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Dal 30/11 all’11/12/24 “Immagine e immaginario” Mostra collettiva al Muef ArtGallery

Dal 30 novembre all’11 dicembre 2024

MUEF ARTGALLERY

Mostra collettiva

Immagine e immaginario

 

Artisti partecipantiBruno Bufalino, Lilli Carollo, Antonella Catini,
Letizia Cavallo, Giuseppe Cecchini, Dino Cucinelli, Hafiza, Mariotti
Isolina, Franco Maruotti, Mauro Molinari, Paola Pavone
Il Muef ArtGallery è lieto di presentare “Immagine e immaginario”
mostra collettiva in cui undici artisti hanno l’occasione di
indirizzare la riflessione del pubblico sulla dialettica fra immagine
e immaginario perché convinti di quanto essa sia essenziale per
comprendere i modi con cui tutti noi diamo senso alla realtà, creiamo
simboli, miti, visioni e costruiamo la nostra esperienza del mondo. Le
opere degli artisti, le immagini dei loro mondi fantastici, mirano
direttamente all’immaginario degli osservatori, in un gioco di
specchi che è il vero senso dell’arte e di ciò che chiamiamo
bellezza.
La rappresentazione artistica è infatti la sublimazione di quel
rapporto peculiare che si instaura fra immagine e immaginario.
L’immagine è l’elemento visibile, è la composizione di forme e
materie che l’artista imposta, costruisce e che restituisce come
fatto compiuto, mentre l’immaginario è l’universo di significati,
simboli e fantasie che l’opera suscita nell’osservatore e che
l’artista ha messo in gioco nella sua creazione. In questo senso
l’immagine è il dato tangibile, è un “oggetto” che può essere
osservato, analizzato, interpretato e che perciò evoca un senso di
realtà immediato. L’immaginario è l’insieme immateriale e
sintetico di ogni percezione, intima o esteriore, che costituisce la
base dei nostri ideali, desideri, sentimenti e che partecipa alla
nostra intuizione del mondo e della nostra identità.
Attraverso l’immagine dunque l’artista agisce sull’immaginario,
proprio e collettivo, inventa e contempla una realtà che va oltre il
visibile, ma che nella forma, nel colore, nella materia diventa
riflesso di un’emozione, specchio di un mondo interiore, espressione
di una poesia del possibile. L’immagine così, trasfigurando la
semplice osservazione del reale, o solcando il terreno della più pura
astrazione, diventa lo strumento attraverso cui l’immaginario prende
forma, diventa un innesco che può espandersi in significati
molteplici e stratificati proprio perché diventa un ponte fra
l’immaginario dell’artista e quello dell’osservatore.

 

 

Dal 29/11 al 5/12/24 “Di un tempo fragile” Mostra personale di Alessia Zolfo al Medina Art Gallery

Dal 29 novembre al 5 dicembre 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA A. POLIZIANO 4,6

Di un tempo fragile

Mostra personale di

Alessia Zolfo

“Di un tempo fragile” di Alessia Zolfo presenta opere pittoriche realizzate dall’artista negli ultimi due anni. È un’esplorazione della fragilità e complessità dell’animo umano. Con uno stile pittorico intenso e intimo, l’artista affronta temi di memoria, identità e vulnerabilità, trasformando il corpo e il volto in simboli universali di esperienze collettive e personali. Le sue opere si soffermano su dettagli che affiorano come frammenti di storie passate, evocando una narrazione visiva che è al tempo stesso profonda e misteriosa.

Attraverso una tavolozza sobria e materica, l’artista ci guida nei meandri dell’emozione e della riflessione, dove il tempo sembra sospeso e il dolore silenzioso si intreccia a una bellezza effimera. Ogni opera invita a soffermarsi, a riscoprire la delicatezza e la forza di ciò che è fragile, e a guardare negli occhi una vulnerabilità che ci accomuna.

Alessia Zolfo, nata a Napoli nel 1984, docente di Arte nella scuola secondaria, si è formata presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone, dove ha sviluppato un linguaggio visivo unico che unisce pittura e scultura. La sua opera si distingue per l’uso di materiali poveri – legno, carta e stoffa – dando forma a figure che, come note di un alfabeto antico, raccontano di intimità e storia. Zolfo scolpisce e dipinge corpi e volti come simboli, in un linguaggio che Zani definisce “prudente e riservato”, lontano da ogni clamore, evocativo di una memoria collettiva e intima.

Dall’11 al 17/10/24 Mostra fotografica di Alessandro Palmiero al Medina Art Gallery

Dall’11 al 17 ottobre 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA A. POLIZIANO 4, 6

Urbaneye

Mostra fotografica di

Alessandro Palmiero

 

Testo critico a cura di Dalila Tilocca

Il ‘fil rouge’ che diventa il ritratto di una società ha un imprescindibile condizione: la spontaneità della vita quotidiana. La fotografia di strada infatti è un intenso viaggio alla scoperta di un mondo che si trasforma. Ogni istante non si ripeterà più. Il fotografo quindi deve essere in grado di catturare l’interazione tra elementi di strada seppur il nesso non sia necessariamente fisico. Queste istantanee di realtà ci offrono una passeggiata sul mondo al ritmo delle strade e al suon di sfumature e luci.

É quello che fa Alessandro Palmiero, un fotografo con oltre trent’anni di esperienza nel settore. Dopo aver frequentato lo IED nell’88 si è specializzato in fotografia pubblicitaria e reportage industriale, fotografo matrimoniale di professione. Due mondi che si incontrano, il lato sensibile dell’aspetto umano e la graffiante realtà urbana. Così Alessandro descrive il suo lato artistico più recondito che fuoriesce attraverso il caos. Il saper leggere le situazioni, assaporare i momenti anche più banali di vita quotidiana lo portano ad approfondire lo stile urban, dove le geometrie architettoniche e i volti sconosciuti si fondono in un’armonia silenziosa.

Il suo stile si può definire narrativo ed evocativo:

Ogni momento della nostra vita è pieno di forme, suoni, sentimenti, bellezza, drammaticità. Lascia i tuoi occhi trasformare la visione in sentimento.
Lasciati coinvolgere da ciò che guardi.

Palmiero non si limita a documentare l’arte di strada: le sue immagini instaurano un dialogo tra l’opera e lo spazio circostante, esaltando il legame tra l’artista e il tessuto urbano. Egli trasforma la città in una galleria a cielo aperto, catturando l’essenza della street art in un dialogo tra materia urbana e sguardo umano.

UrbanEye è una celebrazione del dinamismo della città, un invito a soffermarsi su quei dettagli che spesso sfuggono, ma che rappresentano l’essenza stessa della vita metropolitana.
Le sue fotografie richiamano una molteplicità di stati d’animo con l’obbiettivo di invitare lo spettatore a vedere oltre l’ordinario e godere della pura poesia visiva. L’artista stesso invita lo spettatore a soffermarsi, perdersi nei dettagli e lasciarsi guidare dal sentimento, piuttosto che dalla mera osservazione, per riscoprire la bellezza della vita in ogni angolo. Fermatevi, guardate, apprezzate, vivete il presente e l’istante.

Testo critico a cura di Dalila Tilocca

 

Il comunicato stampa

Dal 27/9 al 3/10/24 “Mostra personale di Marco Marciani” al Medina Art Gallery

Dal 27 settembre al 3 ottobre 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA A. POLIZIANO, 4 6

Mostra personale di

Marco Marciani

Testo curatoriale e presentazione cura della Dott.ssa Eleonora Bavastro

Marco Marciani, nato a Magliano Sabina (RI), inizia la sua carriera lavorando come attore, regista di teatro, cinema e tv, insegnando per sette anni all’Accademia Beatrice Bacco le materie: approccio alla telecamera, sensoriale e acting sul palcoscenico. La sua indole all’approccio delle diverse forme d’arte lo ha condotto a perseguire parallelamente le sue numerose passioni, compresa la pittura, creando un immaginario pittorico ricco di contaminazioni artistiche.

Da bambino si divertiva a dipingere la natura del reatino, dove i genitori portavano avanti le loro attività di commercianti e ristoratori, andando alla scoperta dei ruscelli e delle piante, passeggiando per chilometri nei prati, lasciandosi ispirare dai colori della terra e dei campi. Col tempo, analizzando i grandi artisti e studiando le loro opere, le memorie naturalistiche sono diventate l’espressione più rappresentativa della sua pittura, permettendo alla natura congenita dentro di lui di trovare una forma, affinando la ricerca tecnica dei materiali per rendere la sua visione più personale.

Non sa dire se i differenti ruoli artistici abbiano influenzato la sua pittura, la sua capacità di essere lavorativamente poliedrico è stata senza ombra di dubbio la sua forza per essere un artista indipendente, evitando la necessità di dover scendere a compromessi d’autore. Non si possono tuttavia non citare la bravura e la lungimiranza nel saper cogliere l’unicità dalle diverse pratiche artistiche, fondendole e rendendole arte nuova.

La ricercata scelta dei materiali…

…come il tulle, proviene dal teatro, dai vestiti di scena, dai separé della scenografia, l’utilizzo delle trasparenze e della luce, che solo un occhio abituato alla regia sa cogliere, sono state messe in primo piano grazie all’impiego del plexiglass, rendendo il supporto traslucido capace di emanare leggerezza, donando così tridimensionalità alle sue opere, rimandando al gioco di ombre, di chiaroscuri, che i fari e i proiettori cinematografici riescono a creare sul set. Il pittore, in questo modo, agisce rievocando un ambiente sospeso, fluttuante nel suo spazio psichico, avvolgendo di mistero le sue opere.

La bellezza dell’arte per Marco Marciani sta nel fatto che non ha bisogno di un’area circoscritta, si può dipingere ovunque, sporcando e sperimentando. Lasciare le opere in magazzino per l’artista è complicato, anche da un punto di vista pratico, permettergli una corretta asciugatura ha bisogno di spazio e tempo adeguato, così ha voluto ricercare un suo approccio personale alla tela, stendendo su di essa uno strato di colore che andasse a fondersi con il supporto, dando quasi un’idea di stampa o di stoffa floreale, facendolo diventare il suo tratto distintivo.

Le sperimentazioni e lo studio dei grandi come Lucio Fontana lo hanno portato ad interrogarsi sul vuoto, sul tridimensionale, sul vedere oltre la tela. Non ha mai compreso però, durante questi anni di osservazione, l’utilizzo della violenza e della forza per valicare la materia, lo squarcio per strappare il velo. Per questo motivo,
dopo anni di studio, ha portato a termine la sua visione di vuoto, scegliendo la dolcezza ed il romanticismo per oltrepassare la tela, accompagnando l’interlocutore per mano nel suo mondo, senza forzarlo, ponendo così a capo del suo intero processo creativo la continua ricerca della bellezza.

Dal 20/9 al 3/10/24 Sabrina Puppin – “Transizione permanente” Mostra personale al Medina Art Gallery

Dal  20 settembre al 3 ottobre 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA POLIZIANO 32, 34, 36

Transizione permanente

Mostra personale di

Sabrina Puppin

a cura di

Matilde Spedicati

Colore. E ancora colore. Il colore sulla forma. Un colore che impatta e che emoziona, che guida la mente verso nuovi immaginari. Laddove vi è razionalità, laddove si intravede una linea delineante mondi e visioni inequivocabili, allora si riparte, perché ad oggi per Sabrina Puppin la parola d’ordine è una sola, astrazione. La realtà presso Transizione Permanente si dematerializza e la percezione diventa strumento di investigazione della sua arte, nonché del mondo e di tutte le impressioni che l’artista da esso assorbe, per poi rilasciarle in forme e colori.

Ma facciamo un passo indietro.

Sabrina Puppin, italiana di nascita, cosmopolita per scelta, vive tra il Qatar e New York. Sin dai suoi studi, decide di dedicarsi interamente all’arte: consegue infatti un dottorato in Studi sull’Arte Africana presso la Union Institute and University di Cincinnati nel 2008 e un Master in Belle Arti presso la School of Visual Arts di New York nel 2018. Durante la sua carriera riesce a conciliare l’insegnamento accademico di tecniche artistiche e di storia dell’arte con ruoli, quali, curatrice di mostre, vice direttore e capo del dipartimento educativo del Museo di Arte Islamica in Qatar, direttore di alcune gallerie di New York, e di una scuola d’arte privata a Doha, mantenendo sempre viva la sua attività di artista praticante – alla quale oggi è totalmente devota.
Una carriera artistica, quella della Puppin, segnata da un prima e un dopo, come una linea del tempo sulla quale viene tracciata una perpendicolare, che coincide con una breve interruzione della sua pratica artistica. Ne consegue un cambio di rotta volto a liberarsi delle strutture consolidate di un realismo dominante che permeava le sue tele, in direzione di un più naturale abbandono di sé stessa alla sperimentazione di un’espressione soggettiva. Una Transizione, appunto, che dà il via ad un percorso intrapreso inconsciamente ma che porta con sé la volontà di interrogarsi sulla realtà, invitando lo spettatore ad intraprendere la stessa riflessione.

L’arte in questione, dunque…

…diventa innanzitutto testimonianza della percezione distorta che l’artista ha del mondo che la circonda, come anche invito allo spettatore ad interrogarsi sulla propria di percezione. Ognuno esperisce la realtà attraverso la sua soggettività: una visione al contempo unica e cangiante, in quanto percepita diversamente in base alla prospettiva che si adotta per osservare. Le forme biomorfiche e i colori shock sussurrano allo spettatore un messaggio che è un invito alla vita, ma che non fa della sua arte un impegno. I colori trasmettono emozioni, le forme invitano alla riflessione e danno la possibilità di sognare ad occhi aperti – una commistione che aggiunge bellezza al mondo, sostituendo il bianco e nero delle sue figure realiste con l’eccentricità delle sue lacche colorate.

Una visione artistica…

…che si lega perfettamente al materiale utilizzato da Puppin, le glazes, vale a dire le tinte lucide che vengono utilizzate per dipingere la ceramica e che necessitano di una grande tecnica e abilità per essere controllate e manipolate. Ad oggi, dopo dodici anni di sperimentazione e un iniziale utilizzo più libero del materiale, che dava vita a impressioni di fluidità, l’artista ha una confidenza tale con la tinta da realizzare un lavoro a più livelli – il cosiddetto overlapping – in cui si sovrappongono più strati di disegno realizzato con l’acrilico, funzionante da blocco per il colore applicato all’interno. Il processo creativo, dunque, si libera da qualsiasi schema precostituito e si abbandona alle sensazioni e all’istinto. Ma non del tutto.

Nell’arte della Puppin c’è sempre stata la volontà di porre una logica, di contenere l’arte attraverso la creazione di limiti fisici: un sistema che inizialmente vedeva la sua realizzazione in shapes canvases – dunque cornici realizzate dalla stessa artista con forme geometriche particolari – e che poi si è evoluta verso il segno di contorni, capaci contenere il colore, non permettendo perciò quell’effetto di miscela.

Transizione Permanente…

…è dunque un progetto artistico che esprime un’evoluzione, perché è esso stesso continua evoluzione. Dall’iniziale sperimentazione di superfici in materiali diversi come il legno o il metallo, fino alla mescolanza di questi ultimi, l’arte della Puppin mantiene una costante: il colore, quale veicolo principale del suo significato. Una sorta di negoziazione tra struttura e superficie, tra componente razionale ed energetica: una combinazione perfetta, capace di manifestare una soggettività, che ha un potere su chi la osserva e che necessita di essere indagata.

Dal 7 al 13/6/24 Mostra personale di Yana Rikusha al Medina Art Gallery

Dal 7 al 13 giugno 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA A. POLIZIANO, 32 – 34

Mostra personale di Yana Rikusha

La vita dell’essere umano è meravigliosamente immersa in una realtà fluttuante, in cui la percezione del tempo e dello spazio si vive attraverso avvenimenti storici, scoperte scientifiche, artistiche e filosofiche. Tutta la vita è scandita dal trascorrere del tempo e dalla bellezza dell’arte, elemento fondamentale nella nostra vita che regala emozioni.

Se pensiamo al tempo immaginiamo i nostri antenati, e a tutto ciò che l’uomo con la sua intelligenza è riuscito a realizzare fino ad oggi. Nell’arte quando parliamo di tempo pensiamo alle diverse epoche e ai suoi generi artistici sviluppati da artisti come Michelangelo, Raffaello, Caravaggio, Rubens, solo per citarne alcuni fra i più grandi Maestri del passato. Quando entriamo in un museo o in una galleria d’arte, nel guardare i dipinti siamo in grado di classificarli stilisticamente e stabilire se si tratta di una “natura morta”, o paesaggio; gli studiosi ancora oggi, nonostante i numerosi dibattiti aperti nello stabilire le origini del genere “natura morta”, e se risiede in Italia o nel Nord Europa, non sono riusciti a stabilirlo con certezza.

Il titolo di questa mostra “YANA RIKUSHA Natura morta. Tra passato e presente” è un’analisi estetica, iconografica sul tema della natura morta e del suo potere emozionale espresso in tutte le sue composizioni raffinate, armoniose, e cariche di significato narrativo. L’artista, con pennellate dal tocco elegante e quasi impalpabile, crea velature e trasparenze in ogni oggetto riprodotto e inserito in ambientazioni domestiche, il risultato é una composizione di “natura morta” unica, sia per la scelta degli elementi sia per il messaggio narrativo che ogni oggetto contiene. Le sue opere ci fanno pensare alle nature morte realizzate dai grandi maestri come Caravaggio, Pieter Bruegel il Vecchio, e altri. Le sue scelte compositive, con echi seicenteschi, puntano a far conoscere il genere pittorico della “natura morta” rivisitato in chiave contemporanea e realizzato seguendo le indicazioni teoriche del metodo della pittura figurativa fiamminga.  Tutta la serie di suoi dipinti sono realizzati “dal vivo”, non mancano riprodotti gli insetti, farfalline, ortaggi, frutta, fiori: tutti elementi che hanno un significato importante per l’artista, ciascuna ha una storia da raccontare a chi osserva e vuole conoscere il pensiero dell’artista. Le sue “nature morte” sono come anime, presenze che in qualche modo dialogano con l’artista e con chi osserva l’opera. Tutte sono ricche di oggetti realizzati con cura e perfezione stilistica come l’opera Apple mood del 2021, Playful shapes del 2023, le composizioni vibrano di lucentezza ed effetti plastici importanti da far saltare all’occhio ogni minimo dettaglio e particolare della composizione.  Il suo percorso artistico si è evoluto passando dal surrealismo nelle figure fantastiche e mitologiche al genere della “natura morta” realizzata con la tecnica antica fatta con pastelli a secco su carta, colori ad olio e strati sovrapposti di colore per ottenere trasparenze ed effetti realistici straordinari sulle tele di lino.  Le sue opere risultano così perfette, che qualcuno potrebbe addirittura pensare ad un fotorealismo americano, ma non è così perché questo genere di pittura si basa sull’osservazione “dal vivo” della composizione di oggetti di uso domestico che l’artista dispone su tavoli e tovaglie ricamate secondo il proprio gusto, dal sapore romantico come l’opera Fairytale time del 2023 o Memories about Monteverde, 2023. In tutte le sue tele si respira un buon gusto estetico e nelle composizioni si nota una profonda conoscenza delle opere d’arte del passato, pensiamo ad esempio alle grandi composizioni dei pittori fiamminghi come Abraham Brueghel, Jacob van Hulsdonck, Ambrosius Bosschaert.

Nel presentare i dipinti di Yana Rikusha, entriamo nel vivo della sua anima artistica per esplorare il suo universo e condividerlo con un pubblico desideroso di riscoprire l’anima di oggetti, che spesso usiamo senza dargli importanza. Tutte le iconografie realizzate nei dipinti che vedete nel catalogo ci consentono di riconoscere un’arte figurativa importante che conquistò il mercato sin dall’età moderna.

Per l’artista la conoscenza dell’arte del passato è fondamentale, difatti, tutto il suo lavoro si basa sullo studio della pittura figurativa fiamminga. Rikusha, dopo aver vissuto e lavorato in settori bancari e finanziari con relazioni internazionali, si ritrova a riflettere sul senso della vita e decide di cambiare strada e di studiare pittura. Vivendo in Italia frequenta a Roma Matearts, mentre nei suoi soggiorni in Francia studia nell’Atelier Renaissance, Atelier d’artistes, La bottega du peintre, nei soggiorni nella sua terra in Russia studia a Mosca presso l’atelier del pittore N. N Krapivin per sviluppare e affinare competenze artistiche importanti come dipingere scene di genere e saper ottenere effetti realistici e naturalistici, tali da voler toccare con mano gli oggetti o i volti dipinti sulla tela. La nostra artista ha un grande talento riesce a dare l’anima agli oggetti che dipinge, a far vibrare i nostri sensi mentre guardiamo le sue composizioni, ricche di elementi tra bicchieri, posate, brocche, ortaggi, frutta, libri, tutto è orchestrato per regalare armonia e ridare vita agli oggetti, come Fragrant morning, 2022.

Carmelita Brunetti

Dal 17 al 23/5/24 “Faces of Feeling” Mostra personale di Ellen Essen al Medina Art Gallery

Dal 17 al 23 maggio 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA ANGELO POLIZIANO 4,6

Faces of Feeling

Mostra personale di

Ellen Essen

Ho incontrato per la prima volta a Roma, nel 2023, nel corso di un’interessante mostra collettiva, le opere di Ellen Essen. Quella fu anche la prima volta che incontrai l’artista, un momento indimenticabile perché ne rimasi travolto dal suo straordinario entusiasmo, una passione per la bellezza e per l’arte autentica.

Ellen Essen, pittrice di estrazione tedesca, offre allo spettatore più attento, un linguaggio in cui la figura umana è interpretata attraverso ritratti che hanno lo scopo di svelare la profondità delle emozioni dei personaggi.

L’insieme delle opere che possiamo apprezzare solo attraverso una mostra personale, mette in risalto una gradevole uniformità cromatica ed un velo di affascinante malinconia che traspare dagli sguardi che caratterizzano ogni opera. Uno stile, un segno pittorico che delinea una sensibilità davvero spiccata verso tutto ciò che possiamo ammirare negli abissi dell’anima di ognuno di noi. Ellen Essen ama osservare e riflettere sul senso della vita specchiandosi idealmente nei ritratti che esegue perché ogni opera in realtà altro non è che l’autoritratto della sua anima sensibile.

A Roma, nella elegante Galleria Medina, Ellen espone una serie di opere significativamente, ognuna delle quali racconta una storia, un pensiero, un messaggio e una serie di emozioni molto forti che caratterizzano la nascita di tutti i suoi dipinti. La poesia che traspare dall’atmosfera malinconica che ritroviamo in molte opere di Ellen appartiene in realtà ad una iconografia storica che ci consente di ripercorrere, volendo, anche alcune tappe tra le più belle della storia dell’arte moderna e contemporanea. E, non certo per caso, i primi riferimenti che mi vengono in mente giungono proprio da quelle zone del centro-nordeuropeo dal quale proviene anche Ellen. Ripenso a “Melancholia”, capolavoro del 1911 del pittore norvegese Edvard Munch e alle atmosfere romantiche di uno dei più grandi artisti tedeschi della storia dell’arte, Caspar David Friedrich. Protagonisti di stagioni espressive molto interessanti ed affascinanti nella loro particolare atmosfera poetica. Così come lo scrittore tedesco, Hermann Hesse, che pose la sua idea di malinconia dentro l’anima di ognuno di noi, come scrisse in una sua celebre poesia dal titolo “An die Melancholie”.

Le opere di Ellen Essen, dunque, grazie alla straordinaria intensità emotiva, alla tensione espressiva e alla capacità di suscitare riflessioni molto profonde, si identifica attraverso uno stile che merita i palcoscenici internazionali, affinché il suo alfabeto creativo possa esprimersi, e soprattutto confrontarsi, con un pubblico sempre più ampio.

Alberto Moioli

Dall’8 al 21/3/24 “RIAF9 by Its Liquid!” al Medina Art Gallery

Dall’8 al 21 marzo 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA A. POLIZIANO 32,34,36

RIAF9 by Its Liquid

L’exhibition, a cura di Luca Curci, presenta artisti contemporanei emergenti internazionali. PHOTOGRAPHY, PAINTING, VIDEO ART, INSTALLATION/SCULPTURE AND PERFORMANCE ART, in un forum per la condivisione ed il networking di idee, contatti e relazioni tra collezionisti, artisti, fotografi, designer, curatori ed operatori di settore.

La mostra analizza la relazione fra corpo e spazio con l’”ibridizzazione” fra identità ed aspetti socio-psico-culturali del contemporaneo. Due le sezioni principali: MIXING IDENTITIES and FUTURE LANDSCAPES.

Photo courtesy: Jean-Marc Sanchez, Vera Nowottny, Katja Lührs, Masaki Hirokawa

Dal 23 al 29/2/24 “Un viaggio che parte da me” Mostra collettiva al Medina Art Gallery

DAl 23 al 29 febbraio 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA A. POLIZIANO 32,34

Un viaggio che parte da me

Mostra collettiva a cura di

Rita Pascali

Overview di Rita Pascali

Scegliere la meta, chiudersi dietro la porta di casa e andare verso l’ignoto. Il viaggio, un movimento di espansione che ci porta lontano, che ci fa sognare, esplorare, scoprire, che ci sorprende e ci aiuta a liberarci da sovrastrutture, che ci facilita ad entrare in contatto con la nostra vera essenza.

Questo il concept della mostra collettiva di un gruppo di artisti che condividono un percorso creativo. La pittura come il viaggio è un continuo movimento interiore ed esteriore, fatto di esplorazioni, scoperte, sperimentazioni, di cambiamenti. Attraverso la tecnica del disegno, delle forme, del colore, delle luci e delle ombre ci fornisce la capacità di osservare con occhi nuovi, di vedere meglio i dettagli, ma anche di avere una visione d’insieme più ampia.

La maggior parte delle opere all’interno della mostra “Un viaggio che parte da me” sono realizzate con una pittura quasi fotografica, che ci permettono non solo di entrare in contatto visivo con la bellezza di luoghi naturali incontaminati ma anche di immergerci nelle emozioni che l’artista ha voluto condividere. Rappresentano momenti custoditi nel cuore, ricordi indelebili che fanno sognare.

Ci sono poi opere che rappresentano incontri…

…con persone e popoli lontani che hanno usi e costumi diversi, incontri che arricchiscono l’anima. Scorci di città, percorsi di viaggi, ma anche pensieri che viaggiano superando ogni confine, ed il viaggio nella mitologia.

La mostra è arricchita anche dalla pittura informale, un viaggio introspettivo di artisti in continua evoluzione, che li porta a misurarsi e a sperimentare tecniche e materiali diversi.

Le opere sono il risultato di un’accurata ricerca di tecniche pittoriche che spaziano dall’affresco realizzato con pigmenti naturali, alla pittura acrilica su tela , legno e gesso.

Una mostra che fa riflettere e che lascia aperte tante domande:

  • cosa mi porto dal viaggio?
  • come mi ha cambiato?
  • cosa lascio di me nel viaggio?

quale effetto ha avuto il mio passaggio?

Artisti in esposizione nella mostra collettiva: Alessandra Annibali, Hilde Bianchi, Paola Bracaglia, Monica Collini, Roberta Mandara, Caterina Martone, Annamaria Milani, Maria Oddi, Rita Pascali, Carmen Sabelli.

Mini personale di Massimo Santoloci, Antonella Vittorini, Maria Pia Santarelli.

21/1/24 “Spikkidajo” al Muef Art Gallery

21 gennaio 2024 ore 17:30

MUEF ART GALLERY

Spikkidajo

prove con pubblico del coro teatrante

Gruppo amatoriale di attori che ha accettato la sfida di fare teatro sotto la regia competente dello scrittore e attore Paolo Procaccini. SPIKKIDAJO ci allieterà con sketch divertenti, alcuni in romanesco.
Ingresso libero fino a esaurimento posti.