Misteriose linee che partono dal nostro Rione per arrivare in altre parti di Roma passando per monumenti attuali e della Roma antica. Vengono tracciati itinerari interessantissimi da un punto di vista religioso, spirituale, storico e esoterico. Il numero quattro ricorre in maniera quasi ossessiva e molti luoghi e monumenti dovrebbero essere riconsiderati anche sotto questo aspetto. Guardate con attenzione questi due filmati :
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Seneca Morente

Una delle storie più strampalate relative al rione riguarda il cosidetto “Seneca Morente”, statua di cui si ignora la data di ritrovamento, precedente al 1594, in cui appare negli inventari della collezione Borghese, e che, da qualche accenno documentale, si ipotizza essere stata scavata nella Vigna de Pischini, estesa tra due chiese scomparse: San Matteo in Merulana, uno dei più antichi titolo cardinalizi di Roma, eretto circa il 112 da papa Alessandro I, situata dove adesso c’è l’incrocio tra via Alfieri e Via Merulana e San Giuliano Ospedaliere, dove adesso c’è l’incrocio tra Via Carlo Alberto e Piazza Vittorio.
Entrambe le chiese hanno due storie alquanto interessanti: San Matteo, la cui abside era Via Machiavelli, appena a sud-ovest dell’incrocio con Via Giusti, in pratica sotto l’USI, mentre la cappella di Sant’Elena all’Esquilino si trova vi era la navata, fu restaurata da Papa Pasquale II nel 1110 e poi da…
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La Porta Magica a Piazza Vittorio: la sua storia, il suo significato e le notizie sul mondo dell’alchimia in tre interessanti filmati
Sulla Porta Magica di Piazza Vittorio ci sono molte pubblicazioni, tutte interessanti, che ne descrivono la storia, cercano di decifrarne i simboli impressi e analizzano il mondo esoterico e dell’alchimia in generale. Ma crediamo che sia la prima volta che vengano realizzati dei filmati che espongono in maniera chiara ed efficace tutti questi concetti. Pubblichiamo quindi queste tre interviste che sicuramente aiutano ad avere un’idea più precisa sia sulla Porta Magica sia sul mondo dell’esoterisno e dell’alchimia a Roma che, a suo tempo, ha caratterizzato la vita di Massimiliano Palombara marchese di Pietraforte che fu l’ideatore di questo incredibile ed unico monumento.
Un bellissimo filmato d’epoca sull’inaugurazione della nuova Stazione Termini
Un filmato dell’Istituto Luce girato alla fine del 1950 in occasione dell’inaugurazione della nuova Stazione Termini. Da considerare i numeri dei passeggeri e dei treni e confrontarli con quelli di oggi per comprendere come nel corso dei decenni siano aumentati in maniera esponenziale. Le considerazioni finali dovrebbero far riflettere gli amministratori odierni: che immagine di Roma possono farsi le centinaia di migliaia di viaggiatori che al giorno d’oggi transitano quotidianamente per il principale scalo ferrioviario romano?
E per finire un documentario del 1952 sempre sulla Stazione Termini diretto da un grande regista del cinema italiano: Valerio Zurlini. Vale veramente la pena di vederlo!
Le sorprese del passato: la rete tranviaria creata a Roma per l’Esposizione Universale del 1911
E’ passato più di un secolo da quando nel 1911 in occasione dell’Esposizione Universale di Roma venne creata una rete tranviaria per dare la possibilità ai visitatori che arrivavano da ogni parte del mondo per questo evento, di spostarsi rapidamente e comodamente non solo tra i vari luoghi dedicati alle mostre e agli allestimenti, ma anche per visitare i monumenti più rappresentativi della città eterna. Ovviamente si partì da zero visto che i primi tram elettrici videro la luce solo negli ultimi anni del secolo XIX e si pensò anche all’importanza pubblica successiva del progetto che avrebbe fatto di Roma una città all’avanguardia per il trasporto su rotaia in superficie.
Il Rione Esquilino per la sua valenza di quartiere urbanisticamente moderno per quell’epoca e per i suoi lunghi viali rettilinei si prestava a meraviglia per questo nuovo tipo di mobilità e difatti già allora risultava in assoluto una delle zone meglio servite e collegate di tutta Roma. Però guardando l’immagine seguente (cliccare per ingrandirla) che è un particolare della pianta di Roma del Genio Civile pubblicata nel 1911 ci si accorge come i progettisti, che, ripetiamo, partirono da zero e lavorarono nei primissimi anni del ‘900, preferirono utilizzare quasi tutti gli assi longitudinali del Rione (via Merulana, via di Santa Croce in Gerusalemme, un tratto di via E. Filiberto, via di Porta Maggiore, via Principe Umberto) eccetto l’attuale via Giolitti (allora viale Principessa Margherita). Un caso? O più precisamente un atto di rispetto per il cd. Tempio di Mineva Medica dato che, nonostante l’assenza di palazzi a quell’epoca nel tratto via Micca – Porta Maggiore, non poteva essere spostato e obbligava i tram a una curva troppo pronunciata e un passaggio troppo ravvicinato al monumento.


Ci si chiede per quale motivo negli anni immediatamente successivi si permise alla linea Roma Fiuggi tra l’altro costruita da privati oltretutto promiscua (trasportava persone e merci in particolare i cosiddetti selci per farne sampietrini) di utilizzare anche quest’ultimo viale e costringere alla chiusura (e al progressivo abbandono a causa dei continui micro crolli) il cd. Tempio di Minerva Medica. Ci piacerebbe conoscere quante “teste” saltarono prima di trovare qualcuno che fosse d’accordo con questo sconcio e desse il permesso di realizzarlo. Tra l’altro la storia di questa ferrovia è un continuo susseguirsi di fallimenti e di passaggi di proprietà, un caso anche questo? E ai giorni nostri la Regione Lazio sta facendo di tutto per regalare (e sottolineiamo questa parola) la proprietà al Comune di Roma perchè non ne vuol più sapere di questa linea mentre pensa a notevoli investimenti per le altre ferrovie regionali (Roma Lido e Roma Viterbo) e ai trasporti su gomma con l’acquisto di nuovi autobus per centinaia e centinaia di milioni di euro. Tutti pazzi?
Oggi, al termine di un restauro lungo, difficoltoso e costoso la situazione del Tempio di Minerva Medica a causa della ferrovia è questa : passaggio pedonale interrotto (mai che sentissimo qualcuno di tutti quelli a cui sta a cuore la pedonalizzazione delle aree più significative di Roma elevare una protesta nei confronti delle autorità per questo autentico sconcio), turisti disorientati di fronte a tanta bellezza ma del tutto negata perchè permane la chiusura del monumennto (e chissà fino a quando)
Per chi avesse la curiosità di conoscere le linee tranviare anche negli altri quartieri e rioni nella Roma del 1911 e le antiche numerazioni dei tram ecco il link. Rimarrete stupiti nel vedere che già allora erano state concepite e realizzate delle linee che dovrebbero essere ripristinate nei prossimi anni.
Piazza Vittorio, una storia piena di problemi e ripensamenti.
E’ noto che questa piazza nasce con il progetto di ristrutturazione urbanistica del nuovo quartiere Esquilino (a quei tempi non esisteva ancora il rione omonimo) realizzato dall’ing. Viviani e dai suoi collaboratori dopo il 1870. Già nel piano regolatore ufficioso del 1873 (vedi) l’Esquilino è perfettamente delineato sia nella sua forma, sia nella sua estensione, sia nei suoi assi principali secondo i dettami urbanistici tipici di quel periodo: ampi viali rettilinei per facilitare gli spostamenti e vie ortogonali intercalate da piazze e piazzali con alberi e giardini per rompere la monotonia di lunghe file di isolati e creare degli spazi di socializzazione, riposo e ristoro.

Piazza Vittorio nasce per essere luogo di grandi dimensioni per celebrare la figura di Vittorio Emanuele II, padre della patria (Figura 1). L’idea è quella di costruire un’enorme statua commemorativa e posizionarla al centro della piazza in mezzo a una grande rotatoria. Da notare il giardino diviso in quattro parti da due strade; quella longitudinale altro non è che il primo tratto dell’antica Strada Felice che collegava in origine Santa Croce in Gerusalemme a Trinità dei Monti e che i progettisti non volevano troncare. Passano gli anni, i lavori si susseguono a ritmo vorticoso, l’Esquilino inizia a prendere forma ma l’idea è sempre quella originaria di costruire questa enorme piazza per commemorare Vittorio Emanuele II.

Ecco il Piano Regolatore (questa volta ufficiale) del 1883 (vedi); la piazza è sempre divisa in quattro e al centro permane il monumento (figura 2). In una rara fotografia (dall’archivio di Roma Ieri e Oggi) si può vedere Piazza Vittorio negli anni tra il 1873 e il 1883: molti degli edifici sono stati già ultimati ma non c’è traccia del giardino anzi si

vedono nitidamente i segni delle strade che avrebbero dovuto intersecarla e quelle che avrebbero dovuto diventare le quattro aree verdi con al centro la rotatoria (figura 3).
Da notare che i progettisti nello stesso P.R. ideano anche quella che diventerà in seguito via dei Fori Imperiali (in giallo le costruzioni da distruggere) come un prolungamento dell’asse viale Manzoni – via

Labicana che si raccorda con la costruenda via Cavour ma del Vittoriano non c’è traccia e Piazza Venezia, pur ampliata, risulta più piccola di quello che diventerà in seguito (figura 4). Ma a questo punto succede qualcosa che stravolge i progetti e i piani regolarmente approvati. Si cambia completamente idea e prende corpo il progetto di dedicare non solo una statua (per quanto maestosa) e una piazza a Vittorio Emanuele II ma un vero e proprio monumento in linea con i fasti dell’antichità classica e posizionarlo nel luogo più rappresentativo, da un punto di vista storico, della città, tra i Fori Imperiali e il Campidoglio. E Piazza Vittorio? Beh, all’inizio viene lasciata al suo destino.

Ecco una pianta di Roma ( non un progetto) edita da Vallardi Editore del 1891 (vedi): le strade, la rotonda e il monumento sono spariti e al loro posto c’è solo un enorme giardino informale (figura 5).

Contestualmente insieme al progetto di via dei Fori Imperiali che non viene accantonato (in verde scuro in questa pianta gli edifici da demolire) appare anche il Vittoriano in una Piazza Venezia di grandi dimensioni (più o meno quella attuale).
Negli anni successivi a Piazza Vittorio Carlo Tenerari crea un giardino, con viali di ghiaia sinuosi, piante di vario tipo (tra cui magnolie, palme, cedri del Libano, platani), e in seguito un laghetto con al centro un gruppo statuario opera di Mario Rutelli e proveniente dalla “Fontana delle Naiadi” di Piazza della Repubblica che viene chiamato ironicamente “Fritto misto”. Ecco una galleria di foto d’epoca che ritraggono la piazza tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento
Ma non si deve credere che i problemi architettonici ed urbanistici siano i soli ad aver caratterizzato la vita di questa piazza. Purtropoo fin dai suoi primi anni di esistenza le cronache ci mostrano un quadro poco lusinghiero e già problematico per l’ordine pubblico. A questo riguardo linkiamo due post del gruppo Facebook “L’Esquilino come era, com’è” pubblicati dal prof. Carmelo Giuseppe Severino, autentica memoria storica del Rione.
https://www.facebook.com/groups/515913398498350/permalink/1304147043008311/
https://www.facebook.com/groups/515913398498350/permalink/1257666760989673/
Come si vede, nulla di nuovo sotto il sole.
Le Ville Esquiline raccontate da Carmelo G. Severino
La vecchia città, col suo indescrivibile fascino e la sua quasi opprimente massa di memorie storiche e tradizionali, si sta vanificando sotto i nostri occhi ed una nuova capitale, sul tipo di Livorno con larghi viali, chioschi e fontane, sta sorgendo sulle rovine della vecchia. Menzionerò solo un capitolo di questi annali di distruzione: la perdita della squisita corona di ville e giardini che circondava la città e la rendeva nel mondo quasi unica nel suo genere
E’ un brano del grande archeologo Rodolfo Lanciani che racconta i cambiamenti subiti da Roma dopo l’Unità d’Italia, cambiamenti che cambiarono anche il volto del rione Esquilino, trasformandola da area suburbana, piena di vigne e giardini, ben descritti nella pianta del Nolli del 1732, a zona ad alta urbanizzazione.
Per comprendere quell’atmosfera e tornare indietro nel tempo Noi di Esquilino e Il cielo sopra Esquilino hanno organizzato una conferenza che si…
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L’Esquilino come era ai tempi dell’antica Roma
Da sempre l’Esquilino essendo uno dei colli su cui venne edificata in origine la città di Roma, ha solleticato la curiosità di archeologi ed aritisti per avere un’idea di come fosse in epoca romana, dato che, nei secoli successivi alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, ha subito una devastazione pressochè totale e solo pochissimi monumenti sono rimasti in piedi a testimoniare un passato di eccezionale importanza e splendore.
Un anomino nel XVIII secolo immaginò il cd. Tempio di Minerva Medica con accanto l’Arco di Costantino ed altri templi. Ricostruzione non solo fantasiosa ma sicuramente impossibile visto che il celeberrimo arco è da sempre posizionato accanto al Colosseo distante diverse centinaia di metri in linea d’area dal luogo dove si trova il tempio all’Esquilino.
Un altro autore ha immaginato un ambiente simile ma se possibile ancor più fantasioso con statue , obelischi e colonne commemorative.
Ma una cosa era sicuramente conosciuta fin dai secoli passati: l’importanza che questa splendida costruzione rivestiva nel periodo Costantiniano e che non era affatto isolata come risulta praticamente da tutti i quadri e le incisioni dal Medioevo in poi, ma contornata da altri edifici di grande importanza e bellezza.
Recentemente con l’ausilio di nuove tecnologie e tenendo presente i risultati di rilievi archeologici eseguiti negli ultimi decenni si è proceduto a ricostruzioni molto più vicine a quella che doveva essere la realtà e lasciamo a voi giudicare i risultati : l’Esquilino era praticamente una sorta di vero e proprio Eden con residenze fastose e monumenti fantastici!
Cliccare per ingrandire le immagini tratte dal sito http://www.maquettes-historiques.net
Per approfondire e avere più notizie su alcuni degli edifici riprodotti nelle immagini vi rimandiamo alle pagine
L’Esquilino ovest e il Viminale
Nynphaeum Hortorum Licinianorum
Consigliamo a tutti i residenti dell’Esquilino di leggere attentamente queste spiegazioni perchè potrebbero scoprire di abitare sopra quella che fu la dimora di Virgilio , dell’imperatore Tito o di qualche altro personaggio di primissimo piano nella storia e nella cultura dell’antica Roma.
Tempio di Minerva Medica: autentica superstar per gli artisti del passato
Per secoli il cd. Tempio di Minerva Medica è stato uno dei soggetti preferiti per i paesaggisti e i vedutisti di tutta Europa che venivano a Roma per immortalare le magnificenze della città. E per secoli è stato uno dei monumenti più conosciuti, più ammirati e più studiati da tanti illustri artisti e architetti che ci hanno donato capolavori sparsi in tutto il mondo. Poi, all’inizio del ‘900, la scellerata decisione di fargli passare una ferrovia accanto (all’inizio per meri scopi economici) ha costretto le autorità competenti dell’epoca a chiuderlo al pubblico e a decretarne un lento ma inesorabile declino. Vogliamo con questa breve ma significativa carrellata di immagini rendere omaggio e giustizia a questa fantastica testimonianza del periodo costantiniano sperando che, finalmente, vengano prese delle decisioni che non solo ne preservino le strutture ma lo valorizzino e lo facciano conoscere di nuovo e apprezzare in tutto il mondo.







In un prossimo post faremo una carrellata delle altrettante numerose incisioni.




