in collaborazione con
presenta
un piccolo ciclo di proiezioni, attraverso alcuni dei documentari più interessanti degli ultimi tre anni, che intende mostrare quanto spesso l’identità sia anche il frutto di una ricerca, dell’inseguimento di tracce scomparse per l’accanirsi degli eventi o per infinite peripezie personali. Ogni film a suo modo mette al centro l’identità ebraica in un contesto relazionale, in cui il mondo circostante è uno specchio attraverso il quale uscire rafforzati
in anteprima romana
giovedì 27 febbraio ore 21.00
Spazio Apollo 11
c/o Itis Galilei ingresso laterale di via Bixio, 80/a
(angolo via Conte Verde) – Roma
Gran Bretagna/Ungheria, 2018, 89 min.
Al termine della proiezione
il regista
BALINT REVESZ
incontrerà il pubblico insieme a
CARLO S. HINTERMANN
ALBERTO CAVIGLIA
Tre nonne e tre nipoti. Tre amici che scoprono di avere nella propria famiglia un passato diametralmente opposto. Invece di cancellare le tracce di questa distanza i tre decidono di mettere a confronto le rispettive nonne in un viaggio a più tappe. Come si può instaurare un dialogo tra una agente dei servizi segreti inglesi, una attivista della gioventù nazista e una sopravvissuta ai campi di sterminio? L’intero film è costruito per dare una risposta a questo quesito, e lo fa con la forza irrefrenabile della vita stessa.
Regia: Bàlint Rèvèsz – Interpreti: Rosanne Colchester, Gudrun Dechamps, Livia Rèvèsz, Meredith Colchester, Ruben Woodin Dechamps, Bàlint Rèvèsz – Sceneggiatura: Meredith Colchester, Ruben Woodin Dechamps, Bàlint Rèvèsz – Fotografia: Ruben Woodin Dechamps – Montaggio: Kàroly Szalay – Musica: Albert Màrkos – Sound Design: Gàbor Erdlyi Jr. – Post Supervisor: Balàzs Budai – Produttore: Làszlò Kàntor, Bàlint Rèvèsz – Co-Produttore: Mariann Kiss, Meredith Colchester, Ruben Woodin Dechamps – Produttore Associato: Horvàth Szabô Àgnes, Patricia D’intino, Orban Wallace – Produzione: Company Gallivant Film (Uk) Új Budapest Filmstúdiò (Hu).
Bene, unito al personaggio. Anche se l’attore stesso è una specie di pazzo. È incredibile come siano riusciti a ritrarre un’immagine così complessa. È diventato un sex symbol