
E’ sempre interessante chiacchierare con Alan S. Cooper. Primo, anche se non lo sa, è una delle fonti di ispirazione per tanti personaggi dei mie romanzi. Secondo, perché alla sua veneranda età non ha ancora preso a randellate il cugino, pittore tanto gaudente, quanto di pessimo carattere.
Terzo, per il suo italiano, forbito, ma ahimè pronunciato con un accento simile a quello con cui venivano doppiate le comiche . Stanlio e Ollio. Quarto, per l’oggetto dei sui saggi, a cavallo tra urbanistica e sociologia, sul gap tra utopia e realtà nei progetti di smart e sulla gentifricazione degli spazi urbani.
Proprio quest’ultimo tema, lo ha portato ad utilizzare come case study l’Esquilino, assieme ad altre realtà romane: incrociandolo per caso, volevo fare due chiacchiere sui cambiamenti del nostro rione, me più per sua iniziativa che per mia, siamo finiti a parlare del mural di Mauro Sgarbi al Mercato…
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