 21.30
IL PEGGIO DI NOI
Corso Salani, l’apolide
Dopo un’esistenza ai confini della vita reale e di quelle sognate o (re)inventate, se n’è andato in punta di piedi il regista e attore Corso Salani, così come è vissuto. Avevamo fatto la stessa scuola quasi 30 anni fa. Ci siamo seguiti e talvolta incrociati nei nostri percorsi fino alla selezione di due delle sue opere al festival di Annecy, in Francia: per il concorso di film di fiction nel 2001 con Occidente, premiato per l’interpretazione di Agnieszka Czekanska, e con Yotvata, ultimo film della serie Confini d’Europa, per il concorso di documentari nel 2008.
Dopo le sue prime -acerbe- pellicole, tre corti girati su più anni, riuniti in Voci d’ Europa e Gli Ultimi Giorni (1991), arriva la svolta di Gli Occhi Stanchi (1995). In questo film, si segue una troupe che ripercorre con la protagonista, un’ex-prostituta polacca, i luoghi dove è vissuta. Lo spettatore è immerso nel fiume di parole della voce-off della donna che si racconta creando un effetto spiazzante. Si finisce per credere che confida il proprio vissuto, che la vita narrata è davvero quella della persona sullo schermo… che l’attrice non è un’attrice ma che siamo di fronte ad un documentario.
Da quel film in poi, tutta la filmografia di Corso Salani giocherà sempre su questa ambiguità, non smetterà più di miscelare con tutte le varianti di dosaggio possibili, fiction e documentario. Qui risiede la principale originalità della sua opera, il marchio della sua poetica. Inoltre, da Gli Occhi Stanchi, inizia a privilegiare come protagonista assoluto la figura femminile che è riuscito a proporre con una profondità e un rispetto rari nel cinema italiano.
Ma appunto, le “sue” donne non sono mai italiane così come i luoghi dove gira. In Italia, ha girato solo nell’isola di Capraia e nell’enclave della base americana di Aviano in Occidente. Senza dimenticare però il documentario su commissione girato in Puglia su Nichi Vendola dal titolo significativo: C’è un posto in Italia.
Difatti Corso ha sempre voluto sfuggire da ogni etichetta. Per cominciare da essere “figlio di”: in pochi sapevano che era figlio di un noto editore fiorentino. Nemmeno voleva essere considerato un regista fiorentino – con la città aveva un rapporto conflittuale perché molti dei suoi film non sono mai stati presentati a Firenze fino ad una sua retrospettiva, due anni fa – né tanto meno di essere toscano o italiano. Il suo è un cinema nomade e apolide. Un cinema orgogliosamente indipendente che non ha mai voluto rincorrere dei budget più ampi proprio per non rischiare di perderci la propria anima.
Persona schiva ma affabile, Corso Salani rimane un esempio per le attuali e future generazioni di cineasti. In un momento storico per il paesaggio audiovisivo italiano in cui cresce un rifiuto sempre più diffuso della mediocrità e della volgarità televisiva, in cui la crisi del cinema (causata soprattutto dal disprezzo manifestato di chi lo dovrebbe promuovere) viene temperata dall’avvento del cinema del reale (più di 20 documentari distribuiti quest’anno tra cui alcuni “successi”: La Bocca del Lupo, Draquila, Giallo a Milano…), il messaggio lasciato da Corso Salani è essenziale. La fiction può a volte raccontare con più acutezza la realtà, così come la realtà contiene in sostanza la materia prima di ogni racconto. L’uno si nutre dell’altro e sono indissociabili. Tuttavia il termine di docufiction, spesso usato per il cinema di Corso, non potrà mai bastare a stabilire i limiti della sua estetica.[…]05/08/2010, 14:25
Alain Bichon
IMATRA
Italia, 2007, 75′, colore, doc.
Regia: Corso Salani – Produzione: Vivo Film in collaborazione con Rai TreE’ il terzo della serie di documentari Confini d’Europa, che intendono tracciare un itinerario ideale attraverso quelle località che raramente vengono sfiorate dall’attenzione collettiva, aree marginali chemostrano una segreta bellezza, una poetica intima, di “confine”.
Del film, vincitore del Premio Speciale della Giuria al Festival del Cinema di Locarno 2007 (60′), nel 2008 il regista Corso Salani ha realizzato una versione lunga, che si arricchisce del prologo tragicomico Frammenti di un Amore…
Sinossi: Imatra, un confine d’Europa. Una città collocata sulla frontiera con la Russia, al di là della quale è situata la “gemella” Svetogorsk, nella Carelia meridionale, che rappresenta al meglio la realtà ambigua della Finlandia: una città la cui unica attrattiva rilevante – delle straordinarie cascate – è stata nascosta per produrre energia elettrica, un luogo dove non è mai stato preso in considerazione un piano regolatore, e la cui economia è decollata solo grazie al flusso continuo dei cittadini russi che vi si recano per gli acquisti più disparati. Imatra potrebbe esser definita davvero come uno “shock absorber” tra la ricchezza e il benessere dei paesi scandinavi e la povertà dell’ex Unione Sovietica. Proprio qui, lontano da tutto, si è stabilita Blanca, una giovane spagnola che insegna la propria lingua al locale Istituto Politecnico, con la quale aveva avuto in passato una tormentata relazione. Mentre tenta di realizzare il documentario, interessandosi, in particolare, della principale attività industriale, un’industria cartiera, e dei rapporti con i vicini russi, Corso sfrutta l’occasione per tentare di avvicinarla nuovamente, ma lei è ostile, scostante, gli dice esplicitamente che «lasciarti è la cosa migliore che ho fatto nella mia vita», così come in precedenza aveva reagito malissimo ricevendo da lui un video di montaggio dei migliori momenti della loro storia sentimentale, che aveva trovato artificioso e manipolatorio. Poco a poco però Blanca si fa coinvolgere nel lavoro del compagno di un tempo, diventa addirittura la traduttrice ed intervistatrice del documentario. Per qualche giorno i due ritrovano una certa complicità, ma questi pochi giorni insieme non possono far rinascere un amore ormai finito.IL PEGGIO DI NOIItalia, 2006 88′, colore, digital 4/3
Scritto, montato, diretto e prodotto da: Corso SalaniDopo aver girato Palabras (lavoro di finzione del 2003), Corso Salani firma un atto d’accusa contro la sua troupe.
Accompagnato dalle immagini del casting, delle prove, del set, si dipana un lungo monologo che mette alla sbarra l’attrice protagonista (Paloma Calle) e tutta la troupe, colpevoli di non aver compreso il profondo valore che quei momenti avevano per lui, l’intenso rapporto artistico e personale che lo legava a Paloma, contribuendo così ad allontanarla da lui. Il film è finito, ma le emozioni e i sentimenti che sono stati spesi non riescono a sfumare. I fotogrammi diventano lo sfondo di una lettera d’amore violenta e disperata, le parole il segno del tempo sciupato, dell’amarezza di ciò che poteva essere e non è stato. Dietro le immagini, sotto al monologo, nasce una riflessione sul cinema e sui diversi modi di “vivere di cinema”.
“Per me i film sono la vita che ho scelto, voi non ve lo potete immaginare quanto costi, quanto mi costi girare anche una singola scena, un singolo fotogramma, tutto quello che c’è dietro, tutte le rinunce che faccio volentieri, tutta la vita che preferisco non vivere perché tanto posso vivere quello che metto nei film. Io il film lo penso e prima ho già vissuto tutto quindi lo devo osservare, pensare, ricordare, modificare, mettere in scena, poi devo trovare il modo di farlo, poi lo devo realizzare, lo devo finire. Voi vi limitate a durare fatica, se poi la durate, per un breve periodo, per qualcosa che avete scelto di fare, tutti, in posti dove non siete mai stati e dove molto difficilmente avrete modo di tornare: un breve periodo della vostra vita che non avreste vissuto se io non vi avessi chiesto di viverlo e se voi non aveste accettato di viverlo, pieni di entusiasmo, di attesa, di convinzione, e vi permettete di essere stanchi, a volte di essere distratti, vi permettete di avere bisogno di smettere di pensare a quello che state facendo, parole vostre. Vi scordate tanto facilmente che è l’unico motivo per cui siete lì in quel momento.”
Corso Salani
Ingresso riservato ai soci
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martedì 18 giugno:
CLARISSE di Liliana Cavani
giovedì 20 giugno: i David e i Nastri all’Apollo
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TERRAMATTA; di Costanza Quatriglio

Ieri sera, alle 21,45 ca., in viale Manzoni all’altezza della famigerata centralina Telecom (gran brutto punto !) è caduto un ramo di un albero. Circostanza grave perchè non pioveva nè tirava vento e quindi il fatto è imputabile al precario stato di salute delle piante e/o alla scarsa attenzione e manutenzione che il servizio giardini del comune destina a questi alberi. Premesso che, fortunatamente, non è successo nulla di grave e non ci sono stati danni a cose o a persone non possiamo non far notare che non è la prima volta che lanciamo un grido di allarme per questo problema che purtroppo è di lunga data. A viale Manzoni ma specialmente a via di Porta Maggiore ci sono dei monconi di alberi che fanno bella mostra di sè (si fa per dire) da almeno dieci anni segno che le precedenti amministrazioni non sono state capaci di risolvere il problema. Se non si prendono subito drastiche risoluzioni si rischia nei prossimi anni di vedere dei deserti al posto dei viali alberati che sono uno dei patrimoni del nostro rione.
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