
ore 21.00
IL GATTO A NOVE CODE di Dario Argento, 1970, Italia, 112’
«Un enigmista cieco, impersonato da Karl Malden, passeggiando in strada, con la nipotina di dieci anni ode i frammenti di una conversazione dalla quale arguisce trattarsi di un ricatto. Poco dopo un guardiano di un importante Istituto di Genetica, viene tramortito da uno sconosciuto che penetra nell’istituto senza rubare niente. Il giorno seguente, uno scienziato dell’istituto stesso viene spinto sotto un treno dalla pensilina della stazione da una mano ignota che però un fotografo di un giornale riesce a riprendere. […] Il gatto a nove code è un film geometrico e lucido che ha dalla sua una notevole spettacolarità d’impianto e una forte, sia pur rozza, carica di suspense. L’ombra del dubbio cade di volta in volta sui principali personaggi del film, per arrivare infine a una soluzione ingegnosa alla quale nessuno ha certamente pensato. Così come è ingegnoso il movente in un certo senso scientifico dei cinque delitti» (Onorato Orsini). «La sequenza del cimitero è molto bella, tesa, sorprendente, ironica. Con quella scena ho inaugurato la serie di quelle che io definisco ‘sequenze lunghe’. Lunghe perché durano anche mezz’ora. Sono costruite alla perfezione, con lunghi ed estenuanti crescendo. […] La tecnica della ripresa in soggettiva era un tipo di ripresa che avevo largamente usato per L’uccello dalle piume di cristallo. Applicarla nuovamente per questo film è stato come proseguire un mio percorso evolutivo. Il gatto a nove code è un film di transizione perché mi ha permesso di esaminare bene i miei mezzi. Ho cercato di capire i miei limiti e le mie possibilità, come un buon atleta che sperimenta se riesce a reggere le lunghe distanze e capire quindi la sua specialità» (Argento).