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Dal 17/4 al 15/5/25 “Expo e Made in Italy. Futuro in mostra” all’Acquario Romano – Casa dell’Architettura

Dal 17 aprile al 15 maggio 2025

ACQUARIO ROMANO – CASA DELL’ARCHITETTURA

Expo e Made in Italy. Futuro in mostra

Il percorso espositivo si articola in diverse sezioni, racconta la storia e l’evoluzione delle Esposizioni Universali mettendo in luce i temi più rilevanti come la creatività, la tecnologia e il ruolo dell’architetto. La prima sezione è “L’origine degli Expo: Un incontro tra civiltà” dall’Expo di Londra nel 1851 fino a Expo Osaka 2025, l’esposizione universale come momento di incontro tra culture, scoperte scientifiche e tecnologie. Si prosegue con “Creatività e Innovazione: L’Expo come catalizzatore” ed “Evoluzione del Marchio Expo: Da simbolo a icona globale” approfondendo il legame tra gli Expo e l’attività inventiva e l’impatto dell’evento a livello globale. Segue poi un “Confronto tra Expo: Milano, Dubai, Osaka”, raccontando anche il rapporto tra “Italia e l’Expo: Una storia di orgoglio e progettualità”. La Mostra si conclude con il “Ruolo dell’Architetto: Dal progetto alla realizzazione”, al centro il processo progettuale di spazi temporanei: dando forma alla visione collettiva.

Inaugurazione giovedì sera 17.4.2025 alle ore 20, subito dopo il talk
CONVERSAZIONI SULLA PRATICA DEL PROGETTO
con OFFICE Kersten Geers David Van Severen
che inizia alle 17:45
Grazie alla partecipazione di designer, produttori e imprese di ExpoMilano 2015–Dubai 2020–Osaka 2025, il pubblico vivrà un’esperienza immersiva nella storia degli Expo e del talento made in Italy.
in collaborazione con
lympha
Associazione Valore delle Idee
partner tecnici
AMDL Circle
ESA Genius
LAND Landscape
Giulio Cinti
Nemesi Architects
RIMOND Group
 
Maggiori informazioni, filmati e galleria fotografica al seguente link

Ex Cinema Apollo a via Giolitti: siamo finalmente ad una svolta?

Dopo oltre vent’anni di immobilismo, dopo numerosissime manifestazioni per sottolineare il pericolo per la salute pubblica per i problemi derivanti dal pessimo stato della cupola in amianto dell’ex cinema Apollo, finalmente pare che qualcosa si stia muovendo. Oltre la ripresa (certa) per i lavori della definitiva messa in sicurezza che dovrebbero iniziare entro la fine di quest’anno sono venute alla luce delle idee anche per il restauro, la riqualificazione e il riutilizzo dell’immobile, che ricordiamo, è di proprietà del Comune di Roma. Rimandiamo all’articolo apparso sul Corriere della Sera nei giorni scorsi che illustra come potrebbero essere reperiti i fondi necessari per il lavoro di rigenerazjone non solo dell’Apollo ma anche di diverse altre sale cinematografiche romane dismesse negli anni passati . Di seguito l’articolo in questione (cliccare sull’immagine per ingrandirla)

Ma per sottolineare l’importanza dell’operazione di recupero delle sale cinematografiche romane dismesse in questi ultimi anni l’11 aprile 2025 anche l’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia ha promosso un incontro su questo tema

29/3/25 Presentazione del libro “Lezioni di Architettura” all’Acquario Romano – Casa dell’Architettura

28 marzo 2025 ore 15:30

ACQUARIO ROMANO – CASA DELL’ARCHITETTURA

Incontri d’autore

Presentazione del libro

Lezione di Architettura

di Giancarlo Priori | Cratera
Giancarlo Priori è stato invitato dall’Ordine degli Architetti di Napoli a tenere due conferenze. La prima riguardava l'”Eredità di Paolo Portoghesi”, raccontata attraverso il libro Poesia della Curva, scritto dal Maestro a 90 anni; un omaggio alla curvatura di linee e superfici che ha caratterizzato tutta la sua opera. “Pensare, Costruire, Abitare l’Architettura” è il titolo della seconda conferenza che evoca nelle parole del titolo un famoso saggio di Heidegger e sottolinea il notevole contributo degli studi filosofici per la completezza della disciplina architettonica. Disciplina basata su teoria e prassi necessarie all’esercizio e al mestiere di architetto. Due brevi saggi che legano insieme il maestro e l’allievo.
introducono
Alessandro Panci
Marco Maria Sambo
Gino Riccio
intervengono
Lucio Barbera
Alfredo Passeri
Franco Purini
modera
Emma Buondonno
partecipano
Antonio Cerbone, Carmen D’Argenio, Claudio Grimellini, Filomena Perillo, Enrico Sicignano, Francesco Varone

L’obelisco di Piazza dell’Esquilino

Alcune pillole di storia dell’obelisco situato al centro di Piazza dell’Esquilino davanti all’esterno della monumentale abside della basilica di Santa maria Maggiore. Di seguito un post dell’account Facebook “Innammorati di Roma”

Piazza dell’Esquilino. Al centro della foto l’obelisco del Mausoleo di Augusto che papa Leone X Medici (1513-1521) fece dissotterrare collocandolo sul margine di via di Ripetta. All’epoca di papa Sisto V (1585-1590) l’obelisco fu finalmente restaurato e innalzato in piazza dell’Esquilino (foto Google Earth).

Ulteriori notizie sull’obelisco da “Wikipedia”

L’Obelisco Esquilino è uno dei tredici obelischi antichi di Roma, situato in Piazza dell’Esquilino, alle spalle dell’abside della Basilica di Santa Maria Maggiore, centro del rione Esquilino dal quale prende il nome.

Ha un’altezza di 14,75 metri e con il basamento e la croce raggiunge i 25,53 metri.

Fu realizzato probabilmente all’epoca di Domiziano ad imitazione degli obelischi egiziani e collocato insieme all’obelisco del Quirinale all’ingresso del Mausoleo di Augusto. Qui venne ritrovato nel 1527 insieme al gemello e fu eretto nel 1587 per ordine di papa Sisto V e ad opera di Domenico Fontana.

La storia del ritrovamento della Basilica Sotterranea di Porta Maggiore

Un gran numero di persone sa che esiste a Porta Maggiore una splendida basililica sotterranea, monumento più unico che raro anche in una città così ricca di tesori archeologici come Roma. Ma pochi conoscono la storia del ritrovamento avvenuto per caso nel 1917.

Ecco un articolo, dettagliato e corredato da numerose immagini dal sito info.roma.it che descrive le fasi e gli artefici del ritrovamento oltre che una minuziosa ricostruzione storica e architettonica del monumento.

https://www.info.roma.it/monumenti_dettaglio.asp?ID_schede=667

La pianta del monumento

Dall’11/3 all’ 11/4/25 “Supermostra ’25_Roma” all’Acquario Romano – Casa dell’Architettura

Dall’11 marzo all’11 aprile 2025

ACQUARIO ROMANO – CASA DELL’ARCHITETTURA

Supermostra ’25_Roma

“Le mostre di architettura si inaugurano, rimangono aperte per un certo periodo di tempo e, a volte, girano. Alla fine si esauriscono e di loro non rimane che un ricordo e un catalogo. Supermostra opera, invece, sul versante della continuità e, quindi, della crescita nel tempo. Non un evento una tantum ma un insieme di attività che si svilupperanno per almeno un decennio e con diversi media”.

Dopo due puntate in cui sono stati presentati progetti realizzati su gran parte del territorio italiano, Supermostra continua il suo viaggio e torna a Roma, arricchita da una nuova selezione di architetti che operano sul territorio romano, nell’anno in cui la città ospita il Giubileo e attraversa un momento di rinnovamento che potrebbe rappresentare il punto di partenza per una nuova visione urbana. Supermostra’25_Roma, in continuità con gli allestimenti precedenti, presenta opere realizzate da talenti più giovani e meno noti del panorama romano, analizzando il loro approccio progettuale, evitando le barriere di genere, con l’intenzione di individuare, attraverso sensori selezionati nel panorama architettonico, cosa sta covando sotto la cenere.

a cura di Ilaria Olivieri e Luigi Prestinenza Puglisi

mostra
monitor P
lun–sab ore 10–19
ingresso libero

6/3/25 Presentazione del libro “Stefania Filo Speziale” all’Acquario Romano – Casa dell’Architettura

6 marzo 2025ore 18:00

ACQUARIO ROMANO – CASA DELL’ARCHITETTURA

per Incontri d’autore

Presentazione del libro

Stefania Filo Speziale

di Chiara Ingrosso | LetteraVentidue Edizioni

 

Donna coltissima e tenace, non allineata, è stata autrice di oltre centocinquanta architetture, nonché un’importante docente universitaria che ha contribuito a formare intere generazioni di architetti. Il suo modo moderno di progettare, sempre precisissimo a livello tipologico, funzionale, strutturale e tecnologico, che scaturiva dal paesaggio napoletano, rappresenta un’altra declinazione, fortemente meridiana, di un lessico per troppo tempo visto come universale. Questo libro, che inaugura la nuova collana Femminile Singolare, racconta la sua storia, ma soprattutto le sue opere, approfondendo quattro progetti: il Palazzo della Morte (1951-57), il Grattacielo della Società Cattolica Assicurazione (1954-58), le palazzine in via Nevio (1954-1958), il condominio di Parco Grifeo (1955-59).
 
Dialogano con l’autrice
Marco Burrascano
Antonella Greco
Claudia Mattogno
Mosé Ricci
Emma Tagliacollo

5/3/25 Presentazione del libro “Jan Navarro Baldeweg” all’Acquario Romano – Casa dell’Architettura

5 marzo 2025ore 18:00

ACQUARIO ROMANO – CASA DELL’ARCHITETTURA

per Incontri d’autore

Presentazione del libro

Juan Navarro Baldeweg

di Antonello Marotta | LetteraVentidue Edizioni

 

Il libro indaga la produzione architettonica e artistica di Juan Navarro Baldeweg, uno dei maggiori progettisti dello spazio. Architetture che si confrontano con il peso della storia e che ricercano, nella relazione con la luce, nuove dimensioni esperienziali e conoscitive. L’idea di una geometria complementare, caratterizzata da relazioni fisiche finite e infinite, è animata da un forte legame con il reale, per ricercare soluzioni che lo trasformano, accogliendo all’interno dello spazio dell’architettura la topografia come parte essenziale della città, in un sistema che ne rivela l’appartenenza. L’arte e l’architettura allora vivono in una costante revisione del reale e ricercano un contatto con ciò che di archeologico permane e persiste. Il maestro iberico ci consegna un lavoro inteso come un atlante della memoria, una sorta di zodiaco artistico, in grado di attivare i segni intorno a noi, in un laboratorio vivente permeato dalla forza delle idee.

introduce
Claudia Ricciardi | consigliera OAR

dialogano con l’autore
Diana Carta
Giovanni Maciocco
Federica Morgia
Efisio Pitzalis
Antonino Saggio
Marco Maria Sambo

Il progetto di Gian Lorenzo Bernini mai realizzato per la Tribuna di Santa Maria Maggiore

Il progetto datato 1669 riguarda la parte absidale della Basilica di Santa Maria Maggiore. Prevedeva oltre a un colonnato imponente, 47 statue di santi.

In questo articolo,  Mario Cipollone del gruppo Facebook “Roma da scoprire” descrive la storia e i retroscena che portarono alla revoca non solo del progetto absidale ma anche di quelli delle tombe papali all’interno delle cappelle Sistina e Paolina

BERNINI. L’avessero lasciato fare il volto di Santa Maria Maggiore a Roma oggi sarebbe ben diverso.
Attorno al 1670 quando, per l’età e l’amarezza di alcuni insuccessi, era ormai in fase declinante, Gian Lorenzo Bernini ricevette per Santa Maria Maggiore tre incarichi: il monumento funebre a papa Clemente IX (1667–1669), la statua di bronzo di Filippo IV e soprattutto la ristrutturazione dell’altare e della parte absidale.
L’avesse eseguiti, il volto della Basilica sarebbe cambiato per sempre. E invece, per fortuna o forse no, non ne portò a termine nessuno.
Il primo incarico gli fu revocato.
Il secondo fu eseguito da un suo allievo e in modo diverso da come lui l’aveva concepito.
Quanto al terzo, il più cospicuo, elaborò il progetto, costruì un modello in legno come usava fare, avviò i lavori ma fu fermato.
Clemente X (1670–1676), succeduto nel frattempo a Clemente IX che gli aveva conferito l’incarico, non si poteva più permettere certe spese. Tanto che, in sei anni di pontificato, non andò oltre la costruzione della seconda, modesta fontana di piazza San Pietro. E in effetti, a stargli appresso, Bernini avrebbe fatto spendere al povero Clemente una montagna di denaro.
***
Aveva passato i settant’anni, non aveva più la fantasia sfrenata di un tempo, ma gliene restava in abbondanza. E comunque, per sua natura, era capace di concepire solo idee grandiose. E così, l’avessero lasciato fare, avrebbe alzato sull’abside di Santa Maria Maggiore una terza cupola che, con le due già esistenti, avrebbe formato una specie di triangolo, conferendo alla struttura una vaghezza orientale. Avrebbe costruito sul retro un portico sostenuto da quattordici colonne corinzie, popolandolo con una selva di quarantasette statue di santi, quasi a richiamare il colonnato di San Pietro. E a quel punto non si sarebbe più capito quale fosse la facciata principale.
Quanto all’interno, avrebbe voluto ripetere l’accoppiata Sistina – Paolina, cioè realizzare due nuove cappelle simmetriche per accogliere le tombe di Clemente IX e Alessandro VII, nonché sostituire i mosaici del Torriti con affreschi di Carlo Maratta. Il che la dice lunga su come, non solo il cardinale Domenico Pinelli, ma anche grandi artisti tenevano in considerazione all’epoca i mosaici medioevali.Aveva cominciato a rimuovere le figure di Francesco e di Antonio, dei due campioni francescani, dall’abside, quando fu fermato.
***
Fu Carlo Rainaldi, architetto e musicista, autore tra l’altro delle due note chiese gemelle in piazza del Popolo, ad armonizzare i due lati retrostanti la Basilica che armonici non erano mai stati. Lo fece in modo apparentemente semplice, sobrio e naturale. E senza spendere una fortuna, come si confaceva a un uomo quieto ed equilibrato, alla ricerca di una terza strada dopo le intemperanze di Bernini e Borromini.
Secondo alcuni, l’opera segnò la fine del Barocco preannunciando linee architettoniche meno nervose e infiammate. E così ad affacciarsi dalla balconata della Basilica su piazza dell’Esquilino, invece dei quarantasette santi previsti dal Bernini, sono appena quattro e non si sa come assortiti: Pietro, Paolo, Domenico e Davide; tutti irriconoscibili salvo l’ultimo. E per una piazza pressoché deserta, frequentata quasi solo da sparuti gruppi di protesta e da barboni, da piccioni e ultimamente anche da gabbiani, basta e avanza.
( da Santa Maria Maggiore di Mario Cipollone, mmc edizioni, venduto da Amazon e piattaformi )
 

San Giovanni in Laterano, il lotto e la Fontana diTrevi

Molti si domanderanno cosa c’entri il gioco del lotto e la Fontana di Trevi con la Basilica di San Giovanni in Laterano (in particolare la facciata). Ebbene leggete l’articolo di Mario Cipollone del gruppo Facebook “Memorie di Roma” e vi accorgerete che la relazione tra questi monumenti e il popolarissimo gioco dei 90 numeri  è molto stretta.

SAN GIOVANNI IN LATERANO. LA FACCIATA
Fu lo Spirito Santo a farsi carico dell’annoso e irrisolto problema della facciata. Al conclave del 12 luglio 1730 suggerì ai cardinali riuniti in conclave di eleggere papa Lorenzo Corsini, un collega nato a Firenze, città di banchieri, città ove l’arte di procurarsi soldi s’imparava da piccoli: in famiglia, a scuola, per strada.
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Lorenzo Corsini, in questo, dimostrò di essere stato particolarmente perspicace perché, il 9 dicembre del 1731, a poco più di un anno della elezione a pontefice col nome di Clemente XII, trovò un modo semplice, efficace e indolore per tosare il suo gregge: LEGALIZZO’ il GIOCO DEL LOTTO.
E questo nonostante che, appena tre anni prima, il suo predecessore l’avesse abolito minacciando di scomunica chiunque vi avesse partecipato. Secondo Benedetto XIII, infatti, pugliese di Gravina, il Lotto contraddiceva uno dei primi e più importanti dettati divini. Quello con cui il Padreterno, cacciando Adamo dal Paradiso Terrestre, aveva condannato lui e l’intero genere umano a GUADAGNARSI IL PANE COL SUDORE DELLA FRONTE.
Ebbene il Lotto prometteva esattamente il contrario. E siccome qualche volta lo realizzava pure, non smentiva mai le promesse, ma le rinviava di settimana in settimana con ciò perpetuandosi all’infinito. Un vero strumento del diavolo dunque!
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A Roma se ne ebbe la prova provata. Una volta introdotto, il Lotto interpretò così bene lo spirito dei tempi che i romani – che avrebbero fatto un quarantotto ante litteram se il papa avesse rialzato di un solo millesimo la tassa sul sale o sul vino – fecero a gara a pagare l’imposta sottostante. Gli introiti furono così abbondanti che Clemente XII, facendo sua l’opinione di Vespasiano circa l’odore del denaro, ci finanziò non solo la costruzione della FACCIATA DEL LATERANO ma anche altre opere, tra cui la famosa FONTANA DI TREVI.
***.
Al concorso per la facciata, cui parteciparono ben ventisette architetti, sostanzialmente si confrontarono due scuole, due orientamenti, anzi due cardinali: Pietro Ottoboni, nipote di Alessandro VIII, e Neri Corsini, nipote di Clemente XII nonché arciprete della Basilica.
Il primo avrebbe voluto riprendere il linguaggio del Borromini, mentre il secondo era favorevole al ritorno al classicismo, lo stile dell’ASSOLUTISMO EUROPEO. Ovviamente prevalse il secondo. A vincere non fu il progetto migliore ma quello di Alessandro Galilei, un fiorentino, un compaesano dei Corsini, un raccomandato, peraltro NIPOTE DEL CELEBRE SCIENZIATO.
E fu così che la superficie piana prevalse su quella concavo-convessa, la linea retta e spezzata su quella ondulata e continua. E fu così che la fantasia, il ricamo e la decorazione furono sacrificati al rigore, alla semplicità e all’imponenza, rendendo permanente il contrasto tra la facciata neoclassica e l’interno barocco della chiesa.
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La Basilica di San Giovanni avrebbe dovuto sfidare la sua eterna rivale, San Pietro, su un altro piano, e invece l’affronta sullo stesso terreno e inevitabilmente perde il confronto.
Entrambe le facciate sono in travertino e comprendono un porticato e una loggia sovrastante. Entrambe sostengono un timpano e una balaustra affollata di gigantesche statue con un ordine colossale di paraste e semicolonne corinzie. Ma l’ordine gigante del Galilei non è quello del Maderno. Tanto è caldo e mosso questo, quanto è freddo e impietrito quello. A San Pietro vuoti e pieni si alternano in modo plastico, a San Giovanni invece prevalgono i vuoti e l’edificio mostra muscoli induriti.
Quanto ai portici, quello del Maderno assomiglia al ridotto di un teatro e fa impallidire quello concorrente, almeno quanto la porta del Filarete surclassa quella già appartenuta alla Curia Iulia e la moderna statua di Costantino del Bernini supera l’antica.
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A San Giovanni poi si vede anche nei dettagli che lo spirito del Rinascimento è ormai sepolto. Al centro della trabeazione, per esempio, è inciso il nome del primo titolare della basilica, cioè di Cristo Salvatore, e non quello del papa (Paolo V) e della sua famiglia (Borghese) come accade invece, INCREDIBILMENTE, per un atto di ORGOGLIO INAUDITO, a San Pietro.
Non che Lorenzo Corsini si considerasse inferiore o fosse meno presuntuoso di Camillo Borghese: erano solo mutati i tempi. Tant’è che, all’interno della Basilica, fece costruire per sé e per la sua famiglia una cappella mausoleo che poteva competere con quella di Paolo V in Santa Maria Maggiore. Anzi, riprendendo una tradizione del XII secolo, per la sua tomba utilizzò addirittura il SARCOFAGO DI PORFIDO del PANTHEON in cui, secondo alcuni, erano state riposte le ceneri di Marco Agrippa, genero dell’imperatore Augusto e finanziatore di quel tempio.
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La cappella Corsini è ricca di marmi preziosi, di stucchi, di statue e bassorilievi. Preziosissima la cancellata, e la pala d’altare è la versione musiva di un celebre quadro di Guido Reni. Insomma, come osservò Stendhal nelle sue Passeggiate Romane, NON LE MANCA NULLA SE NON IL GENIO DEGLI ARTISTI.