17/4/24 “La valigia di Francesca” al Mercato Centrale

17 aprile 2024 ore 19:30

MERCATO CENTRALE – SPAZIO FARE

La valigia di Francesca

 

Tornano gli appuntamenti con La Valigia di Francesca in collaborazione con Francesca Filippone concorrente di masterchef 12. La valigia di Francesca questo mese fa un viaggio in Giappone.
Il prossimo appuntamento è dedicato alla cucina Giapponese, ospite della serata è con Mime Katawina di Masterchef 11.

MENU DELLA SERATA:
– Involtini di gamberi pak choi
– Involtini Primaveraa
– Tartare Okura
– Dolce giapponese a sorpresa

L’evento avrà un costo di 35€ , sarà possibile acquistare il biglietto direttamente su Zerofila
oppure scrivere per info e prenotazione a info.roma@mercatocentrale.it

Dal 12 al 18/4/24 “Valèrie Honnart – Stiamo ballando su un vulcano” Mostra personale al Medina Ast Gallery

Dal 12 al 18 aprile 2024

MEDINA ART GALLERY – VIA A. POLIZIANO, 4-6

Mostra personale di

Valèrie Honnart

Stiamo ballando su un vulcano

Danzare sul vulcano

Stiamo ballando su un vulcano… Da quando esistono i primi esseri umani, essi sono sempre stati alla ricerca delle bocche di fuoco che le vesciche dei vulcani creano sulla pelle della terra. Quando, durante le loro migrazioni, si imbattono in una di queste bocche del diavolo, fumanti o ruttanti, lo raggiungono con i loro rami di legno. Fascino, ma anche pericolo. A volte riportano la fiamma, a volte ne vengono inghiottiti. Il fuoco, questo primo essere, mobile, sfuggente, pericoloso e prezioso. Per migliaia di anni, i nostri antenati hanno cercato di domare il tremante e violento “Fiore Rosso” conservando le sue braci in vasi di terra.

Danzano sul vulcano per celebrare i suoi benefici: allontanare le bestie feroci, combattere il freddo, addolcire la carne cruda, i tuberi e i semi. Ma sa come protestare quando gli uomini abusano delle danze spensierate. La terra si ricopre allora di pustole gonfie che sputano fuoco devastante. E il fuoco che prima guariva diventa la bocca di un drago che sputa il male.

Neanderthal e Sapiens

Sui Campi Flegrei, a pochi chilometri da Napoli, 400.000 anni fa l’uomo di Neanderthal ballava molto perché la terra rimaneva accessibile, come lo è ora, in mezzo alle sue fumarole. Poi, 39.000 anni fa, un’enorme bolla eruttò qui, formando una caldera che sputò polvere di cenere così lontano che il sole si spense e il cielo azzurro divenne uniformemente grigio. L’Europa orientale e l’Asia sud-occidentale furono investite da un inverno vulcanico. Morirono piante e animali. Gli uomini di Neanderthal non potevano più mangiare né respirare. Scomparvero dalla terra come i dinosauri prima di loro. Il vulcano si vendicò delle loro affermazioni. In seguito, avrebbe fatto lo stesso nella vicina Pompei o sull’isola di Santorini in Grecia. O a Stromboli… Neanderthal, incosciente, aveva ballato troppo.

Poi, dalle profondità dell’Africa, arrivò Sapiens. Attraversò le terre e rispettò i vulcani, ma non danzò più sulla loro pelle, preferendo invece i lampi delle tempeste che gettano fuoco sui corpi degli alberi. Raccoglie i rami che bruciano finché non sa come conservare le braci come il “Fiore Rosso” dei suoi anziani…

Con il passare dei millenni, il Sapiens non si limitò più a raccogliere il fuoco, come il Neanderthal, ma imparò a produrlo: percussione della selce sulla pirite, lungo sfregamento di bastoncini di legno… Si dimenticò il Dio che glielo aveva portato. Mangiava grazie al fuoco, lavorava la pietra e poi il metallo con il fuoco, si difendeva con il fuoco, ma uccideva anche, conquistava e violava con la forza del fuoco.

Valérie Honnart, Danzare sul vulcano

Il caos e il vulcano ci ricordava l’uomo. Ha eruttato da tutte le sue vesciche terrene, ha vomitato i suoi torrenti di fuoco. E l’uomo si trovò gettato nel caos creato dai torrenti incandescenti. Fuggì dalla sua bocca e si gettò ai suoi piedi, diventando suo prigioniero, nell’oscurità dei rampicanti e dei tronchi d’albero carbonizzati. E così fù per il ballerino nero ai piedi del vulcano. Il caos ha precipitato la caduta degli esseri umani. Nel quadro di Valérie Honnart, ad esempio, il corpo di una ballerina capovolta viene risucchiato nel vuoto dell’aria, sospeso, levitante e fatalmente distrutto. La pittura aerea di Valérie contrasta con i suoi disegni festosi.

Dopo averci invitato a danzare sul vulcano, ci trascina nelle frane, dall’eruzione sui pendii vertiginosi alle profondità abissali. Il passaggio dal disegno alla pittura. Il potere del colore del pigmento per immaginare e condividere il rosso del fuoco interiore. E Valérie stigmatizza la rivolta del vulcano: “la caduta” è l’opera cardine che ci porta dalla danza armoniosa alla rottura dell’equilibrio, segnalando la nascita del caos. Il vulcano scuote bruscamente le spalle e la danzatrice cade. Di fronte a una massa di materia in movimento, nulla può fermare il suo ruzzolare tra cielo, terra e acqua. Una pittura senza peso. Un passaggio obbligato verso il rombo del fuoco e a causa di esso.

La fiamma e la cenere

Dopo la caduta, il fascino della bocca del fuoco ritorna sempre più spesso. La fotografia è impotente e la pittura è l’unico modo per avvicinarsi all’interno della terra, al suo fuoco interiore e centrale. Colori rossi e neri: fiamma e cenere. Una lunga e lenta combustione. Un’opera che richiama il fuoco al centro della creazione. Un appello a Prometeo, dio degli artisti, della terra bruciata degli scultori, ladro del fuoco riservato agli Dei per donarlo agli uomini. Prometeo punito a sua volta da Giove. La prova della libertà. Soffrite come lui. Ma non abbiate paura di giocare con il fuoco.

Dipingere il cuore stesso del fuoco, viaggiare al centro della terra, dove fuoco e acqua si mescolano: il vapore. Grotte di fuoco, cavità dove fuoco e acqua si mescolano: motore. E così andare avanti. Avanzare contro il caos. Il mistero del nero delle origini. In principio non c’era nulla, quindi nero! Nero, quindi luce in rilievo, come dipinto da Pierre Soulages. Con la luce del fuoco. In principio era il fuoco! Come dice Empedocle, non c’è creazione dal nulla né distruzione assoluta. Tutte le nascite e le morti sono semplicemente la combinazione o la disunione di elementi primordiali. Da qui i quattro elementi, da qui il ritorno al fuoco.

Testo per Mostra personale di Valérie Honnart “Stiamo ballando su un vulcano. Per quanto tempo ancora?”

Dal 12 al 18/4/24 “Gennaro Monfregola, la mostra personale” al Medina Art Gallery

Dal 12 al 18 aprile 2024

MEDINA ART GALLERY –  VIA MERULANA, 220

Gennaro Monfregola, la mostra personale

Chi era Gennaro Monfregola?

Nato a Napoli nel 1924 da una famiglia di industriali, Gennaro Monfregola si arruolò giovanissimo nella Marina Militare. Il destino volle che durante una spedizione in mare si trovasse coinvolto, suo malgrado, nelle battaglie della Seconda guerra mondiale.  Infatti, il giorno dopo l’armistizio dell’esercito italiano, il 9 settembre 1943, Monfregola fu fatto prigioniero dai tedeschi durante una battaglia sulle coste di Durazzo, in Albania, e venne deportato a Kongsberg nella Prussia orientale dove fu schedato con la matricola numero 22902. In seguito, venne deportato nel lager di Buchenwald dove soffrì il freddo, la fame, le torture e i lavori forzati.  Riuscì ad uscire vivo dal campo di concentramento di Buchenwald nel 1945, riportando però dei traumi indelebili. Ferite dell’anima che saranno evidenti nella pittura caratterizzata da tristezza e solitudine. Nel corso della sua vita fu decorato con il distintivo d’onore per i patrioti “Volontari della Libertà” e con la Croce al merito di guerra nel 2009.  Dopo la guerra, tornò inizialmente nella sua terra natia, Napoli, ma poi scelse di trasferirsi a Roma dove venne assunto come operaio ACEA.  Da questo momento in poi incominciò a dedicarsi con maggiore continuità alla sua grande passione, la pittura.

La “natura morta” di Gennaro Monfregola…

Gran parte delle sue prime opere rappresentano fiori, animali, oggetti di vita quotidiana. Dipinge con grande attenzione per il vero, il suo stile richiama quel genere pittorico definito dalla critica d’arte “natura morta”, mezzo popolare per esprimere tematiche politiche ed emotive ma anche tematiche religiose, morali e sociali. I suoi quadri si distinguono per i colori vivaci, dettagli minuziosi e qualità pittoriche accurate, le composizioni sono organizzate secondo schemi geometrici ben definiti che riflettono l’ordine della natura. Gennaro Monfregola è molto efficace nel trasmettere allo spettatore quei sentimenti di tristezza e disperazione che lo hanno accompagnato lungo il corso della sua vita, ma allo stesso tempo vuole esprimere la bellezza della natura. E’ questo un modo per catturare momenti unici e immortalarli. Per sempre. Si cimentò anche nella realizzazione di alcuni nudi che vedevano come protagonista la moglie Anita.

La  produzione artistica più matura

La parte più significativa della sua produzione iniziò nel 1989, anno in cui andò in pensione. Un anno dopo lasciò definitivamente Roma e si trasferì in provincia di Avellino. E da questo momento inizia una produzione artistica volta a raccontare le tappe più significative della sua vita che si concluderà nel 2015. Questi dipinti parlano di lui, della sua prigionia e del dolore che hanno provato quei pochi fortunati che sono riusciti a tornare a casa dopo la guerra. In particolare, uno dei temi più ricorrenti nelle sue ultime opere riguarda Dio, l’unico che gli ha sempre dato la forza per andare avanti. Dipinse, oltre al suo volto apparso in sogno, diverse figure sacre come quella di Padre Pio. Gennaro Monfregola era e rimarrà un artista straordinario, capace di appagare lo spettatore con la bellezza delle sue opere, che si realizzano essenzialmente nell’autenticità di un sentimento che si manifesta intimamente.

Martina Luffarelli 

Dal 16 al 21/4/24 “Vlad Dracula il musical” al Teatro Brancaccio

Dal 16 al 21 aprile 2024

TEATRO BRANCACCIO

Vlad Dracula il musical

scritto da Ario Avecone e Manuela Scotto Pagliara
canzoni di Ario Avecone, Simone Martino e Manuela Scotto Pagliara
colonna sonora di Ario Avecone
con Antonio Melissa | Valentina Naselli | Paolo Gatti | Jacopo Siccardi | Dario Guidi

produzione Workinmusical

Regia di ARIO AVECONE

Novità! “Lo sguardo irregolare – Atelier di Artiste” Galleria d’arte a via Giolitti, 349

Dall’11 aprile al 28 giugno

LO SGUARDO IRREGOLARE – ATELIER DI ARTISTE

via Giolitti, 349  ROMA

Alle 17:00 dell’11 aprile alla Galleria d’Arte di via G. Giolitti, 349, s’inaugura: Lo Sguardo Irregolare, 5 artiste in atelier. La condizione della donna indagata in tutte le sue sfaccettature, attraverso lo sguardo di 5 artiste, per 5 appuntamenti

Il programma