Come preannunciato, questa sera ho fatto una scappata al Palazzo del Freddo, non solo per godermi un ottimo gelato, ma anche per assistere alla presentazione del concorso Storie Esquiline, promosso dalla casa editrice Orientalia.
Ottima iniziativa, non solo perché, diciamola tutta, noi scrittori siamo pessimi soggetti, sempre pronti a buttarci a pesce su qualsiasi occasione che ci convinca a scrivere e ci dia speranza di essere pubblicati: anche se, a dire il vero, non nutro soverchie illusioni, visto che in Italia, chi si dedica alla narrativa fantastica è ancora visto come un figlio di un Dio minore.
Perché da l’occasione agli abitanti dell’Esquilino, rione, non quartiere, la giusta definizione, secondo mio nonno, era un ottimo test per distinguere chi lo vive da chi vi abita soltanto, di raccontare dal di dentro, dalla propria pancia, Piazza Vittorio e dintorni.
L’Esquilino, infatti, è qualcosa di più di case, portici e giardini: è…
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