Dal 7 al 13/02/25 “Rome Open Art” Mostra collettiva al Medina Art Gallery

Dal 7 al 13 febbraio 2025

MEDINA ART GALLERY – VIA A. POLIZIANO 32,34 ROMA

Rome Open Art

Mostra collettiva a cura di Art Number 23

Il comunicato stampa con l’elenco degli artisti

 

10/2/25 “ABITARE LA CASA, ABITARE LA CITTÀ” presentazione del volume 2 della collana Lezioni di Design promossa da Selfhabitat Cultura all’Acquario Romano – Casa dell’Architettura

10 febbraio 2025 ore 18:30

ACQUARIO ROMANO – CASA DELL’ARCHITETTURA

Incontri d’autore

presentazione del 2° volume della collana Lezione di Design

promossa da SelfHabitat Cultura

Abitarela casa, abitare la città

 

introduce

Patrizia Scarzella, architetto e giornalista

intervengono i curatori del libro

Massimo Morisi, policy analist

Claudio Paolini, storico dell’arte 

modera per Abitare la casa

Giovanna Talocci, architetto

modera per Abitare la città

Daniela De Leo, urbanista

SINOSSI:

“Abitare – scrivono i curatori Claudio Paolini e Masssimo Morisi -non significa solo, per quanto sia essenziale e imprescindibile, dotarsi di una casa popolare o di un lussuoso attico che aderisca alle urgenze o allo status di chi ne ha la proprietà o il possesso. Ma vuol dire disporre di un luogo in cui costruire, conoscere e esercitare il proprio habitus e la propria habilitas come persona. Cioè, la propria capacità di formarsi e di crescere nella geografia di un dato ambiente territoriale e nel funzionamento di un dato tessuto sociale e degli insiemi di relazioni che ne derivano. Un luogo, insomma, che per gli spazi, le funzioni e i simboli che racchiude ci fa sentire ‘a casa’ e ci aiuta a trovare un senso e un valore alla nostra esistenza e ai legami di cui questa è intessuta”.

L’indice di questo volume prende le mosse dalle logiche in cui, nella modernità ottocentesca fino ai nostri tempi, si sono andati definendo i modi dell’abitare, i suoi presupposti sociali, i parametri culturali e normativi della sua qualità e della sua condivisione di classe. Poi, attraverso una ricognizione antropologica orientata ai diversi obiettivi conoscitivi che l’abitare presuppone, affronta il nodo cruciale di come le forme e le politiche della vita urbana interferiscano con la vita domestica, e con quali implicazioni.

Secondo la formula della Collana Lezioni di Design, il volume “Abitare la casa, abitare la città” è costituito da scritti di vari autori, con specifiche identità e competenze professionali che fanno parte del grande network dei protagonisti delle Lezioni di Design di Firenze del mondo del design, dell’architettura e dell’arte.

BIO:

PATRIZIA SCARZELLA, architetto e giornalista, È consulente per la comunicazione di aziende internazionali del settore design. Autore e curatore di progetti di ricerca, libri e mostre di design, Dal 2010 collabora con Fondazioni Internazionali e UNIDO – United Nations Industrial Development Organization- a progetti di sviluppo in Asia e Africa che utilizzano il design come strumento del processo di sviluppo economico e di empowerment. Dal 2023 cura a Firenze il format Lezioni di Design e la relativa collana editoriale.

MASSIMO MORISI, policy analist, ha insegnato Scienza dell’amministrazione, Scienza politica e Analisi delle politiche pubbliche all’Università di Firenze e in diversi Atenei stranieri. Coordina con Paolo Caretti il Seminario di studi e ricerche parlamentari “Silvano Tosi” – istituito nel 1967 presso l’Ateneo fiorentino in collaborazione con Camera dei deputati e Senato della Repubblica. Si è occupato di questioni territoriali e urbane quale membro di numerose commissioni consultive e gruppi di lavoro. Quale Garante regionale per la partecipazione nel governo del territorio, ha collaborato alla formazione del piano paesaggistico della Toscana

CLAUDIO PAOLINI, storico dell’arte, ha lavorto molti anni alla Soprintendenza di Firenze Pistoia e Prato, dove ha ricoperto il ruolo di responsabile dell’area funzionale Patrimonio Storico Artistico per l’intero territorio tutelato. Si è occupato di storia dell’architettura con particolare riferimento all’evoluzione dell’interno abitato e di storia dell’organizzazione degli spazi domestici. Ha al proprio attivo più di cento pubblicazioni specialistiche ed ha tenuto corsi e seminari in Italia e all’estero. Attualmente è direttore della fiorentina Fondazione di studi di storia dell’arte Roberto Longhi.

GIOVANNA TALOCCI, designer, architetto d’interni e art director, ha progettato prodotti per prestigiose aziende del settore design e ricevuto numerosi riconoscimenti. Ha curato molti eventi culturali e condotto trasmissioni televisive sul design. È membro del Comitato di Indirizzo del Premio Nazionale per l’Innovazione “Premio dei Premi” istituito su concessione del Presidente della Repubblica Italiana presso la Fondazione COTEC.

DANIELA DE LEO, urbanista, docente di Tecnica e Pianificazione urbanistica all’Università di Napoli Federico II°. Ha promosso e coordinato numerose ricerche nazionali e internazionali anche collegate a progetti di cooperazione internazionale (Palestina, Libano, Senegal, Costa d’Avorio). Autrice di numerosi saggi e volumi su progetti e politiche urbane, pianificazione dello sviluppo locale, teorie  e pratiche nella pianificazione ‘nel disordine’ e ‘nel conflitto’.

 

San Giovanni in Laterano, il lotto e la Fontana diTrevi

Molti si domanderanno cosa c’entri il gioco del lotto e la Fontana di Trevi con la Basilica di San Giovanni in Laterano (in particolare la facciata). Ebbene leggete l’articolo di Mario Cipollone del gruppo Facebook “Memorie di Roma” e vi accorgerete che la relazione tra questi monumenti e il popolarissimo gioco dei 90 numeri  è molto stretta.

SAN GIOVANNI IN LATERANO. LA FACCIATA
Fu lo Spirito Santo a farsi carico dell’annoso e irrisolto problema della facciata. Al conclave del 12 luglio 1730 suggerì ai cardinali riuniti in conclave di eleggere papa Lorenzo Corsini, un collega nato a Firenze, città di banchieri, città ove l’arte di procurarsi soldi s’imparava da piccoli: in famiglia, a scuola, per strada.
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Lorenzo Corsini, in questo, dimostrò di essere stato particolarmente perspicace perché, il 9 dicembre del 1731, a poco più di un anno della elezione a pontefice col nome di Clemente XII, trovò un modo semplice, efficace e indolore per tosare il suo gregge: LEGALIZZO’ il GIOCO DEL LOTTO.
E questo nonostante che, appena tre anni prima, il suo predecessore l’avesse abolito minacciando di scomunica chiunque vi avesse partecipato. Secondo Benedetto XIII, infatti, pugliese di Gravina, il Lotto contraddiceva uno dei primi e più importanti dettati divini. Quello con cui il Padreterno, cacciando Adamo dal Paradiso Terrestre, aveva condannato lui e l’intero genere umano a GUADAGNARSI IL PANE COL SUDORE DELLA FRONTE.
Ebbene il Lotto prometteva esattamente il contrario. E siccome qualche volta lo realizzava pure, non smentiva mai le promesse, ma le rinviava di settimana in settimana con ciò perpetuandosi all’infinito. Un vero strumento del diavolo dunque!
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A Roma se ne ebbe la prova provata. Una volta introdotto, il Lotto interpretò così bene lo spirito dei tempi che i romani – che avrebbero fatto un quarantotto ante litteram se il papa avesse rialzato di un solo millesimo la tassa sul sale o sul vino – fecero a gara a pagare l’imposta sottostante. Gli introiti furono così abbondanti che Clemente XII, facendo sua l’opinione di Vespasiano circa l’odore del denaro, ci finanziò non solo la costruzione della FACCIATA DEL LATERANO ma anche altre opere, tra cui la famosa FONTANA DI TREVI.
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Al concorso per la facciata, cui parteciparono ben ventisette architetti, sostanzialmente si confrontarono due scuole, due orientamenti, anzi due cardinali: Pietro Ottoboni, nipote di Alessandro VIII, e Neri Corsini, nipote di Clemente XII nonché arciprete della Basilica.
Il primo avrebbe voluto riprendere il linguaggio del Borromini, mentre il secondo era favorevole al ritorno al classicismo, lo stile dell’ASSOLUTISMO EUROPEO. Ovviamente prevalse il secondo. A vincere non fu il progetto migliore ma quello di Alessandro Galilei, un fiorentino, un compaesano dei Corsini, un raccomandato, peraltro NIPOTE DEL CELEBRE SCIENZIATO.
E fu così che la superficie piana prevalse su quella concavo-convessa, la linea retta e spezzata su quella ondulata e continua. E fu così che la fantasia, il ricamo e la decorazione furono sacrificati al rigore, alla semplicità e all’imponenza, rendendo permanente il contrasto tra la facciata neoclassica e l’interno barocco della chiesa.
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La Basilica di San Giovanni avrebbe dovuto sfidare la sua eterna rivale, San Pietro, su un altro piano, e invece l’affronta sullo stesso terreno e inevitabilmente perde il confronto.
Entrambe le facciate sono in travertino e comprendono un porticato e una loggia sovrastante. Entrambe sostengono un timpano e una balaustra affollata di gigantesche statue con un ordine colossale di paraste e semicolonne corinzie. Ma l’ordine gigante del Galilei non è quello del Maderno. Tanto è caldo e mosso questo, quanto è freddo e impietrito quello. A San Pietro vuoti e pieni si alternano in modo plastico, a San Giovanni invece prevalgono i vuoti e l’edificio mostra muscoli induriti.
Quanto ai portici, quello del Maderno assomiglia al ridotto di un teatro e fa impallidire quello concorrente, almeno quanto la porta del Filarete surclassa quella già appartenuta alla Curia Iulia e la moderna statua di Costantino del Bernini supera l’antica.
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A San Giovanni poi si vede anche nei dettagli che lo spirito del Rinascimento è ormai sepolto. Al centro della trabeazione, per esempio, è inciso il nome del primo titolare della basilica, cioè di Cristo Salvatore, e non quello del papa (Paolo V) e della sua famiglia (Borghese) come accade invece, INCREDIBILMENTE, per un atto di ORGOGLIO INAUDITO, a San Pietro.
Non che Lorenzo Corsini si considerasse inferiore o fosse meno presuntuoso di Camillo Borghese: erano solo mutati i tempi. Tant’è che, all’interno della Basilica, fece costruire per sé e per la sua famiglia una cappella mausoleo che poteva competere con quella di Paolo V in Santa Maria Maggiore. Anzi, riprendendo una tradizione del XII secolo, per la sua tomba utilizzò addirittura il SARCOFAGO DI PORFIDO del PANTHEON in cui, secondo alcuni, erano state riposte le ceneri di Marco Agrippa, genero dell’imperatore Augusto e finanziatore di quel tempio.
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La cappella Corsini è ricca di marmi preziosi, di stucchi, di statue e bassorilievi. Preziosissima la cancellata, e la pala d’altare è la versione musiva di un celebre quadro di Guido Reni. Insomma, come osservò Stendhal nelle sue Passeggiate Romane, NON LE MANCA NULLA SE NON IL GENIO DEGLI ARTISTI.