Un interessante articolo apparso sul blog “Mammifero Bipede” : le linee guida per una rete di piste ciclabili urbane che vede il nostro rione protagonista in questa autentica rivoluzione della mobilità in città.
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Le grandi sorprese dei vecchi progetti (1883) all’#Esquilino e non solo
Non è un mistero che dopo la breccia di Porta Pia, l’arrivo dei piemontesi e la proclamazione di Roma capitale d’Italia ci fu un fervore enorme per cambiare il volto urbanistico ed architettonico alla città eterna per non farla sfigurare al confronto delle altre grandi capitali europee dell’epoca, più moderne e al passo con i tempi. Interi quartieri furono rasi al suolo o quantomeno profondamente ristrutturati secondo i canoni e gli schemi dell’urbanistica tardo ottocentesca. Abbiamo ritrovato la tavola del piano regolatore di Roma del 1883, redatto dall’ingegner Viviani, in cui si vede chiaramente che gli interventi più rilevanti erano iniziati o stavano per iniziare nelle zone dell’Esquilino, Prati, Aventino e Flaminio. Ci soffermeremo, ovviamente, all’Esquilino dal momento che non poche sorprese sono venute fuori dall’ esame del progetto urbanistico originario con la certezza che anche a quei tempi, purtroppo, si progettava una cosa e se ne realizzava un’altra. Innanzitutto bisogna ricordare che questo non è il primo piano regolatore pensato dal Viviani perchè ne esiste un altro più antico di circa 10 anni anche se non ufficilmente approvato e quindi questo rifacimento, valido anche formalmente, è dettato da aggiustamenti e modifiche scaturite da difficoltà attuative e chissà, anche pressioni politiche. Quindi si tratta di un piano regolatore lungamente pensato e non redatto in fretta e furia. Da una prima lettura si evince chiaramente che il primo “quartiere” ad essere interessato da questi enormi cambiamenti è stato proprio l’Esquilino perchè la legenda parla di “nuovi quartieri in costruzione” (colore marrone) mentre per gli altri si parla “nuovi quartieri da costruirsi”(colore rosa). Ecco la tavola d’insieme del piano regolatore del 1883 (cliccare per ingrandirla)
La prima grossa sorpresa viene da Piazza Vittorio Emanuele II : come si vede chiaramente nell’ingrandimento sottostante l’intento del Viviani era quello di mantenere l’asse dell’antica Strada Felice (la via che collegava la basilica di S. Croce in Gerusalemme a quella di Santa Maria Maggiore) e per fare questo aveva diviso il giardino della piazza in quattro, non solo era attraversato dall’antica via ma ne era stata concepita un’altra ortogonale per collocare all’intersezione il monumento a Vittorio Emanuele II (quello che ora è al Vittoriano). Come è facile vedere anche da alcune foto pubblicate da questo blog già alla fine dell’ottocento la piazza era stata rimodellata con un enorme giardino all’interno anche con un laghetto e senza alcuna strada che lo tagliasse e senza alcun monumento commemorativo. Ovviamente l’antica Strada Felice risultava così divisa in due tronconi : dalla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Piazza Vittorio e da Piazza Vittorio alla Basilica di Santa Maria Maggiore in netto contrasto con le direttive del piano regolatore.
In questa immagine possiamo facilmente vedere anche che, originariamente, in piazza Manfredo Fanti e in piazza Guglielmo Pepe non fossero previsti edifici e che quindi l’Acquario Romano prima e la vecchia centrale del latte poi furono progettati e costruiti in tempi successivi o in deroga a quello che era il piano regolatore vigente o con modifiche nei piani regolatori redatti negli anni seguenti.
Ma le sorprese più grandi vengono dalla parte sud, sud-est dell’Esquilino, quella che in seguito è stata pesantemente martoriata da decisioni spesso al limite dell’assurdo e senza alcun dubbio contrarie a qualsiasi idea non solo urbanistica ma anche solo sensata che invece pur nella furia distruttrice del rinnovamento a tutti i costi, il Viviani mostra in questo elaborato.
La prima cosa che si evince (vedi immagine sottostante) è che si era pensato a due sottopassaggi per collegare l’Esquilino a S.Lorenzo e più in generale alla Tiburtina : uno è quello che c’è oggi ossia il tunnel di S. Bibiana ma l’altro non esiste più anche se per il progettista era considerato più importante del primo perchè era in asse con viale Manzoni arteria importantissima e fondamentale del rinnovato assetto urbanistico del rione.
Un’altra cosa che suscita interesse è l’importanza che era stata riservata al Ninfeo degli Horti Liciniani con una grande area di rispetto ( circa la metà di piazza di Porta Maggiore) sia dalla parte della ferrovia, sia principalmente dalla parte opposta. Interessante il fatto che l’attuale via Giolitti era considerata un’arteria principale ed importante per il rinnovato rione tanto che era stata progettata per essere un viale alberato alla stessa stregua di viale Manzoni, via Merulana, via di Porta Maggiore e via di S. Croce in Gerusalemme. Da sottolineare anche come una vasta area (tra via di Porta Maggiore e via di S. Croce in Gerusalemme) fosse stata destinata come “area per gli edifici governativi” e in particolare per la nuova costruzione del Policlinico poi intitolato ad Umberto I, allora ancora da progettare e poi spostato in altra zona. Nei decenni successivi in quelle stessa area vennero costruite unità di edilizia residenziale e l’attuale sede della filiale romana della Fiat.
Come si può notare da questa pianta che ritrae la medesima zona ai giorni nostri, del sottopassaggio in asse con viale Manzoni non c’è più traccia, la zona di rispetto di fronte al Ninfeo degli Horti Liciniani non è stata rispettata e si costruì quasi a filo della strada e nel 1917 venne creata la linea ferroviaria Roma Fiuggi che restrinse in maniera ancor più significativa la carreggiata e di fatto costrinse alla chiusura del monumento. Altro martirio urbanistico lo ha subito nel corso degli anni la chiesa di S. Bibiana (capolavoro di G.L.Bernini) che il Viviani aveva preservato incastonandola in una piazza di non modeste dimensioni : la ferrovia Roma Fiuggi prima, l’ala Mazzoniana della nuova Stazione Termini dopo, l’hanno praticamente nascosta e relegata in una posizione di secondo piano accresciuta oggi dal degrado che regna in quella zona interessata anche dall’abbandono in cui versa l’ex cinema teatro Apollo chiuso ormai da circa 15 anni (e di proprietà del Comune).
Per chiudere questo articolo una paio di considerazioni interessanti. La prima è che nell’elaborato risulta senza ombra di dubbio che già nel 1883 era chiara l’idea di creare l’attuale via dei Fori Imperiali con la legenda “Demolizioni per ampliamento e apertura di strade”. E’ sintomatico che si pensò alla creazione di una via che collegasse la zona del Colosseo con la zona del parlamento e dei ministeri ancor prima che fosse pensato e progettato il Vittoriano.
La via era il proseguimento ideale dell’asse Viale Manzoni, Via Labicana e si intersecava con via Cavour ideata e costruita in quel periodo grazie a questo piano regolatore. La seconda è che molto probabilmente fino alla fine del secondo conflitto mondiale il sottopassaggio di viale Manzoni esistesse ancora, come qualche anziano del rione ricorda, venne chiuso in un secondo momento per ricavarne degli altri locali nella costruzione che attualmente ospita il pensionato della Polizia e delle FF.SS. .
Tale asserzione risulta evidente osservando che la base del corpo di fabbrica ortogonale a Viale Manzoni è completamente diversa dal resto del fabbricato ed è quindi chiaro che sia stata un’opera successiva e sicuramente peggiorativa del progetto originale che comprendeva il sottopassaggio che avrebbe dovuto essere il gemello di quello situato dinanzi a via Alfredo Cappellini.
Un tuffo nel passato con G.B. Falda
Per gli amanti della storia e dell’urbanistica un piccolo regalo di fine d’anno : la Pianta di Roma di Giovan Battista Falda, incisore, pubblicata verso la fine del XVII secolo (Nvova pianta et alzata della città di Roma con tvtte le strade, piazze et edificii de tempi, palazzi, giardini et altre fabbriche antiche e moderne come si trovano al presente nel pontificato di N.S. Papa Innocentio XI con le loro dichiarationi nomi et indice copiosissimo). Nel particolare qui sotto una parte dell’Esquilino a quei tempi : interessantissima la presenza della via alberata che collegava la chiesa di Santa Bibiana alla chiesa di S.Eusebio, via completamente distrutta con la ristrutturazione urbanistica voluta dal Viviani che, dopo il 1870, ridisegnò completamente l’Esquilino a quei tempi non ancora rione autonomo ma inglobato nel rione Monti. In un prossimo post esamineremo uno dei primi piani regolatori di Roma Capitale d’Italia (1883) con alcune importanti sorprese.
Utilizzando il link seguente potrete ammirare la pianta interattiva di tutta Roma del Falda, lavoro fantastico eseguito dall’Università di Princeton. Un’unica avvertenza per poter gustare appieno questo documento valido anche da un punto di vista artistico, bisogna tener presente che la pianta è orientatata con una differenza di circa 90° rispetto a quelle attuali. In poche parole in alto l’orientamento è verso est e a sinistra verso nord.
Università di Princeton : la mappa di Roma di G.B. Falda (1678)
Via Giolitti 2 : lo stato attuale
Non si può prescindere parlando di via Giolitti al giorno d’oggi da quello che è successo durante l’estate del 2014. Un’ennesima voragine, all’inizio di luglio, questa volta talmente grande da far riscoprire i resti di un tempio di età repubblicana databile tra il II e il I secolo a.C., si è aperta nel tratto che dal ninfeo degli Horti Liciniani arriva a piazza di Porta Maggiore, poche decine di metri di percorso ma teatro di numerosi episodi analoghi. Questo stesso blog ha documentato un simile guaio già nel 2010 (vedi articolo con foto : impressionante) . Ribadito che diverse volte negli anni precedenti si sono aperte altre voragini sempre nel medesimo tratto vorremmo chiedere alle autorità competenti cosa dovrebbe mai succedere per prendere delle decisioni responsabili e assennate.


Ma fossero solo le voragini a creare problemi al passaggio di questo treno. Noi crediamo che sia l’unico mezzo di trasporto pubblico al mondo a passare accanto o attraverso monumenti di eccezionale importanza e valore (Ninfeo degli Horti Liciniani e Porta Maggiore) con tutti i problemi che ne derivano riguardo alla sicurezza, alla statica degli edifici e alla natura del territorio che attraversa. Via Giolitti negli anni, anche a causa della presenza di questa linea ferroviaria è stata segmentata in maniera folle, da Porta Maggiore alla Stazione Termini ben in tre punti si inverte la direzione di marcia con un pezzo a doppio senso di circolazione tra via Cappellini e via Mamiani ma a mani invertite. E’ ovvio che di questa situazione ne risenta pesantemente il traffico veicolare (mezzi pubblici compresi) con continui stop, curve e colli di bottiglia che in certi momenti della giornata diventa assolutamente insopportabile specie per chi abita o lavora in vie strette come via Cairoli che deve sopportare il passaggio non solo di diverse centinaia di auto l’ora ma anche autobus di linea, autobus Termini – Fiumicino o Termini – Ciampino o autobus turistici. Qui sotto una cartina che evidenzia in verde il senso di marcia da Porta Maggiore alla Stazione Termini e in rosso quello opposto.

Un’altra scelta assolutamente cervellotica e priva di quel buon senso che dovrebbe accompagnare qualsiasi decisione riguardo ai mezzi pubblici è quella di aver posto il capolinea della linea 70 praticamente all’uscita del sottopassaggio all’altezza di via Cappellini trasversalmente. Di per sè potrebbe sembrare solo una cattiva idea tirata fuori per mancanza di immaginazione e programmazione nel decidere i tragitti degli autobus e i sensi di circolazione ma a una più accurata analisi non ci si può nascondere addirittura la pericolosità di tale risoluzione. Non tanto durante le ore diurne, il traffico è di per sè un deterrente a un aumento della velocità media ma nelle ore serali e nelle prime ore della mattina qualche automobilista distratto (o peggio) all’uscita del sottopassaggio è andato lungo e ha finito la sua corsa sullo spartitraffico adibito a marciapiede per il capolinea della linea 70. Per fortuna non si sono mai verificati incidenti a persone perchè in quei precisi momenti non c’era nessuno ad aspettare l’autobus ma perchè anche qui sfidare la sorte ?
Di seguito alcune fotografie di via Giolitti al giorno d’oggi
Nel prossimo capitolo di questa trattazione ci soffermeremo non solo ad elencare i cambiamenti necessari per per migliorare la vivibilità in questa via e per salvaguardare e valorizzare i monumenti di grande valore che ci sono, ma analizzeremo anche diverse proposte di architetti studiate per una vera e duratura riqualificazione non solo di via Giolitti ma di tutto il rione Esquilino.
Il Piano Generale del Traffico Urbano
E’ stato presentato il piano generale del traffico urbano messo a punto dall’assessorato capitolino alla mobilità.. Principale novità la suddivisione del territorio urbano in sei zone pressochè concentriche che vanno da quella compresa nelle Mura Aureliane (zona 1), fino a Ostia (zona 6), passando per le aree delimitate rispettivamente dall’anello ferroviario (zona 2), dalla circonvallazione esterna (zona 3), dal GRA (zona 4) e per l’area extra GRA (zona 5).Il piano prende atto delle grandi trasformazioni che si sono registrate negli ultimi 15 anni : dall’aumento della popolazione residente all’esterno del GRA all’aumento del fenomeno del pendolarismo con conseguenti gravosi aumenti dei volumi di traffico da e per la città e delle problematiche legate al fenomenio . Obiettivo del piano un minor uso del mezzo privato per gli spostamenti a favore del TPL con la contestuale creazione di piste ciclabili, corsie preferenziali, parcheggi di scambio per incentivare l’uso di mezzi alternativi all’automobile per gli spostamenti entro il territorio urbano. Il PGTU, suscettibile di proposte e miglioramenti entro febbraio dovrà essere adottato dalla Giunta capitolina per poi proseguire l’iter con il parere dei Municipi, le osservazioni dei cittadini e l’eventuale integrazione delle osservazioni accolte. Passaggio finale, l’approvazione dell’Assemblea capitolina.
Il documento del Piano Generale del Traffico Urbano (file .pdf)
Pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali
Visto il gran parlare che si fa in questi giorni dell’argomento e l’impatto che questo provvedimento avrà nel nostro rione e in quello vicino (Monti) riteniamo fare cosa gradita pubblicare il link (vedi) alla pagina dedicata sul sito istituzionale della mobilità a Roma e un filmato che espone in maniera virtuale i cambiamenti che dovrebbero partire entro la fine di luglio. Ci prenotiamo per un’analisi più approfondita sul prossimo post su via Giolitti viste le molte analogie che riscontriamo.
Via Giolitti : 1 – La storia
Avevamo promesso di parlare di via Giolitti nel post sui lavori di restauro del c.d. Tempio di Minerva Medica ed eccoci a parlarne. Essendo una trattazione abbastanza complessa abbiamo deciso di scinderla in tre parti : la storia, la stato attuale, le proposte. Non sembri inutile parlare dell’origine e lo sviluppo di questa via perchè anche alla luce dell’attualità (pseudo-pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali) se non si capisce l’importanza di applicare dei cambiamenti drastici, risolutivi ed armonici con altre aree limitrofe prendendo lo spunto anche dal passato si rischia solo di spostare traffico e inquinamento da un posto all’altro e rendere delle zone ancora più invivibili.

Innanzitutto via Giolitti è relativamente recente, nasce infatti con l’introduzione cittadina della ferrovia e la costruzione della prima stazione Termini. Fino ad allora, in ossequio al disegno urbanistico cinquecentesco di Papa Sisto V, nella zona, esistevano tre strade principali che collegavano S. Giovanni a S. M. Maggiore (via Merulana), S. Croce a S. M. Maggiore (Strada Felice) e S. Bibiana a S. Eusebio grazie al progetto redatto dall’architetto Fontana (immagine 2 e questo link) . Arriviamo con questa fisionomia urbanistica fino al 1850 ca. quando la scelta del sito della stazione ferroviaria fu al centro di aspri dibattiti e prese di posizione delle varie autorità papaline del tempo deputate alla decisione. Vigeva infatti l’opinione ottocentesca di far entrare la modernità (la ferrovia in questo caso) direttamente nel centro delle città e di trasformare “la piazza” da luogo di origine medievale di vita in comune con le botteghe artigiane a luogo di interscambio culturale e di passaggio con i servizi necessari (alberghi, ristoranti, caffetterie etc.). Per alcuni il sito accanto alle terme di Diocleziano non era abbastanza centrale rispetto ai centri di potere dell’epoca (Vaticano, S. Pietro) per altri era il luogo adatto per una rapida trasformazione della zona alla luce delle nuove esigenze. Vinse il secondo partito e venne costruita la stazione Termini nel posto attuale con la contemporanea nascita di quella che avrebbe preso il nome odierno di via Giolitti. La necessità di creare intorno alla stazione dei servizi dedicati ed il fatto che occorreva un nuovo quartiere per ospitare la classe borghese che arrivava da Torino per lavorare nei nuovi ministeri che si stavano via via costruendo convinse qualche anno più tardi. appena dopo la proclamazione di Roma capitale d’Italia (1873 ca.), l’ingegnere Alessandro Viviani a un grande progetto urbanistico per la creazione di questo luogo.

Nacque così l’attuale rione Esquilino con strade ortogonali, ma con dei limiti ben precisi, via Merulana ad ovest , via Giolitti (che allora si chiamava via Principe di Piemonte dalla parte di Porta Maggiore e via Principessa Margherita dalla parte della stazione) ad est e via Santa Croce in Gerusalemme-Via Conteverde – via Carlo Alberto che ricalcavano l’antica strada Felice come asse centrale con la novità di uno spazio enorme (Piazza Vittorio) che fungeva da collettore e distributore di vie anche non ortogonali e che originariamente doveva fungere anche come luogo rappresentativo scelto per il monumento a Vittorio Emanuele II (immagine 3). Per cui già allora il ruolo di via Giolitti appariva di grande importanza per lo sviluppo del rione. Negli anni successivi (1910 ca.) la via venne interessata da un progetto innovativo : quello di costruire una ferrovia a scartamento ridotto con il duplice scopo di collegare alcuni centri del sud del Lazio (S. Cesareo, Palestrina, Cave, Genazzano. Piglio fino a Fiuggi con le sue terme) con la capitale e di servire come mezzo pubblico urbano tra il centro della città e la strada Casilina che avrebbe avuto un notevole sviluppo verso l’esterno.

Idea lodevole e in anticipo con i tempi (si ipotizzava una sorta di metropolitana di superficie) ma che non teneva conto dei grossi problemi di natura statica che avrebbe arrecato nel tratto Stazione Laziali – Porta Maggiore a monumenti ed edifici oltre a problematiche di inquinamenti vari (acustico e ambientale, immagine 4) che ne rendono difficilmente sostenibile l’utilizzo nei tempi attuali. Negli anni ’30 visto il progressivo aumento dellle linee ferroviarie che arrivavano alla Stazione Termini che ne facevano una delle più grandi d’Europa e l’intersezione del traffico dei viaggiatori con il traffico cittadino con tutti i relativi problemi si pensò ad un suo ampliamento e ammodernamento e si affidò il progetto all’architetto Angiolo Mazzoni specialista di ristrutturazioni di stazioni ferroviarie. Da un punto di vista architettonico progettò un sito con alcune idee avveniristiche con due corpi di fabbrica laterali (via Giolitti e via Marsala) che avrebbero dovuto ospitare dei servizi vari con passaggi sotterrranei per collegare le due ali della stazione. Il progetto ebbe notevoli ritardi per l’interpretazione dell’entrata principale dalla parte di piazza dei Cinquecento : le alte gerarchie fasciste volevano un ‘entrata di grande impatto tale da ricordare i fasti dell’antichità classica.


Di diverso avviso gli alti funzionari delle Ferrovie dello Stato che preferivano un edificio più funzionale e meno rappresentativo. Solo nel 1939 l’architetto Mazzoni dopo diversi rifacimenti fu in grado di presentare il plastico dell’opera definitiva all’esposizione Universale di New York del 1939 (immagine 5). Il ritardo per il progetto definitivo e le tragiche vicende della seconda guerra mondiale interruppero i lavori che per la parte più contestata e controversa vennero ripresi nel primo dopoguerra con un’ulteriore gara per un nuovo progetto dell’ entrata principale con annessa galleria. La spuntò lo studio dell’architetto Vitellozzi che progettò la celeberrima pensilina chiamata anche “Il dinosauro”. Ma l’aspetto più interessante e più intrigante di questa vicenda è forse anche quello meno conosciuto. Contestualmente al progetto architettonico, il Mazzoni aveva ideato anche un maestoso rifacimento urbanistico in linea con i dettami del periodo fascista : l’attuale via Giolitti doveva diventare l’ideale congiunzione tra i fasti del passato (Porta Maggiore) e quelli del presente (Stazione Termini) in un’ enfasi trionfalistica che si traduceva in una via larghissima in linea con il porticato dell’attuale piazza della Repubblica sul tipo di via della Conciliazione e via dei Fori Imperiali (immagine 6). Per fare ciò era necessario abbattere alcuni dei palazzi che erano stati costruiti solo qualche decennio prima : operazione meno dolorosa di quelle effettuate per la costruzione delle altre due vie sopracitate ma altrettanto onerosa e disagiata per i proprietari degli edifici interessati . Si iniziò con i primi espropri ed anche con i primi abbattimenti : forse non ci avete mai fatto caso, ma davanti alla galleria principale della stazione dalla parte di via Giolitti è rimasto solo il piano terra con i negozi al posto del palazzo di diversi piani che è ancora presente in via Amendola. E solo negli anni ’90 si risolse la querelle tra i proprietari degli altri stabili espropriati ma mai abbattuti per il sopravvento della seconda guerra mondiale e quindi risarciti per i danni subiti. Tanto è vero che solo da pochi anni questi edifici sono stati restaurati e ancora oggi ci sono alcuni immobili uso ufficio da vendere o affittare. Finisce qui l’analisi storica di via Giolitti, nel prossimo post analizzeremo l’attuale stato con tutti i problemi che con le varie segmentazioni create nei decenni scorsi rendono difficile la vita ai residenti.
Secondo incontro del “Comitato Piazza Vittorio partecipata” alla Casa dell’Architettura
IL “COMITATO PIAZZA VITTORIO PARTECIPATA” INVITA AL SECONDO INCONTRO PUBBLICO IL 20 FEBBRAIO ALLE 17 ALLA CASA DELL’ARCHITETTURA/ACQUARIO – PARTECIPIAMO NUMEROSI!!!
Dopo l’incontro pubblico del 30 gennaio nel corso del quale i gruppi di lavoro del comitato hanno presentato le criticità di metodo e di merito del progetto dell’Assessorato ai Lavori Pubblici, le decine di cittadini riuniti nel comitato hanno continuato il lavoro e preparato le proposte che verranno presentate pubblicamente
lunedì 20 febbraio , alle 17.00
sempre all’Acquario/Casa dell’Architettura,
in piazza Manfredo Fanti,
Vi aspettiamo tutti con le vostre idee, i commenti e l’impegno a difendere il diritto alla partecipazione sul destino di piazza Vittorio e ovunque.
GIARDINO DI PIAZZA VITTORIO – ASPETTIAMO LA CONVOCAZIONE DEL TAVOLO
Parteciperà all’incontro, sempre come rappresentante del Sindaco Alemanno, l’Assessore Gasperini, che auspichiamo ci annunci una data per la prima riunione del tavolo annunciato il 30 gennaio.
Riflessioni sul Premio di architettura Catel 2011
Spesso da alcuni post di questo blog abbiamo suggerito che la riqualificazione definitiva dell’ Esquilino non può non passare per la valorizzazione dei numerosi monumenti sparsi nel rione ma spesso abbandonati e trascurati. Un simile e nuovo assetto urbanistico sarebbe non solo possibile ma auspicabile e renderebbe l’Esquilino una zona unica al mondo con un mix di arte, storia, cultura e servizi con percorsi vari interessantissimi da fare a piedi o in bicicletta dando così una mano per abbattere l’inquinamento atmosferico e promuovere l’occupazione dei giovani. Ciò che ci conforta è che anche stimati professionisti come quelli che hanno partecipato al premio di architettura Catel 2011 la pensino nello stesso modo e che in quasi tutti gli elaborati finalisti l’aspetto principale sia la valorizzazione dei monumenti presenti. La foto sopra illustra una proposta relativa alla riqualificazione del Ninfeo degli Horti Liciniani ed è tratta da uno dei lavori finalisti . Il link qui sotto collega a un articolo dell’Ansa con numerose foto degli elaborati presentati
http://www.a-realestate.it/news/speciali/111117_esquilino.html#
In sintesi dopo aver letto l’articolo e aver visto le foto possiamo fare alcune riflessioni :
- Via Giolitti è la zona che ha ispirato il maggior numero delle proposte
- Questo significa che è la zona più disagiata e meno raggiunta dagli ultimi tentativi di riqualificazione attuati negli anni scorsi
- E’ evidente che è anche la zona che offre le più alte opportunità per la crescita e lo sviluppo di attività economiche e culturali
- Tutti gli elaborati relativi a via Giolitti la presentano senza la obsoleta linea ferroviaria Stazione dei Laziali – Giardinetti
- Non c’è alcuna proposta faraonica. A parte un paio che prevedono la costruzione di cavalcavia pedonali (e quindi nulla di trascendentale), sono tutte proposte economicamente sostenibili.
Speriamo che questa manifestazione abbia aperto gli occhi ai nostri amministratori : con tanta buona volontà, le idee chiare e un progetto serio si potrebbe cambiare il volto del nostro rione trasformandolo da un luogo disagiato a punto di riferimento e modello per tutta Roma e non solo.
Piazza Vittorio e l’ennesima riqualificazione
Visto il notevole interesse che ha avuto la notizia della riqualificazione di Piazza Vittorio anche sulle testate giornalistiche nazionali non possiamo esimerci dallo scambiare qualche parola sull’argomento tenendo presente l’importanza che la piazza riveste nella vita del rione. Vorremmo sottolineare innanzitutto, che, forse, è l’ultima occasione perchè questo luogo divenga finalmente un centro vitale non solo per l’Esquilino ma anche per tutta la città di Roma, con il suo grande giardino, i suoi portici, i suoi monumenti e i suoi grandi marciapiedi alberati. E quindi sarebbe utile non sprecarla e cercare per quanto possibile una fattiva collaborazione con le autorità competenti per apportare al progetto ulteriori migliorie sostenibili e compatibili con il budget messo a disposizione per l’opera.
In questo link il progetto a grandi linee dal sito di “La Repubblica”.
In qoest’altro link il progetto più particolareggiato in file .pdf
Affinchè Piazza Vittorio non diventi solo una splendida oasi nel centro della città per il relax e lo svago di grandi e piccini ma un punto di interesse tra i principali di tutta Roma. occorre tener presente che :
- Un progetto di riqualificazione ambientale deve essere condotto su diversi piani d’azione per far sì che ottenga lo scopo che si era prefissato, cioè il miglioramento della qualità di vita delle persone che abitano o lavorano nelle vicinanze: E’ quindi necessario interagire anche sulle strade, sui marciapiedi, sull’illuminazione , sul traffico , sui parcheggi, sugli arredi urbani, sulle nuove possibilità di mobilità (bike sharing, car sharing, colonnine elettriche) e non ultimo sull’assetto commerciale delle zone limitrofe.
- E’ indispensabile prevedere negli anni seguenti alla riqualificazione il budget necessario per assicurare la sorveglianza e la manutanzione del sito altrimenti si rischia dopo poco tempo di ricadere nel degrado e nell’abbandono come è successo purtroppo in altri luoghi del rione (ma anche a Piazza Vittorio stessa).
- Nel progetto grande attenzione è stata riposta nella valorizzazione del patrimonio archeologico della piazza. Non è la prima volta che i suoi monumenti destano curiosità e ammirazione perchè nei secoli passati molti archeologi e studiosi si sono cimentati nella ricostruzione più o meno fantasiosa per esempio dei “Trofei di Mario” come testimonia l’immagine in fondo al paragrafo di una stampa ottocentesca di un lavoro di Antoine Martin Garnaud. Ma in più Piazza Vitttorio può divenire un polo di attrazione turistica di prim’ordine tenendo presente che tra breve tempo sarà possibile ammirare gli interessantissimi reperti ritrovati durante la costruzione del parcheggio sotterraneo del nuovo palazzo dell’ ENPAM e che qualche anno fa una campagna di scavo proprio sotto i giardini portò alla luce dei resti elegantissimi di una villa patrizia (Horti Lamiani) dell’antica Roma (vedi l’articolo tecnico finale in file.pdf)
In conclusione, tenendo presente la vicinanza di basiliche, chiese ed altri monumenti, e le eccellenti possibilità fin da ora di usufruire dei mezzi pubblici per gli spostamenti, non possiamo che esortare i progettisti e gli anmministratori a lavorare perchè questa diventi la riqualificazione definitiva della piazza e grazie a questa occasione formidabile e forse irripetibile si pongano le basi per riaccendere il motore dello sviluppo della zona. Infine, un’esortazione : se qualcuno ha qualche buona idea “nel cassetto” è ora di tirarla fuori….. utilizzando il seguente indirizzo e-mail assessorato.lavoripubblici@comune.roma.it.






