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Dal 21 al 27/6/24 “Nel sogno” Lillo Sauto solo exhibit al Medina Art Gallery

Dal 21 al 27 giugno 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA MERULANA, 220

Nel sogno

Lillo Sauto solo exhibit

 

L’ispirazione

Lillo Sauto è un pittore astrattista siciliano, nato a Butera nel 1978. Dopo gli studi universitari a Firenze, decide di trasferirsi e risiedere stabilmente a Roma. La formazione tecnica non riuscirà a distoglierlo dalla sua innata passione per l’arte che inizia a sperimentare da autodidatta, dedicandosi al disegno e successivamente alla pittura.

Da sempre affascinato ed ispirato dalle figure e dai cerchi spiraleggianti di Gustav Klimt e dall’ardore e l’inquietudine interiore, che guidavano la mano di Vincent Van Gogh sulla tela, ha creato una propria originale cifra stilistica. Non è divenuto un epigono dei suoi grandi predecessori ma ha seguito il consiglio di Paul Cézanne e cioè: “Qualunque sia il vostro maestro preferito, non deve essere per voi che un orientamento. Altrimenti sarete solo un imitatore”.

Lillo Sauto, il concept

Guardando ai dipinti di Lillo Sauto possiamo affermare che l’artista elabora uno stile pittorico coerente e riconoscibile, caratterizzata da una moltitudine di cerchi. Questi ultimi, intrisi di passione e sentimento, sono simili ad un continuo fluire sulla tela di piccolissime bolle, libere e frizzanti che, con la stessa effervescenza della schiuma nell’onda del mare, come nel quadro “Non sono un surfista” (2016), nascono dall’urgenza interiore di imprimere sulla tela le emozioni dell’artista. Il Sauto quando dipinge, lascia il pennello nelle mani del fanciullo che custodisce dentro di sé e che gli permette di dar voce ai suoi moti interiori, con tratti più o meno accentuati e netti, rispetto al sentimento che prova in quel momento, oltrepassando i confini del pensiero razionale, esprimendosi in assoluta libertà.

Lo stesso vale per l’utilizzo del colore e la creazione delle sfumature. Molto spesso, prima di iniziare a dipingere, ha già un’idea della combinazione di colori da utilizzare. Altre volte invece, si lascia trascinare dall’emozione, passando dai toni caldi ai toni freddi con estrema agilità, creando giochi di luci e di ombre, schiarendo e scurendo i colori. Ritrovo nell’uso e nel significato che l’artista conferisce al colore, la teoria elaborata ne “Lo spirituale dell’arte” da Vasilij Kandinskij, in cui ogni colore può avere due effetti sull’osservatore: uno fisico e uno spirituale. Il primo basato su sensazioni momentanee che si provano nel momento in cui l’occhio e quindi la retina, registra un colore piuttosto che un altro.

L’effetto psichico…

…invece, provoca una vibrazione più profonda, addirittura spirituale, con cui il colore tocca l’anima, il nostro “io”. Per spiegare quest’effetto, propongo la metafora musicale proposta dallo stesso Kandinskij per spiegare quest’effetto: “Il colore è il tasto, l’occhio è il martelletto, l’anima è un pianoforte con molte corde”. Lillo Sauto accoglie questa metafora musicale e la personalizza. La scelta dell’oro non è casuale, bensì deriva dal sentimento che viene associato a questo colore e cioè la speranza. L’oro del quadro “Narciso” (2018), è inoltre un riferimento indubbio a Gustave Klimt. È solito per il Sauto, combinare i colori degli elementi naturali con quelli delle sensazioni che questi provocano in lui: il giallo come il sole e la gioia, il blu come il mare e la quiete.

La tecnica utilizzata da Sauto per dipingere è la pittura acrilica, estremamente versatile e brillante, che si addice perfettamente alla sua tavolozza coloristica. Inoltre, l’artista ne predilige l’utilizzo, per la veloce asciugatura che gli permette di percepire come finito l’oggetto del quadro.

Lillo Sauto, la bio

L’arte di Lillo Sauto, ha ottenuto importanti riconoscimenti sia in Italia che all’estero. L’opera “Una notte luminosa ha oscurato ogni tristezza”(2019) gli è valsa il premio Biancoscuro Art Contest 2021. Inoltre la sua figura di artista contemporaneo è stata oggetto di pubblicazione su Exibart e nel 2022 l’artista viene inserito tra i pittori siciliani contemporanei di maggior interesse, nell’Atlante dell’Arte Contemporanea 2021, edito da De Agostini e su Artisti24 edito da Mondadori.

Dal 2017 inizia a prendere parte a manifestazioni internazionali come la Mostra Collettiva Exposiciòn de Arte presso Crisolart Gallerie a Barcellona. Nel Giugno del 2023, le sue opere arrivano anche oltre oceano all’Artbox Expo di New York 2023, una delle fiere d’arte più importanti al mondo. Successivamente parteciperà all’Art Basel di Basilea e ad esporre in gallerie di Zurigo, Berlino, Miami, Palma di Majorca.

Osservando i quadri del Sauto, percepisco un carattere di universalità nel messaggio dell’artista, perché non c’è nulla da decodificare se non l’emozione che trapela dalle sue tele, da interiorizzare nella nostra anima. Un’emozione, una sensazione che seppur diversa, viene percepita da chiunque, senza ostacoli. La scelta della figura del cerchio, conosciuta ed utilizzata fin dalla remota antichità e sempre presente nell’arte, sia in quella figurativa che in quella astratta, rende la sua cifra stilistica universale. Lo stesso Kandinskij considerava il cerchio come quella forma capace di dare la possibilità di esprimere le emozioni interiori. Ed è infatti il movimento di queste sfere nelle tele di Sauto, che evoca il turbinio di emozioni che l’artista deve aver provato nel dipingerle.

 Arianna Montellanico

Dal 21/6 al 4/7/24 “L’Arte di Sandra Tiberti” Mostra al Medina Art Gallery

Dal 21 giugno al 4 luglio 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA A. POLIZIANO, 4/6

L’Arte di Sandra Tiberti

Sandra Tiberti, artista che ha esordito presso Medina Art Gallery con la sua mostra fotografica “dai Fiordi” nel Giugno 2023, torna quest’anno con un repertorio artistico che, combinando fotografie e affreschi, percorre quel sentiero dell’arte che conduce alla memoria del passato e all’indissolubile legame con la sua città d’origine, L’Aquila. È qui che inizia i suoi studi, poi le passioni e i sogni la portano altrove, più precisamente a Milano, in seguito a Napoli e infine a Roma, città dove ha l’opportunità di formarsi in diverse discipline, quali l’arte, l’architettura e la valorizzazione del patrimonio culturale.

La serie degli affreschi sicuramente riflette una scelta che, al giorno d’oggi, non può che essere definita eccezionale, essendo appunto l’affresco una tecnica pittorica oramai in disuso, ma che in questo contesto appare sicuramente significativa e affascinante. Gli affreschi, inoltre, rappresentano una perfetta sintesi dei suoi studi: l’utilizzo di vari materiali esecutivi, quali il cemento, la calce, la sabbia, la polvere di marmo, e il rapporto tra pittura e inserti a rilievo, esplicano chiaramente la volontà dell’artista di creare un connubio tra architettura e arte figurativa.

L’artista qui si fa ideatrice, progettista ed infine anche carpentiere, un processo che richiede diverse competenze artigianali e artistiche. Gli elementi tridimensionali sono lì a ricreare l’aspetto architettonico, da sempre elemento guida delle sue opere. L’archetto della bifora, per esempio, composto da mattoncini ritagliati e disposti in successione, rappresenta dunque non solo un dettaglio decorativo, ma un vero e proprio elemento costruttivo. I materiali utilizzati che vanno a creare i vari strati costitutivi della base su cui dipingere, in questo caso i muri, sono cruciali per la riuscita dell’opera. Un primo strato di arricciato (intonaco grezzo applicato sulla muratura), in seguito l’intonaco (uno strato più fine rispetto all’arricciato, che serve da base per il successivo strato) e infine la polvere di marmo che, mescolata con la calce nell’intonaco finale, crea una superficie estremamente liscia e riflettente, ideale per la pittura. L’ultima fase del processo, chiamata pittura a fresco, va eseguita con particolare attenzione affinché i colori diventino parte integrante della superficie murale. Per garantire la corretta legatura chimica dei pigmenti colorati con la calce è essenziale che l’intonaco rimanga fresco e umido, motivo per il quale l’affresco deve essere completato entro una giornata lavorativa, al fine di prevenire la seccatura, facilmente raggiungibile nel giro di poche ore.

Diversi sono i paesaggi e soggetti che figurano, ma la luce è sicuramente protagonista indiscussa delle fotografie dell’artista aquilana. Tiberti, infatti, per ogni soggetto artistico studia con attenzione le esposizioni, giocando con l’equilibrio tra luminosità e contrasto, per catturare, nelle sue fotografie, le diverse luci della giornata.

Le foto ritraenti la modella, infatti, sono state prese in vari momenti della giornata, senza utilizzo di flash, con lunghe esposizioni e cavalletto. Il risultato è sicuramente quello di immagini che mantengono un’atmosfera naturale e morbida.

Altro soggetto è il così chiamato Chiassetto del Campanaro, un vicolo nel centro della città de L’Aquila, molto caro all’artista poiché affascinata dall’ambientazione particolarmente medievale e intima, ricreata dalla presenza di questi archetti che si susseguono. Insieme al Chiassetto, la foto ritrae anche un dettaglio della Porta Santa della Basilica di Collemaggio (L’Aquila): intende catturare un particolare gioco di luci e ombre, in questo caso ben marcato dalla scelta della foto in bianco e nero, che fa sì che essa sembri realizzata con inchiostro di china, tecnica artistica che attribuisce all’immagine un aspetto molto nitido e contrastato, grazie ad una forte presenza di linee e dettagli.

Infine la terza raccolta: dedicata alla Rocca di Calascio (L’Aquila), ambientazione di diversi film, quali Il nome della Rosa (1986) e Ladyhawke (1985). La Rocca, situata a 40 km dalla città de L’Aquila, con i suoi 1500 m, si erge al titolo di rocca più alta d’Europa. Una lunga camminata precede l’arrivo in cima, indispensabile però per godere di tale magnificenza: le imponenti mura di pietra, le maestose torri e le vedute panoramiche circostanti, contribuiscono a creare un’atmosfera che trasporta il visitatore indietro nel tempo, ad un Medioevo improvvisamente vivo e palpabile. Ed ecco una serie di foto realizzate con sopra e sotto esposizioni, durante momenti diversi della giornata (dall’alba al tramonto, fino alla notte fonda), a colore e in bianco e nero.

L’arte di Tiberti, una straordinaria combinazione di tecniche e sensibilità artistica, è capace di evocare memorie storiche, di creare profonde connessioni emotive e di portare alla luce le bellezze della terra aquilana.

In collaborazione con Foto Pettine L’Aquila

Matilde Spedicati

Dal 14 al 20/6/24 “Camille Ross Solo Exhibit – Native Light Photography” al Medina Art Gallery

Dal 14 al 20 giugno 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA MERULANA, 220

Camille Ross Solo Exhibit

Native Light Photography

Il testo di Carmelita Brunetti

La storia della fotografia contemporanea permette di conoscere tutte le tecniche usate dall’analogico al digitale. L’arte della fotografia oggi subisce un processo digitale e diventa sempre più uno strumento di massa.

Questo fa sì che la fotografia nella nostra contemporaneità diventi una grande occasione per creare immagini raffinate che puntano a valorizzare ogni elemento fotografato. L’artista americana Camille Ross affascinata dalla macchina fotografica e poi dalla sperimentazione digitale si avventura nella multimedialità e nella creazione di NFT originali.

Una delle considerazioni che viene fatta sulla sua fotografia digitale riguarda la ricorrente ricerca espressiva ed estetica che emerge soprattutto nella serie dei Selfie, qui si percepisce un grande desiderio da parte dell’artista di entrare nell’anima dell’osservatore, magari stravolgendo il comune senso estetico della bellezza.

Infatti, le immagini dei Selfie con volti trasformati, manipolati provocano, smarrimenti e vuoti psicologici. L’artista, opera in uno spazio temporale sufficiente per sperimentare il sentimento dell’angoscia e della paura di vivere, tutto si risolve nell’elaborazione psicologica del desiderio di cambiare vita. La sua ricerca dedicata al progetto Native Light Photography permette di conoscere la sua storia, le sue origini di Nativi americani.

Il suo mondo viene narrato…

…dai Selfie che ricordano le donne della sua famiglia, i simboli come l’aquila fondamentale elemento junghiano che esprime la volontà di salvare le sue origini. Tutte le immagini si basano sull’indagine dei sentimenti umani. Questa grande mostra romana presenta il suo percorso fotografico senza escludere la ricerca dell’espressione dell’Io e della sua personale ricerca di sentimenti autentici.

Tutte queste emozioni si percepiscono nei suoi scatti fotografici, soprattutto in quelli in cui emergono i suoi ricordi d’infanzia e di giovinezza.

Va precisato che nella sua fotografia nonostante le nuove tecnologie digitali, le modalità di scatto e di gestione della luce rimangono quelle ben studiate dell’analogico.

La rivoluzione digitale, più che il processo fotografico, stravolge incredibilmente i tempi di fruizione e di accessibilità alla fotografia.Senza dimenticare che ancora molti fotografi preferiscono  scattare in analogico, magari con l’utilizzo di macchine medio formato o banchi ottici, a testimonianza di quanto detto, ovvero che l’impatto più grande del digitale è stato quello di portare la fotografia alle masse, e nello stesso tempo di produrre opere di qualità e originali proprio come fa l’artista Camille Ross.

Importanti istituzioni come…

…il New Mexico Council on Photography e il Tucson Council on the Arts, garantiscono i suoi successi nazionali ed internazionali.

Una lunga carriera segna il percorso artstico di Camille Ross, dalle mostre personali a Marfa, Texas e Santa Fe, New Mexico, alle mostre collettive in Italia e Spagna; il suo lavoro è stato esposto in tutto il mondo. In particolare, le sue fotografie fanno parte di prestigiose collezioni.

Le sue opere più intriganti sono le fotografie che ritraggono il Deserto in cui si evince l’energia vitale nei colori del cielo e della sabbia, questi scatti fotografici testimoniano la sua passione per la fotografia di paesaggio.

Camille Ross non è solo fotografa ma anche una bravissima scrittrice che sa raccontare tutte le sue esperienze di vita, le sue passioni spesso l’anno portata lontana dalla sua città e dalla vita quotidiana per vivere nuove esperienze alla ricerca di emozioni da vivere e da riprendere con il terzo occhio della macchina fotografica. Il suo lavoro è accattivante e in ogni suo progetto prevale la sua ricerca artistica basata sull’analisi sociologica e spirituale dell’individuo.

Il lirismo accompagna ogni scatto che diviene una narrazione proprio come un romanzo.

Dal 7 al 13/6/24 Mostra personale di Yana Rikusha al Medina Art Gallery

Dal 7 al 13 giugno 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA A. POLIZIANO, 32 – 34

Mostra personale di Yana Rikusha

La vita dell’essere umano è meravigliosamente immersa in una realtà fluttuante, in cui la percezione del tempo e dello spazio si vive attraverso avvenimenti storici, scoperte scientifiche, artistiche e filosofiche. Tutta la vita è scandita dal trascorrere del tempo e dalla bellezza dell’arte, elemento fondamentale nella nostra vita che regala emozioni.

Se pensiamo al tempo immaginiamo i nostri antenati, e a tutto ciò che l’uomo con la sua intelligenza è riuscito a realizzare fino ad oggi. Nell’arte quando parliamo di tempo pensiamo alle diverse epoche e ai suoi generi artistici sviluppati da artisti come Michelangelo, Raffaello, Caravaggio, Rubens, solo per citarne alcuni fra i più grandi Maestri del passato. Quando entriamo in un museo o in una galleria d’arte, nel guardare i dipinti siamo in grado di classificarli stilisticamente e stabilire se si tratta di una “natura morta”, o paesaggio; gli studiosi ancora oggi, nonostante i numerosi dibattiti aperti nello stabilire le origini del genere “natura morta”, e se risiede in Italia o nel Nord Europa, non sono riusciti a stabilirlo con certezza.

Il titolo di questa mostra “YANA RIKUSHA Natura morta. Tra passato e presente” è un’analisi estetica, iconografica sul tema della natura morta e del suo potere emozionale espresso in tutte le sue composizioni raffinate, armoniose, e cariche di significato narrativo. L’artista, con pennellate dal tocco elegante e quasi impalpabile, crea velature e trasparenze in ogni oggetto riprodotto e inserito in ambientazioni domestiche, il risultato é una composizione di “natura morta” unica, sia per la scelta degli elementi sia per il messaggio narrativo che ogni oggetto contiene. Le sue opere ci fanno pensare alle nature morte realizzate dai grandi maestri come Caravaggio, Pieter Bruegel il Vecchio, e altri. Le sue scelte compositive, con echi seicenteschi, puntano a far conoscere il genere pittorico della “natura morta” rivisitato in chiave contemporanea e realizzato seguendo le indicazioni teoriche del metodo della pittura figurativa fiamminga.  Tutta la serie di suoi dipinti sono realizzati “dal vivo”, non mancano riprodotti gli insetti, farfalline, ortaggi, frutta, fiori: tutti elementi che hanno un significato importante per l’artista, ciascuna ha una storia da raccontare a chi osserva e vuole conoscere il pensiero dell’artista. Le sue “nature morte” sono come anime, presenze che in qualche modo dialogano con l’artista e con chi osserva l’opera. Tutte sono ricche di oggetti realizzati con cura e perfezione stilistica come l’opera Apple mood del 2021, Playful shapes del 2023, le composizioni vibrano di lucentezza ed effetti plastici importanti da far saltare all’occhio ogni minimo dettaglio e particolare della composizione.  Il suo percorso artistico si è evoluto passando dal surrealismo nelle figure fantastiche e mitologiche al genere della “natura morta” realizzata con la tecnica antica fatta con pastelli a secco su carta, colori ad olio e strati sovrapposti di colore per ottenere trasparenze ed effetti realistici straordinari sulle tele di lino.  Le sue opere risultano così perfette, che qualcuno potrebbe addirittura pensare ad un fotorealismo americano, ma non è così perché questo genere di pittura si basa sull’osservazione “dal vivo” della composizione di oggetti di uso domestico che l’artista dispone su tavoli e tovaglie ricamate secondo il proprio gusto, dal sapore romantico come l’opera Fairytale time del 2023 o Memories about Monteverde, 2023. In tutte le sue tele si respira un buon gusto estetico e nelle composizioni si nota una profonda conoscenza delle opere d’arte del passato, pensiamo ad esempio alle grandi composizioni dei pittori fiamminghi come Abraham Brueghel, Jacob van Hulsdonck, Ambrosius Bosschaert.

Nel presentare i dipinti di Yana Rikusha, entriamo nel vivo della sua anima artistica per esplorare il suo universo e condividerlo con un pubblico desideroso di riscoprire l’anima di oggetti, che spesso usiamo senza dargli importanza. Tutte le iconografie realizzate nei dipinti che vedete nel catalogo ci consentono di riconoscere un’arte figurativa importante che conquistò il mercato sin dall’età moderna.

Per l’artista la conoscenza dell’arte del passato è fondamentale, difatti, tutto il suo lavoro si basa sullo studio della pittura figurativa fiamminga. Rikusha, dopo aver vissuto e lavorato in settori bancari e finanziari con relazioni internazionali, si ritrova a riflettere sul senso della vita e decide di cambiare strada e di studiare pittura. Vivendo in Italia frequenta a Roma Matearts, mentre nei suoi soggiorni in Francia studia nell’Atelier Renaissance, Atelier d’artistes, La bottega du peintre, nei soggiorni nella sua terra in Russia studia a Mosca presso l’atelier del pittore N. N Krapivin per sviluppare e affinare competenze artistiche importanti come dipingere scene di genere e saper ottenere effetti realistici e naturalistici, tali da voler toccare con mano gli oggetti o i volti dipinti sulla tela. La nostra artista ha un grande talento riesce a dare l’anima agli oggetti che dipinge, a far vibrare i nostri sensi mentre guardiamo le sue composizioni, ricche di elementi tra bicchieri, posate, brocche, ortaggi, frutta, libri, tutto è orchestrato per regalare armonia e ridare vita agli oggetti, come Fragrant morning, 2022.

Carmelita Brunetti

Dal 7 al 13/6/24 ” Mostra bipersonale di Rossanna De Min e Marco Ramassotto” al Medina Art Gallery

Dal 7 al 13 giugno 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA MERULANA, 220

 

Mostra bipersonale di

Rossanna De Min e Marco Ramassotto

Il testo di Arianna Montellanico

La mostra bipersonale accoglierà le opere di Rossanna De Min e Marco Ramassotto, due insegnanti e artisti che, dopo essersi incontrati in ambito scolastico, hanno scelto di esporre per la prima volta insieme le loro opere d’arte.

Rossanna De Min artista veneta, è stata docente di Arte e Immagine in una scuola media di Roma. Fin da piccola è stata sempre circondata da artisti e soprattutto dall’arte della ceramica. Suo zio, famoso ceramista degli anni Cinquanta e Sessanta, Guido Gambone (1909 – 1969) e poi suo cugino, Bruno Gambone, le hanno trasmesso la passione per l’artigianato ceramico d’autore, che nelle mani dell’artista diventa una vera propria opera d’arte.

Se la ceramica accompagna la storia dell’umanità…

…fin dalla Preistoria, c’è sicuramente un motivo. Il materiale duttile e maneggevole, rappresenta sia la materia prima per creare innumerevoli oggetti di varia utilità, sia una forma di espressione artistica. E Rossanna De Min, mentre modella l’argilla, la creta, per creare un manufatto ceramico, cerca di mantenere il più possibile il materiale grezzo e poco raffinato, seppur applicando del colore, per conservare il legame profondo che lo stesso ha con la natura che lo ha generato. Le ceramiche in mostra sono il frutto di tutte le esperienze che ha vissuto, compresa la sua formazione artistica e la grande influenza dei ceramisti del passato. Di grande impatto sono le “bambole o donne”, come all’artista piace definirle, in ceramica dipinta, che rappresentano solo loro stesse perché create in libertà.

A Rossanna piace pensare…

…che ad ognuna di esse, sia data la possibilità di esprimere semplicemente la loro natura, la loro essenza, senza affidargli un messaggio in particolare da trasmettere, se non quello di sollecitare l’osservatore a riflettere sulla donna come essere umano, da amare e rispettare. Rossanna De Min dedica buona parte della sua attività artistica anche alla pittura figurativa e naturalistica, prediligendo ultimamente la pittura astratta. Con uno stile molto personale, crea composizioni che non riproducono la natura o il paesaggio, ma disegna semplicemente linee e forme geometriche dai toni decisi, con lo scopo di generare emozioni nello spettatore.

Marco Ramassotto architetto, insegnante, musicista e pittore contemporaneo, nasce a Roma nel 1974. Frequenta il Liceo Artistico e dopo la laurea in Architettura presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, partecipa a numerosi concorsi e progetti soprattutto all’estero. Come musicista e produttore cura l’etichetta musicale Anomala Soundscapes mentre come pittore, utilizza una tecnica che tende sempre di più a servirsi di strumenti e supporti non convenzionali. La passione per l’arte e l’attività pittorica lo hanno sempre accompagnato durante la sua vita. Molti sono stati i lavori precedenti che lo hanno motivato a dipingere sempre più frequentemente e a mostrare le sue opere al pubblico. Grazie all’arte riesce ad esprimere quello che ermeticamente custodisce dentro di sé, senza ostacoli.

Alla Medina Art Gallery Ramassotto esporrà…

…la serie Interferenze (2009-2023), una serie di tele, realizzata con diverse tecniche pittoriche: dall’acrilico all’olio e dallo smalto alla tempera su legno.  Una lunga preparazione contraddistingue queste opere a partire dal supporto, costruito spesso con tavole di legno, fino alla loro completa realizzazione. Il lavoro infatti, spiega l’artista, può essere lasciato in sospeso anche per molto tempo, in attesa che arrivi l’ispirazione oppure essere estemporaneo, senza una regola precisa e senza quantificare il tempo che impiegherà per concluderlo.

Questa serie di tele nasce dalla suggestione dell’interferenza, qualcosa di impensato che accade durante l’azione pittorica. L’irrompere dell’inaspettato però, influenza la tecnica, cambiando completamente il risultato pittorico e quindi anche l’idea iniziale dell’artista, lasciando spazio all’indefinito e, nel caso della serie Interferenze, all’effetto di un tessuto scomposto. Una tecnica per così dire “fatalista”, vicina all’astrattismo e all’action painting, “la pittura d’azione”, che porta l’artista ad affrontare e sperimentare l’inaspettato, per creare qualcosa di sorprendentemente nuovo ed interessante. Un gioco di suggestioni per l’osservatore, che trovandosi di fronte ad un quadro della serie, tenterà di intravedere un qualcosa che rimarrà comunque soggettivo, dietro a quell’intreccio di acrilico, olio, smalto e tempera su legno.

La mostra permetterà l’incontro e lo scontro tra due universi artistici lontani tra di loro: quello dell’arte millenaria della ceramica della De Min e dell’astrattismo pittorico dei quadri contemporanei di Ramassotto. Nonostante la distanza tra le due arti, le opere cattureranno lo sguardo del visitatore che percepirà un equilibrio d’insieme, grazie alle combinazioni e agli intervalli di forme e colori, tessuti lungo il percorso della mostra.

Arianna Montellanico

Dal 24/5 al 6/6/24 “RIAF10 – ROME INTERNATIONAL ART FAIR 2024 – 10TH EDITION” al Medina Art Gallery

Dal 24 maggio al 6 giugno 2024

MEDINA ART GALLERY –  VIA A. POLIZIANO, 32-34

RIAF 10

Rome International Art Fair 2024 10TH

ITSLIQUID Group is pleased to announce the opening of the 10th edition of RIAF10 ROME INTERNATIONAL ART FAIR 2024, international exhibition of photography, painting, video art, installation/sculpture and performance art, on May 24, 2024, at 06:00 PM at Medina Art Gallery, in Rome. The exhibition will run until June 6, 2024.

ROME INTERNATIONAL ART FAIR 2024 analyzes the relationship between body and space, and the hybridization between identities and cultural/physical/social/urban settings in contemporary times, through two main sections: MIXING IDENTITIES and FUTURE LANDSCAPES.

MIXING IDENTITIES analyzes the hidden parts of our identities, through an immersive experience inside the fascinating universe of the complex labyrinths of our consciousness. The human body is a changing system that connects us with other bodies and spaces to perceive the surrounding reality; a strong communication system with its own language and infinite ways of expression.

FUTURE LANDSCAPES are abstract, infinite and conceptual, associated with a sense of freedom and infinite extension. Primarily experienced with the mind, spaces redefine their limits and borders, transforming surfaces in an open flow of pure ideas. This section focuses on the concept of the borders and the structures between body, mind and soul, the human identity and the city, the space and the ground.

Dal 17 al 23/5/24 “Nomadi del futuro: A Stop in a Desert” Mostra al Medina Art Gallery

Dal 17 al 23 maggio 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA A. POLIZIANO 32, 34

Nomadi del fututo: A Stop in a Desert

INTERNATIONAL EXHIBITION a cura di Nomadi del Futuro
organized by Arte a Fresa

Protagoniste della Mostra Internazionale “NOMADI DEL FUTURO: Una Sosta nel Deserto” sono le opere dell’Unione Internazionale di Artisti Nomadi del Futuro, per i quali il deserto è la metafora dell’assenza della casa: “Una terra desolata o mai destinata all’uomo. Il luogo da cui proveniamo e dove potremmo ritornare”.

Si definiscono “NOMADI DEL FUTURO” in un mondo in crisi d’identità. Seguendo la tradizione avviata dall’organizzazione che nacque nel 1997 ad Amsterdam, “NOMADI, Unione Internazionale di Artisti” (NOMADS, International Union of Artists), gli artisti partecipano ad un’attività residenziale, soggiornando in case messe a disposizione, come in un “albergo diffuso”. L’organizzazione è di “Arte a Fresa” che ha già programmato la seconda tappa in autunno a Londra, con l’obiettivo di raggiungere altre città del mondo ed ampliare il movimento.

IL CONCEPT

Questa mostra nasce dall’idea degli organizzatori di lanciare un invito, una open call universale, a pittori, scultori, fotografi e altri artisti internazionali (digitali, multimediali, ecc.), sfidandoli a portare in Italia opere sul tema del deserto. Intepretando metaforicamente come “deserto” tutti i sentimenti e i valori positivi, aridità di buone intenzioni, comprensione e rispetto reciproci, per risvegliare la capacità di armonizzarsi con la natura.

Il concept generale del progetto è la rinascita dell’uomo nel deserto, come metafora della continua ricerca, della perdita dei punti di riferimento, dell’indistinguibilità del percorso, che è particolarmente percepita nella nostra contemporaneità. L’idea della rinascita dell’uomo nel deserto è un’alternativa al pensiero e allo stile di vita occidentali abituali dei nostri giorni. Solo chi si espone e sopravvive ai climi estremi, ai pericoli e alle privazioni della vita nel deserto, riuscirà a credere di nuovo nella capacità dell’uomo di rinnovarsi.

Dal 17 al 23/5/24 “Sacro e Profano” Mostra bipersonale di Patrizia Grieco e Cecilie Guicheteu al Medina Art Gallery

Dal 17 al 23 maggio 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA MERULANA, 220

Sacro e Profano

Mostra bipersonale di

Patrizia Grieco e Cecilie Guicheteu

La pittrice francese Cécile Guicheteau si laurea in arte alla Scuola Pivaut di Nantes e Patrizia Grieco, scultrice salernitana, una volta diplomata all’Istituto d’Arte, si specializza in ceramica e porcellana a Capodimonte, dove frequenta anche uno stage di Raku giapponese. Due artiste: una francese e una italiana, due stili artistici diversi ma che insieme hanno apportato un interessante contributo all’arte contemporanea, grazie ad una comune sensibilità nei confronti del mondo esteriore.

Il loro sodalizio artistico inizia nel 2016 quando si incontrano in una residenza d’artista di 45 giorni a Tucheng (Cina). Nell’agosto del 2016, la Guicheteau, in occasione della residenza artistica in Italia, a Montemurro (Pz), visita l’atelier della Grieco a S. Tecla (SA), con la collezione di libri di Pinocchio del primo Novecento. Appassionatesi entrambe a questa collezione, iniziano a lavorare insieme, dando vita al progetto sulla rilettura di Pinocchio di Collodi, con un punto di vista femminile, volto alla valorizzazione non solo dei lati positivi del personaggio ma soprattutto delle sue debolezze e degli errori commessi, attualizzando la figura di Pinocchio a quella dell’uomo del nostro tempo. La naturale propensione di Patrizia nei confronti della scultura, con un interesse sconfinato per le forme e i volumi, si lega all’amore di Cécile per la pittura, in modo affascinante.

La “sintesi” è la chiave di lettura della loro arte, come afferma Cécile: “Quello che rappresentiamo è il vissuto digerito, visto da noi”. Guardandosi indietro ci si accorge che c’è un bisogno naturale di fare una sintesi della vita, tralasciando il superfluo per ritrovare la vera essenza di ogni cosa.

Le opere protagoniste della mostra “Sacro e profano”, stimoleranno la voglia di riscoprire il passato e di ritornare quasi in una dimensione ancestrale, che può sembrare lontana ma che in realtà è molto più vicina di quanto si immagini.  L’utilizzo della lingua latina nelle tele della Guicheteau, insieme alle citazioni relative alla religione cristiana, con le lettere cucite a filo, dal tratto austero quasi arcaico, aumentano ancora di più il trasporto in una dimensione pura e spirituale, dove l’effimero lascia il posto all’essenziale. Le sculture della Grieco riportano all’origine dell’uomo, alla fase embrionale della nostra vita, spingendoci sempre di più a rivivere e a proteggere le nostre radici, per evitare di cadere nell’anonimato della contemporaneità.

Dal 17 al 23/5/24 “Faces of Feeling” Mostra personale di Ellen Essen al Medina Art Gallery

Dal 17 al 23 maggio 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA ANGELO POLIZIANO 4,6

Faces of Feeling

Mostra personale di

Ellen Essen

Ho incontrato per la prima volta a Roma, nel 2023, nel corso di un’interessante mostra collettiva, le opere di Ellen Essen. Quella fu anche la prima volta che incontrai l’artista, un momento indimenticabile perché ne rimasi travolto dal suo straordinario entusiasmo, una passione per la bellezza e per l’arte autentica.

Ellen Essen, pittrice di estrazione tedesca, offre allo spettatore più attento, un linguaggio in cui la figura umana è interpretata attraverso ritratti che hanno lo scopo di svelare la profondità delle emozioni dei personaggi.

L’insieme delle opere che possiamo apprezzare solo attraverso una mostra personale, mette in risalto una gradevole uniformità cromatica ed un velo di affascinante malinconia che traspare dagli sguardi che caratterizzano ogni opera. Uno stile, un segno pittorico che delinea una sensibilità davvero spiccata verso tutto ciò che possiamo ammirare negli abissi dell’anima di ognuno di noi. Ellen Essen ama osservare e riflettere sul senso della vita specchiandosi idealmente nei ritratti che esegue perché ogni opera in realtà altro non è che l’autoritratto della sua anima sensibile.

A Roma, nella elegante Galleria Medina, Ellen espone una serie di opere significativamente, ognuna delle quali racconta una storia, un pensiero, un messaggio e una serie di emozioni molto forti che caratterizzano la nascita di tutti i suoi dipinti. La poesia che traspare dall’atmosfera malinconica che ritroviamo in molte opere di Ellen appartiene in realtà ad una iconografia storica che ci consente di ripercorrere, volendo, anche alcune tappe tra le più belle della storia dell’arte moderna e contemporanea. E, non certo per caso, i primi riferimenti che mi vengono in mente giungono proprio da quelle zone del centro-nordeuropeo dal quale proviene anche Ellen. Ripenso a “Melancholia”, capolavoro del 1911 del pittore norvegese Edvard Munch e alle atmosfere romantiche di uno dei più grandi artisti tedeschi della storia dell’arte, Caspar David Friedrich. Protagonisti di stagioni espressive molto interessanti ed affascinanti nella loro particolare atmosfera poetica. Così come lo scrittore tedesco, Hermann Hesse, che pose la sua idea di malinconia dentro l’anima di ognuno di noi, come scrisse in una sua celebre poesia dal titolo “An die Melancholie”.

Le opere di Ellen Essen, dunque, grazie alla straordinaria intensità emotiva, alla tensione espressiva e alla capacità di suscitare riflessioni molto profonde, si identifica attraverso uno stile che merita i palcoscenici internazionali, affinché il suo alfabeto creativo possa esprimersi, e soprattutto confrontarsi, con un pubblico sempre più ampio.

Alberto Moioli

Dal 10 al 16/5/24 “Senza essere nessuno” Mostra fotografica di Edoardo Formica al Medina Art Gallery

Dal 10 al 16 maggio 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA MERULANA, 220

Senza essere nessuno, frammenti senza tema

Mostra fotografica di

Edoardo Formica

Dal titolo della mostra: Senza essere nessuno. Allora essendo qualcuno? È questa la prima cosa che ho pensato quando mi sono trovata di fronte alle opere d’Arte di Edoardo Formica. Egli stesso, in primis, le presenta come il frutto casuale di incontri, passeggiate, peregrinazioni tra le strade eterne di Roma; in un certo senso le nega, esaltandone la natura fortuita e quasi accidentale. Non per svilirle certo, né per carenza di autostima: ma da questa negazione, che ci pone in una condizione d’animo particolare, le fotografie ne escono illuminate da una luce inaspettata, quella della scoperta che non credevamo di fare.

Formica non va in cerca dello scatto perfetto, è lo scorcio, la situazione, il cartellone pubblicitario, la scena metropolitana che cercano un osservatore attento e lo trovano proprio in Edoardo che sa cogliere le opportunità che ai più, nella caotica capitale, tra una corsa in taxi e un treno in ritardo, sfuggono. L’artista sa dunque captare quelle porzioni di realtà che tutti, costantemente, abbiamo sotto gli occhi, ma che non sappiamo più cogliere con l’innocenza e l’ironia spensierata di un bambino. Questo fa Edoardo Formica, guarda le cose con la naturalezza e la semplicità di chi se le trova per la prima volta davanti e ce ne restituisce una visione pura, entusiasta, meravigliata: il ritmo frenetico della quotidianità e il turbinio del vivere moderno annichiliscono la nostra sensibilità e addormentano l’io creativo.

Due ragazzini che giocano…

…un passeggino al sole, un’immagine in vetrina, il riflesso della luce sui gradini: la città intera si trasforma in un panorama di prospettive, di scenari, di vedute cui attingere a piene mani. È necessario però compiere un passo indietro, ammettere in un certo qual modo che siamo colpevoli e che per un motivo o per un altro non riusciamo più a cogliere le infinite sfumature che il mondo circostante ci offre; non siamo più capaci, da soli, di meravigliarci di ciò che esiste intorno a noi. Ecco, dunque, che la figura dell’artista, come un vero e proprio deus ex machina, interviene per farci dono di una cosa molto preziosa: un nuovo punto di vista, un’ottica alternativa alla solita.

Formica ci chiede di ascoltare in rime sparse il suono della sua arte, di raccogliere i frammenti delle sue fotografie, di lasciarci guidare dal bagliore della sua intuizione per scoprire una Roma in cui le epoche storiche, i cambiamenti socioculturali, le mille etnie, i mezzi di comunicazione vecchi e nuovi si sovrappongono e si intrecciano, perseguendo e mantenendo un equilibrio delicatissimo che la rende, nei secoli, eterna. Fotogrammi di un mondo esteriore, dunque, ma anche scorci di un’intimità quotidiana, scatti che raccontano un modo di approcciare alla vita, un’essenza, una personalità: quella del loro autore. È lo stesso artista, del resto, a sottolineare il legame intrinseco con la fotografia stessa e poi con la città natale che gli offre infiniti spunti di creazione e riflessione…

Leggiamo infatti, di suo pugno, dalla biografia…

“Ora che mi leggi, e che scrivo ricercando brevità e sintesi penso che adori la fotografia. A parte un più o meno breve recente corso, sono totalmente autodidatta. In compenso, dall’età di circa sedici anni, tra macchine fotografiche analogiche, ho avuto ed ho la fortuna di poter fotografare in generale molto, in particolare Roma.  Mia città natale nel 1976. Solo nel 2019 invece, altra data importante, sono passato al digitale. Mi sono sempre considerato un solitario. Una qualità, quasi una necessità. Nella fotografia secondo me, nella vita un po’ meno… Ora finalmente parlo. Ma, mi dicono, anche troppo a volte. La fotografia invece è sintesi. È intuizione, costruzione e definizione di un singolo attimo.

E forse, oltre che attimo, è stata ed è per me come un secondo cuore, un secondo battito. Ha battuto e detto di e per me, quando non mi esprimevo mai. Mi sintetizza ora che invece, a volte, parlo o scrivo troppo. Tanto che avevo infine deciso, da che ne parlavo molto e in dettaglio, di lasciare che le mie foto ad eccezione di quello di cui sopra o poco altro, se hanno come spero qualcosa da dire, parlassero da sé. Ma si cresce e si cambia.

E tra consigli esterni e un mio ripensamento, ora le mie foto viaggiano insieme a qualche parola. Mi raccomando però, che ciò non vi costringa in nessun modo nella loro visione e fruizione. E ricordate. Come semplice consiglio. Fruite le foto come capiterà. Come a me capita di trovarle in giro. In fotografia, almeno fino ad oggi, non seguo un ordine. E del resto. è una mostra senza tema. Buona “visione” …”.