Anni fa, un mio amico, editore di fantascienza, mi disse che non avrei mai avuto successo, perché mettevo troppa politica nei miei romanzi e racconti; forse ha ragione, ma non ne posso fare a meno.
Mettiamola così, sono un vecchio residuato bellico degli anni Settanta, che pensa come la scrittura, anche la più disimpegnata e superficiale, sia politica: perchè prende atto delle follie e delle contraddizioni del Reale e tenta di cambiarle con la Parola.
Per questo mi illudo di essere come il Cirano di Guccini.
Venite pure avanti, voi con il naso corto,
signori imbellettati, io più non vi sopporto,
infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio
perché con questa spada vi uccido quando voglio
Prima di smettere con le mie chiacchiere e lasciarvi alla seconda parte del racconto, piccola nota a margine, a uso dei miei parenti: zia Olga non ha strani scheletri nell’armadio, solo mi piaceva…
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