Archivi tag: Mura Serviane

Le Mura Serviane all’Esquilino

Le Mura Serviane sono uno dei monumenti tra i  più antichi della Storia di Roma. Spesso sottovalutate ma mai ignorate per la loro imponenza e maestosità sono sicuramente uno dei tanti tesori del Rione Esquilino.

Nel post seguente dall’account Facebook di Turismo Roma la storia sintetica oltre che una splendida fotografia delle Mura accanto alla Stazione Termini

Ma le Mura sono presenti anche all’interno del giardno di Piazza Manfredo Fanti

e a via Carlo Alberto sporgenti dal muro del palazzo costruito accanto alla chiesa di San Vito e a poca distanza dall’Arco di Gallieno ex Porta Esquilina delle antiche Mura Serviane

La prossima immagine mette a confronto le Mura Serviane (in rosso) con quelle Aureliane (in nero) edificate nella seconda metà del III secolo d.C.

Per maggiori informazioni sulle Mura Serviane l’articolo sul sito della Sovrintendenza Capitolina ai beni culturali (vedi)

Il muro di terra delle Carine

Veduta attuale del Muro della Suburra

Sorgente: Il muro di terra delle Carine     www.romeandart.eu

L’urbanistica di Roma sin dai tempi primitivi è stata conseguenza delle occupazioni dei siti da parte delle tribù che si spartivano il territorio e la sfera d’influenza con veri scontri fisici che se tra il IX ed VIII secolo a.C. si verificavano tra Sacravienses e Suburani, venti secoli dopo vedevano coinvolti Monticiani e Trasteverini.
Il limite tra le due fazioni era lo stesso, il muro di terra delle Carine e il luogo dello scontro la valle fangosa tra Palatino ed Equilino che in tempi arcaici si chiamò Foro Romano e in tempi moderni Campo Vaccino.
La storia del territorio di confine inizia già nell’età del bronzo medio, XIII secolo a.C., quando le antiche comunità italiche iniziarono ad insediarsi in sponda sinistra del Tevere; i latini scesero lungo la colata di Capo di Bove andando ad insediarsi sul Palatino per poi essere raggiunti da gruppi etruschi che costruirono i loro pagus sull’Aventino mentre da nord i sabini arrivarono ad occupare il Quirinale e le aree limitrofe. Questa estraneità dell’area alla città palatina venne rimarcata dal nome che sin dal tempo arcaico ebbe il colle: Exquiliae. Il nome deriva dal verbo colere (abitare) preceduto dal prefisso ex usato per designare coloro che abitavano fuori dalla città; l’homo esquilinus era colui che si opponeva all’inquilinus, colui che viveva dentro la città.
Tuttavia corre l’obbligo di ricordare che esiste una diversa interpretazione dell’etimologia del nome del luogo che rimanda al esculus, ovvero l’eschia un tipo di quercia sacra a Giove e che cresceva abbondante sul colle; la notazione comunque non esclude il significato legato al limite.
La città arcaica, molto prima che Servio costruisse le sue mura che circondavano i sette colli, era chiusa da terrapieni fortificati che proteggevano solo quattro colli e dove sull’altura della Velia c’era il murus mustellinus, muro della donnola, che fronteggiava il murus terreus Carinarum.
Qui correva il confine tra il dentro ed il fuori e si aprivano probabilmente delle porte di cui una poteva essere il Janus.
All’interno della città erano le case dei Sacraviensi, mentre tutto l’ager che si trovava al di là del muri di terra della Carinae era abitato dai Suburani; questi avevano una posizione di sottomissione nei confronti di Sacraviensi e probabilmente una funzione difensiva nei confronti di tribù delle genti sabine che erano andate ad insediarsi sul Quirinale. Nell’arco di due secoli la città si espanse e assorbì gli abitanti di tutti i sette colli ma tra le due tribù che si fronteggiavano tra Velia e Colle Oppio rimase l’attrito che nasce dalla distanza tra, da una parte di chi sente la città propria e rifiuta coloro che “vengono” da fuori e, dall’altra di chi sente di aver contribuito alla grandezza della città e detesta chi vuole solo per sé i frutti di quella grandezza in nome di prerogative ormai svuotate di valore.
Le testimonianze letterarie non offrono alcun sostegno a questa ipotesi mentre invece sono rilevanti le testimonianze archeologiche: nel IX secolo a.C. sulle pendici nord-orientali del Palatino esistevano delle capanne che furono distrutte intorno al 750 a.C.. ed al loro posto fu costruito un muro, il murus mustellinus, a baluardo dalle invasioni delle tribù etrusche che si erano insediate sulle exquiliae.
Ma probabilmente quel muro non era abbastanza alto o abbastanza robusto e ne fu costruito uno più possente meno di un secolo dopo. All’inizio del VII secolo a.C. il primo muro fu demolito e su quell’area furono collocate delle sepolture che gli archeologi interpretano come sacrifici umani per espiare l’obliterazione delle prime mura, mentre il nuovo muro venne costruito con un tracciato leggermente diverso. I reperti archeologici suggeriscono che questo possa essere stato il luogo del tigillium sororium un monumento a ricordo di una scelta difficile quale quella di sacrificare un appartenente alla tribù perchè così potessero essere salvi tutti gli altri …

Vedi anche Subura Antica.. – Stefano Piale Romano 1823     Delle  antichità della città di Roma – Lucio Fauno 1550

Un nuovo fantastico sito, ora visitabile, arricchisce il patrimonio archeologico dell’Esquilino

Dal sito http://www.romasotterranea.it

Fra S. Maria Maggiore e Piazza Vittorio, sull’antico Mons Cispius, si trova la chiesa di S.Vito. La prima menzione della chiesa, già detta “in Macello”, dal vicino Macellum Livianum, si trova nella vita di Papa Leone III (795-816).
L’area immediatamente vicina alla chiesa – intitolata in realtà oltre che a S. Vito anche ai SS. Modesto e Crescenzia – presenta, visibili a tutti, due elementi di notevole importanza archeologica: una porzione delle cosiddette Mura Serviane, in blocchi di tufo di Grotta Oscura, incastonate in un edificio lungo Via Carlo Alberto e, orientato esattamente come queste, l’Arco di Gallieno, ricostruito in epoca giulio-claudia su quella che doveva essere l’antica Porta Esquilina.
Importanti ed ampi scavi effettuati al di sotto della chiesa nel 1971-1972 e poi nel 1979 hanno permesso di acquisire importanti informazioni relativamente alla topografia della zona. E’ stata ritrovata una porzione delle antiche mura di cappellaccio, forse databili addirittura al VI secolo a.C. e fondate nel terreno vergine della valle esquilina. Si è accertata la presenza di un varco con orientamento nord-sud, corrispondente con tutta probabilità alla prima Porta Esquilina. E’ stato inoltre rilevato un diverso rapporto tra la cinta muraria del IV secolo a.C. e il sito della nuova Porta Esquilina in senso est-ovest, che si risolve con un percorso ad angolo ottuso della fortificazione ed uno sfasamento dei due tratti attestati alla porta.
E’ poi visibile la strada romana, presente con un tratto di basolato che accenna al percorso sotto il terzo fornice laterale dell’Arco di Gallieno.
Sono inoltre state scoperte delle opere idrauliche da riferirsi all’arrivo dell’acquedotto Anio Vetus presso la Porta Esquilina: in particolare un castellum aquae ed una riorganizzazione degli spechi sotterranei dell’acquedotto avvenuti in età traianea. Il nucleo cristiano della diaconia si inserì proprio in ambienti ridossati al corpo del castellum aquae, lungo il lato nord della chiesa attuale. L’accesso a questi ambienti avveniva da una porta che si affacciava sulla strada romana.
Sono presenti inoltre i resti architettonici del probabile primo ambiente del IV secolo d.C. raccolti nella zona di risulta tra il castellum e le mura del IV secolo a.C., oltre alle sepolture dell’epoca cristiana disposte ai margini della strada riutilizzando un vecchio canale di scolo legato al castellum.
E’ stata infine accertata la fase medievale della prima chiesa.

Vorremmo solamente aggiungere  che è uno dei pochissimi luoghi di Roma (ed è tutto dire) in cui si può fare idealmente un viaggio nel tempo che va dal VI secolo a.C. alla seconda metà del milleottocento, dalle Mura Serviane all’attuale chiesa di San Vito passando per le stratificazioni di età augustea, tardoantica, medioevali e  rinascimentali. Insomma un’altra eccezionale testimonianza di quanta ricchezza, bellezza, arte e cultura è capace di offrire il Rione Esquilino e in particolare l’area di Piazza Vittorio.

Peccato che a poche decine di metri da questo fantastico sito ci tocca vedere simili sconci

Possibile che non si possa fare nulla per ridonare all’Esquilino e alla città di Roma quella dignità che merita e che le spetta per la sua storia e l’importanza che tutto il mondo le riconosce.