E’ noto che questa piazza nasce con il progetto di ristrutturazione urbanistica del nuovo quartiere Esquilino (a quei tempi non esisteva ancora il rione omonimo) realizzato dall’ing. Viviani e dai suoi collaboratori dopo il 1870. Già nel piano regolatore ufficioso del 1873 (vedi) l’Esquilino è perfettamente delineato sia nella sua forma, sia nella sua estensione, sia nei suoi assi principali secondo i dettami urbanistici tipici di quel periodo: ampi viali rettilinei per facilitare gli spostamenti e vie ortogonali intercalate da piazze e piazzali con alberi e giardini per rompere la monotonia di lunghe file di isolati e creare degli spazi di socializzazione, riposo e ristoro.

Piazza Vittorio nasce per essere luogo di grandi dimensioni per celebrare la figura di Vittorio Emanuele II, padre della patria (Figura 1). L’idea è quella di costruire un’enorme statua commemorativa e posizionarla al centro della piazza in mezzo a una grande rotatoria. Da notare il giardino diviso in quattro parti da due strade; quella longitudinale altro non è che il primo tratto dell’antica Strada Felice che collegava in origine Santa Croce in Gerusalemme a Trinità dei Monti e che i progettisti non volevano troncare. Passano gli anni, i lavori si susseguono a ritmo vorticoso, l’Esquilino inizia a prendere forma ma l’idea è sempre quella originaria di costruire questa enorme piazza per commemorare Vittorio Emanuele II.

Ecco il Piano Regolatore (questa volta ufficiale) del 1883 (vedi); la piazza è sempre divisa in quattro e al centro permane il monumento (figura 2). In una rara fotografia (dall’archivio di Roma Ieri e Oggi) si può vedere Piazza Vittorio negli anni tra il 1873 e il 1883: molti degli edifici sono stati già ultimati ma non c’è traccia del giardino anzi si

vedono nitidamente i segni delle strade che avrebbero dovuto intersecarla e quelle che avrebbero dovuto diventare le quattro aree verdi con al centro la rotatoria (figura 3).
Da notare che i progettisti nello stesso P.R. ideano anche quella che diventerà in seguito via dei Fori Imperiali (in giallo le costruzioni da distruggere) come un prolungamento dell’asse viale Manzoni – via

Labicana che si raccorda con la costruenda via Cavour ma del Vittoriano non c’è traccia e Piazza Venezia, pur ampliata, risulta più piccola di quello che diventerà in seguito (figura 4). Ma a questo punto succede qualcosa che stravolge i progetti e i piani regolarmente approvati. Si cambia completamente idea e prende corpo il progetto di dedicare non solo una statua (per quanto maestosa) e una piazza a Vittorio Emanuele II ma un vero e proprio monumento in linea con i fasti dell’antichità classica e posizionarlo nel luogo più rappresentativo, da un punto di vista storico, della città, tra i Fori Imperiali e il Campidoglio. E Piazza Vittorio? Beh, all’inizio viene lasciata al suo destino.

Ecco una pianta di Roma ( non un progetto) edita da Vallardi Editore del 1891 (vedi): le strade, la rotonda e il monumento sono spariti e al loro posto c’è solo un enorme giardino informale (figura 5).

Contestualmente insieme al progetto di via dei Fori Imperiali che non viene accantonato (in verde scuro in questa pianta gli edifici da demolire) appare anche il Vittoriano in una Piazza Venezia di grandi dimensioni (più o meno quella attuale).
Negli anni successivi a Piazza Vittorio Carlo Tenerari crea un giardino, con viali di ghiaia sinuosi, piante di vario tipo (tra cui magnolie, palme, cedri del Libano, platani), e in seguito un laghetto con al centro un gruppo statuario opera di Mario Rutelli e proveniente dalla “Fontana delle Naiadi” di Piazza della Repubblica che viene chiamato ironicamente “Fritto misto”. Ecco una galleria di foto d’epoca che ritraggono la piazza tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento
Ma non si deve credere che i problemi architettonici ed urbanistici siano i soli ad aver caratterizzato la vita di questa piazza. Purtropoo fin dai suoi primi anni di esistenza le cronache ci mostrano un quadro poco lusinghiero e già problematico per l’ordine pubblico. A questo riguardo linkiamo due post del gruppo Facebook “L’Esquilino come era, com’è” pubblicati dal prof. Carmelo Giuseppe Severino, autentica memoria storica del Rione.
https://www.facebook.com/groups/515913398498350/permalink/1304147043008311/
https://www.facebook.com/groups/515913398498350/permalink/1257666760989673/
Come si vede, nulla di nuovo sotto il sole.
L’ha ribloggato su ilcantooscuro.